_di Matteo Giacchè.
Uscito il 16 novembre, per la Asian Fake, “A che Punto è la Notte” è l’EP di esordio di Andrea Venerus, in arte Venerus: ragazzo di origine milanese, stabilitosi a Roma dopo un periodo di formazione londinese.
Immaginate una notte insonne, il barlume soffuso di una lampada, il fumo di una sigaretta che si staglia sul suo fascio di luce dal colore caldo: è questa l’atmosfera ideale per ascoltare i cinque brani proposti dal cantautore.
La quiete notturna sembra essere il leitmotiv di questo lavoro che, con le sue sonorità eteree ed evocative, trascina l’ascoltatore nel buio della notte, tra le strade deserte della dormiente capitale. Quei luoghi, insomma, dove rievocare i propri ricordi e dare sfogo ad un flusso di coscienza fatto di fantasie, frustrazioni e paure, fino al momento in cui ci si risveglia dal torpore e si guarda l’orologio, chiedendosi a che punto sia la notte.
Le sue sonorità lasciano trasparire la formazione inglese avvenuta tra Brixton e Notthing Hill. L’evidente consapevolezza strumentale che lo contraddistingue è l’elemento chiave in grado di trascinare l’ascoltatore verso le atmosfere più cupe della notte. Ed è proprio in quel momento, mentre tutti dormono, che Venerus trova l’ispirazione, magari camminando per le buie strade della capitale.
Queste cinque tracce sono un insieme variegato di elettronica, jazz e soul con un tocco di R&B alla Frank Ocean. Gli strumenti sono suonati quasi interamente da Andrea stesso, con l’aiuto di Mace in Sindrome, il brano più genuinamente club dell’EP, e di Frenetik&Orang3 in IoxTe e Senzasonno.
Quest’ultima è, forse, la traccia più evocativa dell’EP: in pochi istanti è in grado di trasportarci in una stazione di periferia desolata, a guardare il lento scorrere dei treni che si muovono al buio. Camminare, pensare e metabolizzare le proprie emozioni: questo sembra fare Venerus, che ci invita ad imitarlo, con le cuffie nelle orecchie. IoxTe, invece, si distingue per la prova vocale di Andrea che, per quanto strizzi l’occhio alle sonorità inglesi, con richiami a James Blake, non è ancora a quei livelli di cantato. In questo brano, però, la sua voce si fonde perfettamente con il sassofono e le atmosfere create dal synth, riuscendo ad evocare una serie di immagini da camera da letto, come quella di due amanti che si abbandonano al calore delle coperte invernali, avvinghiati l’uno all’altro, mentre il tempo fuori scorre inesorabilmente. Da annotare sul taccuino anche il riff di chitarra nella chiusura di Altrove, che confeziona accuratamente un EP decisamente convincente dal punto di vista strumentale.
Il lavoro si presenta come una solida base di partenza per Venerus che, sebbene proponga un modo di cantare che non aggiunge nulla di particolarmente fresco al panorama indie degli ultimi anni, si afferma per una notevole credibilità musicale che, con le sue atmosfere sognanti, fa ben sperare per il futuro, e semina curiosità su un’eventuale uscita futura in formato LP.