I Vertical nascono alla fine degli anni novanta a Vicenza. Il nucleo di base è costituito da Alessandro Lupatin (batteria e voce), Filippo Rinaldi (basso), Nicola Tamiozzo (chitarra) e Paolo Bortolaso (tastiere), mentre attorno ruotano una serie di musicisti che li affiancano nei live o per le registrazioni in studio. Ognuno dei componenti, a detto loro, viene da un genere diverso e molte delle canzoni che compongono sono nate jammando. Il risultato è una piacevolissima contaminazione di generi, esperienze ed emozioni.
“Black Palm”, il loro secondo LP, è infatti un disco vivace e colorato, che spazia dal funk all’acid jazz ed è animato da un groove irresistibile che vi impedirà di rimanere fermi durante l’ascolto.
Già dal primo ascolto emergono le grandi doti tecniche dei musicisti, che però non si mettono in mostra ricercando assoli virtuosi, tempi improbabili o passaggi sperimentali. Al contrario, Black Palm è un lavoro omogeneo e per nulla esuberante. Si tratta di un disco prevalentemente strumentale, in cui la voce compare in due sole tracce: nel pezzo d’apertura “Divo” e nell’acid jazz di “Whatcha gonna do”, con la voce di Kenneth Bailey, che accompagna la band dal vivo. Nel resto dei brani sono gli strumenti a fare da protagonisti: il basso detta i tempi di “Tispari” (caratterizzato da sonorità quasi psichedeliche, grazie agli archi riprodotti con una string machine) mentre l’hammond è in primo piano su “Parco Moscerini” (un rock-blues acido in stile Blues Magoos). Il momento di puro rock arriva con “Putiferio”, che in alcuni passaggi richiama fortemente i King Crimson. La vena jam viene invece fuori con “Root down”, un’improvvisazione di soli fiati su un tema di Jimmy Smith (dei Beastie Boys). A sorpresa, una ghost track (“‘900”) arriva dopo circa tre minuti dalla fine della (non più) conclusiva “Gris gris”. Come alla fine di un sogno, il dolce pianoforte ci risveglia e ci riporta alla realtà.
Ma se questo viaggio sonoro vi ha rapito ed emozionato, per ripeterlo non basta che schiacciare di nuovo play e ricominciare.
Buon ascolto!
Giulio Valli