È uscito venerdì 16 aprile 2021 per l’etichetta Auand Beats Odd Dance Music, il nuovo album di Ylyne, la creatura elettronica dell’estroso musicista Frank Martino. Odd Dance Music non è solo il titolo, ma un gioco di parole che mischia ironicamente “EDM” e “odd meters”, uno stile musicale qui sintetizzato con la partecipazione di Luca Scaggiante in due brani, uno dei quali è l’atipica cover già edita di “Welcome Home (Sanitarium)”dei Metallica, I Love Degrado, Sarah Stride e Devon Miles. Ecco cosa ci ha raccontato.
Come nasce la tua collaborazione con Luca Scaggiante?
Ho iniziato a scrivere musica insieme a Luca nel 2013, ma la nostra collaborazione rimase in sospeso per tanto tempo, principalmente per la difficoltà nel trovarci a lavorare, vivendo lui a Londra. L’estate scorsa siamo riusciti ad incontrarci e, parlando del mio disco, abbiamo pensato di rimaneggiare alcuni brani prodotti insieme in passato. Siamo entrambi nostalgici della nostra adolescenza da metallari, da qui l’idea di rielaborare un brano iconico come “Welcome Home (Sanitarium)” dei Metallica. Insieme a questo ho prodotto “Days Go By”, un pezzo molto melodico dal sapore dark scritto da Luca.
Oltre a possedere una voce molto profonda e personale, Luca è un chitarrista e performer fenomenale: quando (e se) si riprenderà a suonare vi consiglio di andare a sentirlo dal vivo!
Ci parli dei feat contenuti in questo disco?
Devo dire, senza retorica alcuna, di avere la fortuna di essere letteralmente circondato da musicisti fortissimi, dunque, oltre ad essere un amante della collaborazione in musica, è sempre un piacere poter avere ospite qualcuno di loro nelle mie produzioni. A differenza del disco precedente, in cui ho coinvolto principalmente strumentisti, questa volta ho virato alla grande sui cantanti, fatta eccezione per I Love Degrado.
Insieme a Luca, di cui ho già parlato. l’altra voce maschile è di Devon Miles, nel brano “Mind Games”. Devon è il rapper 3.0, forse 10.0! Ha un flow incredibile, ma è perfettamente a suo agio anche nelle parti cantate e melodiche: il beat che gli ho proposto è molto complicato rispetto agli standard hip hop, realizzato con strumenti analogici che si incastrano in modo totalmente inusuale. La naturalezza con cui è riuscito a renderlo “semplice” mi ha letteralmente spiazzato.
La voce femminile è di Sarah Stride, con cui collaboro da vari anni come chitarrista: mi hanno sempre colpito il suo modo di scrivere, la ricerca nella melodia e nella forma, per questo ho voluto che il brano (“Nove febbraio”) partisse da un’idea sua, attorno alla quale ho, poi, lavorato.
L’altra collaborazione è costituita dal duo bolognese I Love Degrado (Andrea Guerrini e Riccardo Frisari): durante il lockdown ho rielaborato totalmente un loro brano e, sentendolo perfetto per il concept ODM, gli ho chiesto di poterlo inserire all’interno del disco. Il titolo del pezzo è “Droga Droga Rework”, la cui versione originale è contenuta nel loro disco “Siamo dei cazzo di pionieri, ci abbiamo sempre creduto”.
Ora, tralasciando i commenti per i titoli geniali, vi invito ad ascoltarli, soprattutto se siete amanti del synth-rock, lo-fi, indie-qualcosa-strumentale. Io ci sento pure una vena dark malinconica che mi ha conquistato al primo ascolto.
Da dove arriva l’esigenza di creare un progetto parallelo al tuo?
Dal bisogno di dividere pienamente gli ambiti musicali in cui mi esprimo, spingendo maggiormente verso il linguaggio di derivazione jazzistica e improvvisativa il mio quartetto (Disorgan) e verso l’elettronica per certi versi più “sintetica” il progetto Ylyne. In questo modo posso anche rivolgermi a pubblici totalmente diversi, anche se ogni tanto è bello scoprire persone che spaziano in entrambi gli ambiti.
Come sarebbe andata se in questo momento non ci fosse stato il COVID?
In generale non saprei, per quanto mi riguarda posso dirti che il 2020 era un periodo in cui avevo tantissimi impegni fissati e svariati progetti che probabilmente sarebbero andati in porto. Ma è inutile stare a pensarci.
Ma ha mai avuto senso pubblicare musica se non si può suonare?
Eh, bella domanda: molti miei colleghi la pensano così e non posso dire che abbiano torto. Dipende molto dalla quantità di materiale che si produce e dalla motivazione. Inoltre, se il disco è un oggetto realizzato con il fine di portare in giro un gruppo, pubblicarlo non ha senso. Nel mio caso, producendo tanto materiale, preferisco comunque pubblicare, piuttosto che rimanere fermo per tanto tempo: attraverso la pubblicazione si riesce a definire un punto fermo, immortalando un periodo ben definito della propria “vita artistica”, dal quale ci si possa quindi anche allontanare.
Come nasce la tua collaborazione con Auand Beats?
Auand è l’etichetta di Marco Valente, una delle realtà più interessanti del nuovo jazz italiano, che seguo da quando ero alle primissime armi e della quale ho l’onore di fare parte da un po’ di tempo. Qualche anno fa Marco, produttore molto aperto al crossover tra i generi, mi disse di voler realizzare una sezione esclusivamente dedicata alla musica elettronica, proponendomi la pubblicazione del precedente disco, 26. Questa sezione prese il nome di Auand Beats.
Hai già in programma qualcosa di nuovo?
Con Ylyne, dal punto di vista compositivo, mi prenderò una pausa necessaria, ma sto lavorando ad una nuova uscita col mio gruppo Disorgan e ad altre cose che vorrei dire, ma non posso. Non per tirarmela, ma per scaramanzia! Dopo il 2020 mi sembra il minimo.