“LA VIA DI UN PELLEGRINO” è il secondo album solista di Tobjah, moniker di Tobia Poltronieri dei C+C=Maxigross, che segue il precedente “Casa Finalmente” del 2018. Il disco, fuori per l’etichetta indipendente TEGA e già stato anticipato dal singolo “Nuova Stagione”, è un cammino tortuoso tra luce e oscurità, dove attitudine dub, reminiscenze hip hop e atmosfere ambient incontrano la canzone contemporanea. Un nuovo inizio.
Abbiamo parlato con lui di quest’album, dei C+C=Maxigross e non-rimpianti. Ecco com’è andata!
Qual è il contesto più adatto dove immagini un ascoltatore assorbire il tuo disco?
Ho cercato di scrivere e produrre delle canzoni che andassero oltre quella sensazione/necessità di intimità che era invece preponderante nel disco precedente. Spero che queste canzoni possano essere ascoltate sia in situazioni conviviali, di comunità, mantenendo comunque una connessione intima e individuale per chi le ascolterà guardando l’alba in una spiaggia solitaria. Il ritmo questa volta è fondante. La voce e la ritmica. Tra questi due elementi stabili ho sviluppato elementi sperimentali, a volte incisivi, a volte sfuggenti. Ovviamente questa era l’intenzione iniziale, poi bisognerebbe chiedere a chi ascolta!
C’è un momento in particolare del tuo passato recente che colleghi a questo album? Che cosa racconta?
I brani sono stati scritti in momenti diversissimi e distanti tra loro, prima della pandemia, tra i concerti di “Casa, finalmente” (il disco precedente), la Sardegna e Verona. La produzione effettiva l’ho però realizzata nello stesso studio (il nostro Studio Tega di Veronetta) dall’inizio della pandemia fino all’autunno 2021. Inevitabilmente la gravità di quel momento avrà influenzato la sua realizzazione sonora, anche se non tematicamente. È un disco scritto in costante movimento, prodotto quando era tutto fermo e terminato quando tutto ha ricominciato a muoversi in un mondo che non era più lo stesso.
Tu e tutto l’universo collegato dei C+C=Maxigross, vi sentite un’eccezione nel panorama musicale in Italia?
Sembrerà una risposta paracula, ma io credo veramente che ogni persona, e quindi anche ogni realtà artistica, o progetto creativo, sia unica e particolare. Il problema sorge in un secondo momento, quando non si coltiva più la propria unicità, non la si sviluppa e quindi non la si rende la propria caratteristica che potrebbe rendere una persona o un progetto riconoscibile (non per forza pubblicamente, mi riferisco proprio alla ricerca della propria identità personale). La società in cui viviamo, e tornando alla tua domanda, il panorama musicale, inevitabilmente invece tende a uniformare tutto, e a farci credere che essere uguale a quello che vedi attorno a te sia meglio di quello che potresti essere, o addirittura sei già. Non credo quindi che “l’universo C+C”, come dici tu, sia un’eccezione, perché vedo attorno a me da ormai dieci anni tantissimi progetti interessantissimi. Senz’altro noi lavoriamo con estrema dedizione ai nostri progetti, è una vera e propria missione, e anno dopo anno siamo ancora qui per stabilire una connessione sincera e profonda con chi ascolta. Il resto non dipende da noi, nel bene e nel male!
Come nasce un pezzo dei C+C=Maxigross, e come nasce un pezzo di Tobjah?
Da sempre scrivo costantemente, senza pensare al contenitore: idee, canzoni e musiche escono da sole, in momenti, luoghi e maniere disparate, sta a me poi elaborarle e provare a capire in che contesto potrebbero collocarsi. È come se le canzoni scegliessero da sé la loro strada, mentre io devo solo spianargliela.
A posteriori, avresti cambiato qualcosa nel tuo percorso? C’è qualcosa che avresti voluto sapere?
Non rimpiango nulla, sono estremamente grato di tutto quello che ho vissuto e goduto fino ad oggi, a partire dall’opportunità completamente casuale e immeritata di nascere nella parte benestante del nostro pianeta.
Ciò che capisco oggi a trentaquattro anni, se mi fosse stato comunicato quando ne avevo ventiquattro molto probabilmente mi sarebbe risultato incomprensibile. Detto ciò, dopo gli ultimi due anni pregni di eventi importanti, sia globalmente che personalmente, ogni mattina mi prendo l’impegno di vivere ogni giornata in maniera degna di essere vissuta. Domani potrei veramente non essere più qui, o non potrebbero esserlo le persone accanto a me.
Alla fine che cosa sa chi assaggia?
È proprio questo il punto: finché non lo assaggi anche tu, non lo scoprirai.