– di Giacomo Daneluzzo –
Marianna Pluda, in arte Voodoo Kid, ha pubblicato per Carosello Records il suo album d’esordio amor, requiem, un piccolo gioiello del nuovo cantautorato italiano. amor, requiem: nel titolo è già insito il fulcro del messaggio del disco, ovvero la presa di coscienza e l’accettazione della fine; una fine intesa come concetto più ampio rispetto alla “fine della vita”, la morte, ma che si declina nella concretezza della vita di tutti noi, nei rapporti umani e, nello specifico, nelle relazioni (sentimentali, s’intende). Infatti, come suggerisce il titolo, amor, requiem parla d’amore, sì, ma lo fa con uno sguardo decisamente atipico, la cui originalità sta nell’affrontarne le molteplici sfaccettature, con una ripresa a più angolature del suo progressivo disfacimento, della sua conclusione tanto dolorosa quanto naturale, vista per l’appunto come ciò che più d’ogni altra cosa è capace di conferire un valore più alto ai sentimenti provati, nello stesso modo in cui, forse, è proprio la morte, la fine della vita, a dare un significato di qualche tipo all’esistenza.
non è per te, banger ritmato e dal sound più “pop” rispetto ad altre tracce, scelto saggiamente come singolo di lancio, riassume ottimamente il mood dell’intero disco e si pone, liricamente, come manifesto della Generazione Z e del suo sguardo nei confronti dell’amore e dell’esistenza: una generazione a tratti disillusa, ma che si rivela anche estremamente sensibile, capace di emozioni profonde; una generazione costantemente in bilico, che vive in una continua ricerca da una parte di stabilità ed equilibrio, dall’altra del contrario, di qualcosa che vada oltre il quotidiano, che sia in grado di rompere la routine. I testi delle varie tracce offrono spunti molto interessanti sulle ombre di una relazione complessa e sfaccettata, in cui l’io narrante eviscera lucidamente ogni situazione, ogni “frame” della storia narrata, per arrivare alla traccia finale, requiem, in cui l’accettazione profonda della fine è ultimata e, finalmente, è possibile guardarsi indietro senza rimpianti, senza rimorsi, e ripartire per la propria strada. Si tratta di un processo lungo, che può essere anche doloroso, faticoso, ma il messaggio, molto chiaro, è che per andare avanti con la propria vita è necessario “fare pace” con il passato, con tutti i demoni e le emozioni negative legate a una relazione importante; e si tratta di qualcosa che va oltre le relazioni, che allarga il campo all’introspezione umana e all’approcciarsi all’esistenza stessa.
Quello che emerge da amor, requiem è uno sguardo, nel complesso, estremamente lucido sull’amore, ma pienamente cosciente di quanto i sentimenti siano in grado di farci perdere proprio la nostra lucidità e la nostra consapevolezza: non è un caso che la copertina di amor, requiem rappresenti la cecità in cui l’amore per antonomasia è capace di indurre l’animo umano. L’amore, più d’ogni altro sentimento, è da sempre associato alla perdita di razionalità, di controllo sulla propria vita e sulle proprie azioni; amor, requiem indaga questa perdita di razionalità e di controllo e ne ripercorre le fasi e le modalità in modo tanto efficace quanto brillante. Non è una visione né prettamente negativa né prettamente positiva, non è proprio giudicante; ripercorre i punti focali dello sgretolamento progressivo di una relazione, che da specifica relazione diventa un prototipo universale a cui fare riferimento, di cui chiunque, potenzialmente, può avere esperienza.
Voodoo Kid traccia un ritratto di tutto questo con una precisione e con un’umanità disarmanti: l’uso di un linguaggio ricercato ma diretto, di immagini e riflessioni, fa sì che l’intero disco oscilli tra quella che è la singolarità dell’esperienza raccontata, della situazione descritta e dei sentimenti espressi, e l’universalità di concetti ampiamente riconoscibili, che possono risuonare in chiunque: ascoltare amor, requiem è stato come mettermi di fronte a pensieri, riflessioni e sentimenti di cui già ho avuto esperienza, nella mia vita, forse anche perché faccio parte di quella Generazione Z di cui Voodoo Kid si fa, a buon diritto, portavoce; è molto facile riconoscersi nei testi del disco.
Ma i pregi di amor, requiem non si fermano senz’altro ai testi, per quanto l’impressione possa essere che il cuore dell’album risieda proprio lì; infatti la parte musicale risulta essere estremamente raffinata e curata, anche grazie a una produzione d’eccezione che vede sui beat firme importanti come quelle dei fratelli Renzo Stone (Mike Lennon) e Busojamz (G.bit, Ghali…), Emanuele Triglia (Ainé, Anna Carol, Davide Shorty, Ariete…), Dario Bass (LNDFK, Ntò…), 2nd Roof (Gué Pequeno, Marracash, Jake La Furia, Emis Killa…) e Mamakass (Coma_Cose, Fred De Palma, Galeffi). Le produzioni oscillano tra diversi generi e c’è una certa eterogeneità, ma senza mai perdere una coerenza con quelle sonorità che caratterizzano il progetto di Voodoo Kid fin dagli esordi: si tratta di un pop ibrido, tra digitale e analogico, influenzato dall’R&B e da sonorità d’oltreoceano, a cui attribuire una definizione risulterebbe molto limitante; insomma, il sound di Voodoo Kid, e nello specifico di questo disco, qualcosa che si fa molta fatica a trovare nel panorama nostrano.
amor, requiem è l’esordio solista di Vooodo Kid, dopo l’esperienza nel duo Red Lines; si tratta senz’altro di un esordio di grande impatto, di grande capacità espressiva. Nonostante l’artista, classe 1995, sia solo all’inizio del suo percorso nella discografia, questo disco fa emergere una notevole maturità artistica sotto ogni aspetto, compositivo, lirico e interpretativo, così da rendere Voodoo Kid uno dei nomi più interessanti della “nuova scena” cantautorale italiana, una degna portavoce di una generazione di cui incarna perfettamente l’essenza e di cui è in grado di raccontare le emozioni, i demoni e l’approccio all’esistenza e ai sentimenti.