– di Giacomo Daneluzzo –
YTAM è il nome del progetto artistico del cantautore Matteo Marini, classe 1997. I suoi riferimenti sono il cinema d’essai, la musica delle audiocassetta e il pop internazionale, elementi che creano uno stile originale e nostalgico, che accompagna una scrittura che riprende personaggi chiave della cultura pop per raccontare le proprie esperienze personali.
Dopo aver pubblicato i singoli “GBYE”, “VAMPIRO” e “JAMES DEAN” esce “DRAMA COMPILATION”, il suo album d’esordio, prodotto da Giorgio Pesenti, in arte okgiorgio, producer noto anche per essere membro degli ISIDE. Il disco è uscito per la neonata etichetta Nigiri, creata da Riccardo Zanotti (frontman dei Pinguini Tattici Nucleari), Gianrico Cuppari e Nina Selvini, con distribuzione Columbia Records.
Gli ho fatto qualche domanda alla presentazione della nuova etichetta, occasione in cui si è esibito nel suo primo live ufficiale, prima di partire per un tour di opening ai Pinguini Tattici Nucleari.
È uscito il tuo disco d’esordio, “DRAMA COMPILATION”: come stai, come ti senti?
Bene! Un po’ caldo ma bene, grazie. Sono contento. È stata una specie di liberazione, dopo due anni di lavoro, tra COVID, cambi di programma…
I primi singoli sono uscite quest’anno: che processo c’è stato, che cos’è successo in questi anni?
Il lavoro è partito dalle fondamenta. Mi presentavo da okgiorgio, il mio produttore [Giorgio Pesenti, nda], e cercavamo di dare un tocco di qualità in più ai pezzi. Abbiamo lavorato a davvero tanti pezzi, finché la situazione non è cambiata, con Columbia. Da lì abbiamo dovuto prendere in mano i pezzi sul serio e rimodellarli per l’ultimo step. È stato faticoso, ma sono molto contento.
Il tuo modo di fare musica è piuttosto originale, è abbastanza difficile definire il tuo progetto: abbiamo cose molto “vecchio stile” e cose più tipiche di questo tempo. Quali sono i tuoi riferimenti? Qual è il tuo approccio?
Credo che ciò che dici sia il risultato del fatto che non ho un vero e proprio punto di riferimento, ma veramente tanti spunti, tantissimi artisti diversi, internazionali e italiani, che mi hanno influenzato. Capita che un giorno stia ascoltando Battisti e mi parta subito dopo un pezzo The Weeknd. Mondi completamente distanti, da cui però alla fine distillo il mio stile.
C’è un pensiero dietro alla scelta di scrivere in maiuscolo tutto, dal tuo nome d’arte ai nomi delle canzoni e dell’album?
Non proprio, è stato un po’ così. YTAM era maiuscolo, fin dall’inizio. Il primo singolo, “GBYE”, anche. Il secondo, “VAMPIRO”, anche. Quindi mi sono detto: «Okay, allora urliamolo», perché quando ricevo un messaggio in maiuscolo mi suona come se lo stessero urlando. Quindi [urla, nda]… «“JAMES DEAN”! “GBYE”!».
Invece la tua compagna di etichetta in Nigiri chiamamifaro ha adottato la strategia opposta, tutto minuscolo: quest’uso del maiuscolo/minuscolo riflette un approccio diverso dal tuo?
Sì, secondo me sì. Sono due mondi diversi. Anche secondo me è così, anche se in modo inconscio.
Tu sai perché si chiama “chiamamifaro”, tra l’altro?
No, non lo so!
Prima di pubblicare i primi singoli facevi un altro lavoro: quale?
Ero un tecnico informatico. Ho fatto un ITIS.
Com’è stato, a livello di esperienza, questo percorso nel mondo lavorativo?
Ho dovuto capire quanto sia importante avere le spalle larghe in ciò che si fa. Buttarsi ci sta, va benissimo, ma bisogna comunque lavorare prima, mettere da parte dei soldi e farsi un piano. È una cosa che prima non avevo in testa e che ho imparato in questo tempo. Mi ha aiutato essere schematico nelle cose, fare un po’ di progetti.
Qual è il fil rouge di “DRAMA COMPILATION”?
Allora, di sicuro il filo rosso non è il genere: ogni pezzo ha un suo microcosmo; appunto, è una compilation, come dice il titolo. È piuttosto il dramma, presente in ogni pezzo. Non c’è una vera e propria direzione, ma le mie emozioni sono il filo rosso del disco, che è caratterizzato dall’avere un mondo emotivo comune. È anche una presentazione di quello che siamo riusciti a fare. È stato un percorso particolare.