Completamente Sold Out, di primo impatto, sembra dirci fortissimamente una cosa: Tommaso Paradiso vuole vivere in una distopia da televisione commerciale anni ’80. Dopo Fuoricampo, che aveva fatto capire l’indirizzo sonoro che avrebbe preso la band, le sorprese sono poche: il dream pop estremamente italico è la chiave di volta del progetto, che punta tutto, in una facile scommessa prontamente vinta, sull’efficacia dei ritornelli, pop fino al midollo, e nei suoni che hanno come padre putativo un Antonello Venditti d’antan e per spirito guida il Vasco Rossi di Bollicine. Ma il segreto ovviamente sta nei testi, sempre sopra le righe per esasperare il mal di vivere dell’Ultimo dei Romantici, fiero di imprimere su carta uno spleen sentimentale dal sorriso imbronciato.
Ma sotto tutto questo sentimentalismo però, emerge chiara una convinzione: Tommaso Paradiso quando vuole sa scrivere ottime canzoni. Sebbene la formula – vincente per carità, ma d’altronde il pop è sempre vincente – non provi nemmeno per scherzo a smuoversi dallo standard del mainstream radiofonico, messo da parte il citazionismo quasi parodico di Fuoricampo, il disco regala alcuni momenti molto intensi: il primo singolo, “Tra la strada e le stelle” è un efficacissimo inno pop scritto col cuore. “Gli alberi” è un ottimo brano e lo stesso si può dire di “Fatto di te” o “Il tuo maglione mio”, se ci si riesce a scordare dei deliranti intro e break parlati stile Blasco, capaci di far la gioia dei fan e degli haters pronti a rendere meme tutto quanto per riempire il vuoto delle proprie esistenze. Tutto bello? No, non completamente. Anzi, non “Completamente”, che vince ma non convince, né, per dire, un brano come “Sbagliare a vivere” che tradisce la formula con un debolissimo ritornello. Nel complesso, la perfetta produzione high gloss porta il disco sopra altri lavori dell’ex circuito indie coevi, ma alla lunga – probabilmente anche per difetto di scrittura – stanca, trovandosi nella condizione di dover reiterare determinate soluzioni sonore. La frizione di senso avviene tra il sound, che ostinatamente e smaccatamente si pascia delle sonorità ’80s e perfino ’90s, e un linguaggio contemporaneo, un gergo non di strada quanto di rete, dal sapore millenial (simbolico il «loserare, andarci sotto» di “Completamente”) che cala bene Paradiso tra gli eroi del “disagismo”, primus inter pares dei privilegiatissimi ma sempre sofferenti (non si sa bene per cosa) post adolescenti della Netflix generation, pronti a raccontarci in diretta Facebook le loro pene d’amor perdute.