– di Clara Giacalone.
Foto di Gaia Schiavon –
Il fermento per il trentesimo concerto completamente sold out dei Thegiornalisti si comincia a percepire già sulle banchine della Linea verde che porta direttamente al mastodontico Forum di Assago. Un’ondata di fan esibisce la fascia “Love” legata sulla fronte e si dirige compostamente alle porte raggiungendo il resto della tribù di Tommy, seduti di fronte al palco per accaparrarsi il posto più vicino.
Il parterre è quasi tutto occupato due ore prima del concerto, le tribune cominciano a farsi pesanti. Inizialmente non capisco perché tutti fossero ammassati sulla destra, poi noto una passerella che unisce il palco principale a uno più piccolo: doppio palco!
Sono circondata da coppiette emozionate, quarantenni carichissimi, mamme con bambini e ragazzini, a conferma che l’età media non è facilmente definibile. I Thegiornalisti piacciono proprio a tutti.
Sui grandi schermi ogni dieci minuti parte un jingle e un video che racconta del successo della band e dei 250.000 biglietti venduti, si comincia già a cantare, l’eccitazione cresce. Finalmente le luci si abbassano.
Atmosfera, boato, i musicisti cominciano a salire sul palco e si posizionano davanti alle quinte color arcobaleno.
Sul led wall di fronte a noi compare la scritta “Noi siamo i Thegiornalisti e crediamo nel romanticismo”. Wow, davvero?
Ancora nessuna traccia di Tommaso Paradiso, poi si sente la sua voce registrata che recita “Ciao Milano, questa è una canzone che ho scritto per te”, ed eccolo!
Griffato dalla testa ai piedi, sale sul palco e dà inizio allo show cantando L’ultimo giorno della terra. La voce ferma e candida di Tommaso comincia a scaldarci, ve lo anticipo: ottima performance canora che si perpetuerà per tutto il concerto.
La seconda canzone è Senza, alla fine della quale cazzeggia con i suoi fan facendo foto con il cellulare: l’atmosfera è rilassata, una ragazza accanto a me mi chiede addirittura scusa per avermi leggermente spinta mentre scattava una foto, sono quasi commossa, ripenso a tutte le gomitate che ho ricevuto all’ultimo concerto dei FASK e tiro un sospiro di sollievo.
Tommaso continua con Vieni e cambiami la vita, momento magico che esplode con Love: delle enormi lettere gonfiabili con la scritta “Love” spuntano sul palco, un vero colpo di scena proprio prima della attesissima Il tuo maglione mio dedicata agli spettatori più nostalgici.
Con Una casa al mare e Controllo comincio a pensare che la voce di Paradiso non “effettata” è assolutamente molto più godibile di quella del disco.
La band è pazzesca e c’è anche una piccola orchestra composta da archi e fiati più due coriste, tutte in secondo piano rispetto a Tommy: abbiamo occhi solo per lui che sfila sulla passerella e la attraversa a falcate, salta, scivola per terra, si mette in posa e riceve tutte le attenzioni dei flash.
L’atmosfera diventa sacrale, tra funerale e paradiso (letteralmente) ecco Sold Out, altra canzone di “Completamente sold out”, neanche a dirlo.
In attesa di ulteriori tormentoni arriva il momento che Marco Antonio Musella definisce “Il preferito di Tommaso”, quello di chiacchierare un po’ con il pubblico che anticipa un momento acustico con Io non esisto e la recentissima La luna e la gatta. Questo intermezzo sferza un po’ gli animi che subito si risvegliano con la decisione di Tommaso di far salire due fan sul palco per cantare con lui. Due ragazzine prescelte sgambettano e attraversano la passerella tra l’invidia di tutti, cantano e si scattano i selfie anche con Marco Antonio e Marco Primavera tra gli sguardi attoniti di tutti noi sotto il palco. Termina con “Lo sai che la tachipirina 500 se ne prendi due diventa mille!”, i fan sono fomentati, lui conclude con un sarcastico e rancoroso “GRAZIE”.
Ruotiamo di 180° e torniamo a concentrarci sul grande palco: ascoltiamo Fatto di te, Zero stare sereni e Milano Roma (che mi tocca nel profondo) prima dell’inizio dello spettacolo di luci con le torce dei cellulari per Questa nostra stupida canzone d’amore, suonata al pianoforte nientepopodimeno che da Dardust in persona che finito il brano si defila.
Tommaso vuole emulare il suo produttore e suona lui il pianoforte stavolta. Quasi lo preferisco al pianoforte che alla chitarra, anche se ho già il torcicollo a guardare avanti e indietro tra palco I e palco II.
Il livello generale di attenzione si sta per abbassare quando Marco Antonio Musella si arrampica sulle quinte del palco principale e ha il suo momento rockstar con il led wall che si ricopre di pixel di fiamme ardenti. Niente male, mi ha risvegliato dal torpore di Proteggi questo tuo ragazzo.
Tommaso termina il suo momento intimo sulle note di Just Let It Come Down Over Me di Noel Gallagher, seconda sua digressione della serata.
Dr. House è molto meglio dal vivo, mi è quasi sembrato un bel pezzo rispetto alla prima volta che l’ho ascoltato.
Il leader poi si accorge improvvisamente di avere una band e canta Tra la strada e le stelle affianco a Leo Pari (per l’occasione senza i mitici occhiali da sole). In coda canta New York e poi si parte con il The Best of Tommaso Paradiso: “Riccione”, “Completamente” e “Felicità puttana” in chiusura, con tanti coriandoli e la band che ci saluta tra mille colori.
Al di là del concerto che nella sua seconda data a Milano mi è sembrato abbastanza piatto (anche la scenografia molto poco anni ’80), forse perché non proprio nelle mie corde, consiglio vivamente di ascoltare Tommaso live (consapevoli di cosa aspettarvi, di chi e cosa state andando a vedere), senza fare caso ai suoi tentativi di approccio con il pubblico piuttosto banali e scontati, del tipo: “Quanto siete belli, vuoi cantare una canzone con noi, mi piace la tua maglietta gialla, sono bellissimo perché non mi avete visto nudo”. Dovrebbe certamente svecchiare il suo repertorio comico (che non fa ridere) ed essere un po’ più carismatico, mi aspettavo di pendere dalle sue labbra e invece l’ho trovato piuttosto goffo e distaccato come se si sforzasse di comunicare con il suo pubblico.
Niente di nuovo sul fronte Thegiornalisti fino ad adesso, speriamo di rivederli in una nuova veste per il prossimo tour e che si riprendano da questa sorta di convalescenza da successo pop: se vogliono fare le star che si comportino da star anche sul palco senza adagiarsi troppo e dare per scontato il loro (ancora) fedele pubblico perché rischiano di venire smantellati dall’overload di tutti quegli artisti che si stanno facendo strada su quella già spianata da loro.