– di Assunta Urbano –
Keet & More. Sì, il nome corrisponde esattamente a quell’imprecazione delicatissima a cui tutti state pensando. Non possiamo nascondere che ci piacciono proprio per questo.
La band nasce dall’incontro dei due abruzzesi, ma di adozione romana, Mario Rea e Luca Del Rosso con il frusinate Lorenzo Spinato ed è amore a prima vista. Dopo i pezzi che hanno fatto breccia nel cuore del pubblico, i numerosi palchi romani – e non solo – il trio porta capelli e salopette in prima serata su Sky. Il 24 febbraio 2021, così, fanno conoscere anche al pubblico televisivo di Italia’s Got Talent la loro “Moody Mama”. Esibizione che ipnotizza soprattutto Joe Bastianich, tra i giudici del talent show.
Martedì 30 marzo, invece, il gruppo pubblica per Aloha Dischi il nuovo pezzo “You better watch out”, distribuito sulle piattaforme digitali da Artist First.
Per due chiacchiere a distanza, sulle novità che riguardano i Keet & More, abbiamo interrotto Luca Del Rosso mentre stava cucinando una pasta, aglio, olio e peperoncino. Ci faremo perdonare.
Dal piccolo palco di Celestino, a San Lorenzo, fino a quello televisivo di Italia’s Got Talent. Come avete vissuto questa esperienza?
Sono due cose ovviamente diverse, ma non di importanza. Da Celestino c’è una certa difficoltà, bisogna essere in grado di mantenere l’attenzione di un pubblico più ristretto. Invece, ad Italia’s Got Talent hai delle telecamere puntate addosso. Per noi è stata la prima esperienza in televisione, in un contesto più grande rispetto a quelli a cui siamo abituati. A fine performance ci siamo chiesti l’un l’altro: “Ma come abbiamo suonato?” Potremmo quasi dire che è stata una versione di Celestino nel Teatro 5 di Cinecittà. Noi eravamo sicuri delle nostre capacità, ma non mi chiedere come! [ride, ndr.] Per fortuna, suoniamo insieme da anni e c’è una grande sintonia. Sul palco per quei pochi minuti abbiamo tentato di ricreare quella che è una nostra classica serata. Siamo usciti da lì con un sorrisone stampato sulle labbra. È stata un’esperienza che ogni musicista, almeno una volta, dovrebbe provare.
Il programma vi ha permesso di incontrare Joe Bastianich, molto affine al vostro universo musicale. È nata un’amicizia? Immaginate una collaborazione futura?
Questa edizione Covid è stata un po’ più strana. Purtroppo, non abbiamo potuto avere molto contatto con lui. Anche se tutto è stato fatto nel pieno rispetto dei DPCM, comunque non è stato possibile stringere un legame. Sicuramente è stato un piacere sentire la sua opinione e ricevere i complimenti di qualcuno che fa parte dello showbiz, ed è, come hai detto, affine al nostro genere musicale.
Siete una delle poche band italiane che si è lanciata nel mondo country-blues-folk. Per quale motivo avete scelto questo scenario per designare il vostro percorso musicale? Perché nel nostro Paese ci sono così poche realtà che seguono la stessa scia?
La scelta è venuta fuori veramente per caso, perché ognuno di noi ha un background musicale completamente diverso. Io vengo dal blues, Mario viene dal grunge e Lorenzo dal punk. È successo tutto in quella “maledetta” notte in cui Lorenzo ci chiamò anni fa e ci propose di mettere su questo gruppo country. Così, ognuno ci ha messo del proprio ed ecco cosa ne è venuto fuori. Se vogliamo essere sinceri, non si tratta di vero country. È un mix di tante cose, l’unione di tre personalità musicali eterogenee. In Italia, non saprei dirti. Di cover band ce ne sono, ma canzoni originali, non so. La versione nostrana del country americano è il cantautorato, in cui si raccontano storie e si parla di determinate situazioni.
Il 30 marzo è uscito il vostro nuovo pezzo “You Better Watch Out”. Di cosa parla questa canzone e come è nata?
Il brano dura un minuto e quaranta e dovrebbe esprimere quello che veramente siamo. È un pezzo un po’ strano. Non ha un ritornello classico, come è solito nei pezzi country, ma cantato. Abbiamo voluto sperimentare, abbiamo messo un basso in più e abbiamo registrato tutto in presa diretta sotto ad una caverna. Parla di una storia d’amore, del classico colpo di fulmine. C’è lui che ha questa voce femminile in testa, ma gli amici lo mettono in guardia. Stai attento a quello che fai!
Ci sono in progetto altri brani, un EP oppure un disco?
L’unica cosa che ci frena è il periodo che stiamo vivendo. Abbiamo dovuto allentare la presa sulla musica, a causa di vari impegni, ma, sì, ci stiamo pensando. Purtroppo, dobbiamo adattarci e se non si suona abbiamo le mani legate.
Speriamo un po’ nell’estate. Proprio a proposito di live, “Crush on You” di un anno fa mostra la classica routine di una band in tour. Questo periodo ha colpito soprattutto i musicisti e i lavoratori del mondo dello spettacolo. Guardando al futuro con “ottimismo”, quale sarà la prima cosa che farai quando si ritornerà a vivere la musica dal vivo?
Sicuramente una bella serata da Celestino, ma proprio senza problemi. Ci mettiamo lì, a suonare, con qualche birra. Sarebbe fantastico. Poi, ti dico che appena ci sarà una qualsiasi possibilità di tornare a suonare la sfrutteremo al massimo. Il tutto sempre con la speranza di riprendere la nostra vita, che è proprio quella che hai visto in “Crush on You”.
Di certo una delle domande che più vi hanno fatto, sia nelle interviste che nella vita di tutti i giorni, è stata: “Quando vi tagliate i capelli?”
Questa domanda ci perseguita da quando eravamo bambini! È un po’ il nostro tratto distintivo, li portiamo da sempre così tutti e tre e ci siamo conosciuti per caso. Io e Mario una decina di anni fa, io l’ho sempre visto così e lui viceversa. Quindi, quando abbiamo incontrato Lorenzo è stato amore a prima vista. Quando me li taglio? Ora no, forse tra un po’. Forse.