– di Sara Fabrizi –
Dove può portarti l’amore per la musica, il bisogno, l’ostinazione di farne sempre, di continuare a farne sebbene suoni da quando sei un ragazzino? In una mini intervista concessami in videochiamata da Ettore Pistolesi (ex Flying Vaginas) è emerso tutto quell’insieme di desideri e prepotenti necessità che ti conducono a voler realizzare un tuo progetto solista, dopo anni di ascolti e anche di militanza in band che ti hanno accompagnato, e formato, e fatto crescere musicalmente ed umanamente.
La voglia di “mettersi in proprio”, facendo tesoro e raccogliendo tutte le esperienze pregresse, unendole, centrifugandole, ricombinandole e anche in un certo senso distruggendole fino ad ottenere qualcosa di veramente proprio, una propria emanazione. Un racconto di se stessi in relazione ad uno degli amori più grandi di sempre, la Musica. Questo è un po’ tutto il mood che permea Anytime il debut album di Wellworn Banana (alias Ettore Pistolesi). La passione per gli Yo La Tengo, l’avvalersi della sua support band di fiducia fatta da amici, oltre che da musicisti, Andrea Sperduti alla batteria (Blonder), Strueia al basso(Strueia), la produzione totalmente affidata all’amico Filippo Strang del VDSS Recording Studio.
È come se in una sorta di “Bringing it all back home” dylaniano Ettore prendesse tutte le cose e le persone a lui care e familiari e le portasse con lui in questo nuovo percorso. Quindi nascono nuovi pezzi, 9 per l’esattezza, dove Ettore ha buttato dentro amore per l’indie rock (Sonic Youth, My Bloody Valentine, oltre che Yo La Tengo) e tutto se stesso. Si parte dal delicato e soave brano di apertura, P, pervaso da quelle atmosfere lente, un po’ fumose che ricordano Sparklehorse. E si finisce con Yo La Song, un titolo emblematico della devozione per la band della vita. Titolo che doveva essere provvisorio nelle intenzioni iniziali, ma che poi è restato come per non voler mettere nessun velo sulla propria essenza, per non voler mentire sul proprio cuore.
Perché scrivere canzoni è anche liberarsi, e togliere ogni censura e pudore. È mostrarsi, candidamente mostrarsi. Tra brani molto personali, Grandmother, Rui Costa, e sempre sostenuto dal sound sincero e roots tipico 90s, questo disco procede dritto al cuore di chi ascolta e che mettendosi nei panni di Ettore non può che capirne tutta la foga, la voglia gioiosa di comunicarci se stesso con estrema schiettezza. Energia e passione sono ciò che ci regala questo album. Mentre ci perdiamo in quei giri di chitarra, che ci ricollegano a tutta la nostra memoria musicale degli anni 90, assistiamo ad un corale nuovo inizio con le radici ben salde nel passato.