Gli Zerodiva nascono dall’incontro di tre musicisti già molto attivi nella scena rock romana: Aleks Ferrara (voce, basso, tastiere,loops) noto ai più per aver fatto parte delle liveband di Vitalij Kuprij, Kee Marcello e Pavic, Valerio Bulzoni (chitarra, tastiere) e Mark Madhoney (batteria, live sampling). Il loro cd di debutto è “Creatività e Schizofrenia”, titolo che di per sé prepara già ad un qualcosa di difficile catalogazione e in effetti è un disco che spiazza.
Ad aprire le danze è “Speculazioni”: un brano alle melodie “alternative”, progressioni strumentali, tempi dispari, dove ogni singolo strumento e voce sono egregiamente incastrati.
“Beata Solitudo”, la seconda traccia, già ci indirizza altrove, trasuda rock vintage sin dalle prime note di chitarra, interessanti gli arrangiamenti e un ritornello accattivante, il tutto arricchito da un cantato caldo e dal testo a volte ironico.
È la volta di “Chiuso in casa” e nuovamente si è spiazzati, batteria urgente e ostinata, atmosfere dark, basso distorto al posto della chitarra, cambi di tonalità, voce pulita e testo introspettivo.
“Follogica” ci catapulta nel mainstream (decisamente più nelle mie corde), radiofonica, melodica al punto giusto e con un inciso che si imprime subito nella mente; è proprio “Follogica” che con le sue valutazioni sociali descritte da Ferrara sembra che voglia aprire una fase del disco diversa da quella introspettiva delle prime tre tracce.
A conferma di ciò arriva “Loggia Nera”, che ho dovuto riascoltare diverse volte per cercare di darle una qualche catalogazione, ma senza successo; descrive incubi ricorrenti: nel testo si trovano molte citazioni accompagnate da parti strumentali singolari che a tratti ricordano alcuni gruppi metal anni ’90.
A smorzare i toni e ancora una volta a cambiare direzione ci pensa “Se t’amerò”, ballad dall’atmosfera rarefatta dove la voce di Ferrara dà prova di personalità ed originalità. Il tempo di sentire l’allontanarsi lento delle ultime note di “Se t’amerò” ed ecco che arriva il riff malato di “Mai dire mai”, un pezzo veloce, energico, a tratti post-punk dove il cantato dai colori saturi sembra provenire dalle viscere per descrivere “incastri del caso” (citando il testo del brano) e situazioni di vita inaspettate.
C’è spazio anche per due cover: “Paint it, black” dei Rolling Stones, e “Tutto nero”, trasposizione italiana cantata nel ’68 dalla Caselli.
Seguono la titletrack “Creatività e Schizofrenia”, di cui è stato realizzato un video clip e “Underground”, molto minimal che col suo odore rock’n’roll ha il compito di chiudere il disco e soprattutto di chiudere un percorso veramente underground, appunto, sia per stile, per attitudine e scelte artistiche.
Un esordio discografico ben riuscito che mescola una moltitudine di influenze,dal rock anni ’70 al metal, blues, post-rock, grunge, hard, elettronica. Il tutto cantato in italiano con testi molto ricercati, forse addirittura troppo a mio avviso.
Un disco estremamente vario dunque, curato nei dettagli a partire dal sound, che attinge sicuramente dal passato ma che rimane intriso di modernità; un lavoro di estro ed estrema versatilità di Ferrara in veste di master mind del progetto. Ottima la produzione attenta fino alla stessa copertina e confezione del digipack.
Umberto Sartini