Pelle di lupo lo abbiamo considerato tardi ma non passa inosservato: parliamo del disco di ULULA, uscito il 10 maggio per TSCK Records.
– di Roberto Callipari –
Prima o poi inizierò una rubrica e la chiamerò Ricaccioni, e sarà uno spazio meraviglioso nel quale parlare di musica senza dover seguire i tempi asfissianti delle uscite, delle promo, della FOMO, uno spazio nel quale parlare del cazzo che mi va e dei dischi che ascolto nel momento in cui mi va di scriverne.
Sicuramente in questa rubrica ci metterei il primo album solista di ULULA, Pelle di lupo, che è uscito il 10 maggio ma mi è sfuggito nel mare delle cose da fare e da sentire. Prendendomi il mio tempo lo potrei ascoltare e valutare per quello che è, potrei soppesarne testi e musica, apprezzandone anche la produzione di Duck Chagall, che è un amico e col quale abbiamo parlato qui un po’ di tempo fa.
Perché in Pelle di lupo c’è tanto, di tanto.
Intanto c’è una conoscenza della pratica autoriale. ULULA non si perde in fronzoli, la sua scrittura non è sperimentale o acerba, non ha bisogno di viaggiare perché non cerca nulla: sa cosa vuole e sa dove trovarlo (vedi Confesso, inclusa nell’album). Sicuramente il suo lavoro in progetti precedenti a questo ha aiutato, lo ha aiutato a fare esperienza, a capire, a 34 anni, come esprimere quello che si prova non nella maniera migliore, ma in quella più efficace, dando modo e spazio all’ascoltatore di trovare il proprio spazio in questi brani.
C’è anche tanta musica. Ma non solo nel suonarla, perché se è vero che è un album molto suonato (per fortuna), è anche un album che nella musica e nei generi un po’ si diverte, nonostante sia molto ben chiaro sin dall’inizio che l’anima di ULULA è quella del cantautore. Ma se pensi al cantautore tutto abbracciato alla sua chitarra che parla dei drammi dell’amore allora stai sbagliando: c’è qualcosa di molto elettronico e molto orchestrale al tempo stesso in questo album, qualcosa di avvolgente, qualcosa che non ti aspetteresti, magari, davanti alla categorizzazione “cantautore” (ascolta Il canto della resa per capire meglio di cosa parlo).
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Infine c’è la produzione. Vorrei essere più competente in materia, vorrei saperne dire di più. Mantenendo tutto molto basso, ahimé, l’unica cosa che sento di poter dire senza timore di essere contraddetto è che, semplicemente, mi piace. Duck Chagall per ULULA lavora di fino: entrambi conoscono la musica, la suonano, sanno cosa fare per rendere un brano piacevole e accattivante senza sputtanarsi, senza dover produrre una roba che suona come tutto per non suonare come niente.
In Ricaccioni sarebbe bello fare discorsi di questo tipo. Magari ci riuscirò. Nel frattempo, Pelle di lupo è un esordio solista solido, con un’idea di suono ben definita, e non c’è niente di più bello, nella musica, quando si incontra un artista, anche lontano dal nostro gusto, che mostra coerenza e consapevolezza, proprio come succede con ULULA.
ULULA al secolo Lorenzo Garofalo, classe 1990, nasce a Verona dove si avvicina alla musica grazie alla chitarra, strumento che approfondisce e la cui passione lo porta ad immaginare un progetto musicale che sfocia nel cantaurato.
Dopo la laurea in filosofia si trasferisce a Milano, per frequentare l’accademia musicale CPM, dove nasce il primo progetto nelle vesti di cantautore: ULULA & LaForesta.
Con LaForesta pubblicherà un EP nel 2019 che prende il nome della stessa band e un disco nel 2022 dal titolo Poveri Noi.
Nel 2023 ULULA è stato impegnato in studio per la composizione e la scrittura di un nuovo disco in uscita per la primavera 2024. Il disco è prodotto da Duck Chagall (Francesco Ambrosini), e con la collaborazione del batterista Giovanni Franceschini, con i quali sono stati pubblicati i primi due singoli firmati, metaforicamente, solo dal lupo: Pazzo cuoricino pazzo e Nuovo coraggio sono disponibili ora su tutte le piattaforme.
Nel 2024 escono i due nuovi singoli Pelle di Lupo e Oh! Ma quanti giovani che hanno anticipato il primo album Pelle di Lupo uscito il 10 maggio.