“EXIT è un viaggio attraverso le esperienze artistiche che hanno caratterizzato la mia vita”. Detto da uno come Valter Sacripanti non è cosa da poco: batterista, compositore, didatta, arrangiatore e produttore, con a curriculum collaborazioni importanti come Nek, Ivan Graziani, Frankie Hi Energy, Simone Cristicchi, Valeria Rossi, Dry Skunk, Massimo Varini Trio e tanti tanti altri ancora.
Molti artisti, raggiunta la fatidica soglia dei cinquanta decidono di mettere un punto e a capo nella loro carriera artistica producendo lavori che siano quasi come “album fotografici” di tutte le loro esperienze musicali.
E in questo EXIT “il collante unico è la musica, la batteria. Non ci sono sovraincisioni, tutto suonato in tempo reale insieme ai miei più grandi amici musicisti”.
Ma veniamo alla musica, agli undici brani contenuti in questo album.
Solitamente quando un musicista, un turnista, compone e pubblica un disco tutto suo, il prodotto finale somiglia più ad un elogio alle proprie capacità tecniche e alla goduria solistica più totale, e dunque un prodotto sicuramente più indirizzato ai musicisti che non ad un ascoltatore generico: e la prima cosa che colpisce di EXIT è che non è assolutamente nulla di tutto ciò. La musica è pensata con grande cura perché sia allo stesso tempo orecchiabile e importante dal punto di vista della scrittura e degli arrangiamenti. E dire “orecchiabile” in un disco in cui solo la metà dei brani sono cantati, significa dire che dietro la scrittura che Sacripanti mette a fuoco con questa opera c’è un lavoro lunghissimo e svolto con immensa passione e amore per la musica e per tutto quello che le gira attorno. Ma come suona il disco? Sicuramente la cura e la qualità del Revolver Studio di Guidonia si sente e come, in un’opera che esplora il rock e la fusione con molti altri generi, come blues, reggae, jazz ed elettronica.
Da questa fusione tra generi nascono pezzi come “Get Them in The Line” (vero pezzo forte dell’album) e “Zanzibar”, il tempo dispari 11/8 di “11th floor” reso semplice e “per tutti” da un’esecuzione veramente ispirata, la bellissima cover di “Blues di Chicco” del Massimo Varini Trio e “From The Start to the Drum”, viaggio nella batteria e nelle sonorità che la compongono.
L’album, prodotto e distribuito in maniera del tutto indipendente, è stato lanciato assieme ad una serie di video che mostrano le recording session di ogni pezzo sul canale You Tube di Valter Sacripanti.
Siamo di fronte ad un album che in qualche modo stravolge le regole non scritte degli album solisti dei musicisti, e ci regala una musica si complessa e variegata, ma anche semplice e coinvolgente che può essere “goduta” da chiunque voglia avere un po’ di orecchie per ascoltarla.
FRANCESCO PEPE