“Comete” è il disco di debutto del progetto Van Dyne. Dopo i precedenti singoli “Luna Park” e “Vorrei”, il capitolo definitivo per la band di Bologna che tra sonorità di respiro internazionale e, allo stesso, forti influenze derivanti dalla tradizione cantautorale, ci offrono la più malinconica delle estati. Siete pronti?
Noi non abbiamo saputo resistere, e abbiamo fatto loro qualche domanda.
Avete esordito da qualche mese e ora già un primo EP. Come mai questa scelta, in un periodo storico dove si tende a pubblicare solo singoli ad oltranza?
Quella di pubblicare due singoli e un EP, costituito da 5 brani in totale, ci sembrava la giusta via di mezzo.
Quali sono i progetti italiani a cui vi sentite più affini in questo periodo? Avete già in mente un feat.?
Non è mai facile distinguere tra i progetti che apprezziamo e quelli a cui ci si sente affini musicalmente. Probabilmente butterei nel calderone Colapesce, Iosonouncane, Lucio Battisti. Forse sempre per lo stesso motivo non mi vengono in mente idee per un feat!
Alcuni di voi stanno partecipando anche ad altri progetti musicali. Come riuscite a gestire la cosa?
Lillo fa parte di un’altra band bolognese, gli Overlogic, e continua a comporre colonne sonore per film. Carlo Marrone suona in svariati progetti della scena noise e underground di Bologna. Entrambi partecipano al collettivo Remote-min/exp, nato durante la pandemia per proporer un modo di collaborare in remoto tra musicisti. Nicola Benetti suona stabilmente in almeno altri due gruppi (The Blank Canvas e Super Trutux) con sonorità decisamente più dure. Gestiamo molto bene la cosa perchè riusciamo a dedicare tempo ed energie sufficienti ai Van Dyne.
Di cosa parla “L’ultima volta”?
L’ultima volta parla di un momento di rottura di una relazione
Suonerete dal vivo quest’estate? Come avete organizzato il live?
Per l’estate siamo arrivati tardi con la pubblicazione dell’EP e con la preparazione dei live. Ci stiamo organizzando per l’autunno che speriamo sia ricco!