“Si guarda ma non si tocca”. Quante volte, nella meglio pubertà, abbiamo dovuto riportare in sicurezza la nostra mano prima che l’adulto di turno la colpisse con una fastidiossima non violenza? Tante. Troppe. Ma anche rimpiante, oggi. Adesso, se le mani le avessimo allungate verso la “merendina filosofale” o sulle figurine Panini del fratellone dal calcione facile, vabbè, alle lunghe una ragione ce la saremmo anche fatta. Contemplare la merendina delle merendine o ammirare Rummenigge, in versione adesiva, poteva avere un senso. Ma “non toccare i dischi, guardali e basta” era troppo. Troppo affascinante.
Guardare un disco? Cioè, la musica si poteva toccare e anche guardare. Ma tu potevi solo guardarla. Quale era il rischio associato alle conseguenze del tuo tocco? “La rovini (la musica), e poi non si sente più”. Guardare, toccare, ascoltare. La musica si poteva anche ascoltare. Ma per ascoltarla era necessario compiere una serie di gesti, in sequenza, che anche se al catechismo non c’eri mai stato, tu ai miracoli ci avresti creduto per sempre. Azioni che tu potevi solo osservare. Guardare il disco, sceglierlo, toccarlo, estrarlo con cura dalla sua “culla”, poggiarlo sul piatto del giradischi e attendere qualche istante il suo risveglio. Eccolo, il miracolo. Ma tu lo avevi solo visto e ascoltato. Non lo avevi toccato. Era vietato.
Un giorno ti avrebbero consegnato le chiavi di casa, ti avrebbero comprato il motorino, lei ti avrebbe finalmente “lasciato entrare”. Momenti in cui ti saresti sentito un Dio. Ma tu i miracoli li avevi già fatti. Molto tempo prima. Più e più volte. Il sabato mattina, quando i tuoi uscivano per fare la spesa. E tu eri abbastanza grande per restare a casa da solo, perché ormai avevi smesso di usare lo scopino del water per uccidere gli invasori alieni. Salutare mamma e papà, distrattamente, mentre fingevi di essere assorto davanti allo schermo del tuo Amiga 500. “Fai il bravo, mi raccomando e apri solo se è il postino” (no, non avevi il videocitofono, ma era prassi affacciarsi al balcone. Se c’era la bicicletta azzurra poggiata col pedale sul marciapiede, allora potevi aprire). Erano usciti.
La casa era tua e il cane non avrebbe mai fatto la spia, neanche sotto tortura. Un morso alla merendina filosofale, una mischiata alle figurine del “big brother” e via, di corsa verso il tempio. Il soggiorno. Ogni sabato, uno, dieci, cento miracoli. Guardavi, sceglievi, toccavi, ascoltavi. Annusavi anche. Subito dopo averlo levato dal piatto. L’odore del vinile caldo ti inebriava quasi quanto quello della benzina. Vietato toccare, si. Ma per i comuni mortali. Tu ormai eri un Dio. E per te la regola non contava più.
La vita ti aveva messo sul “piatto”, ormai. E ti toccava girare. Il vietato toccare (la musica) sarebbe diventato, di lì a poco, “vietato toccarti”. Ma questa è un’altra storia. Un’altra sfida che avresti vinto. Alla grande.
Ivano Salomone
ExitWell Magazine n° 0 (gennaio/febbraio 2013)