– di Ylenia Buonviso –
Amore per la musica, per la chitarra e per il canto.
Figlio di un batterista, Davide Combusti in arte The Niro, si racconta nella sua nuova esperienza, nel suo straordinario cammino che lo ha portato a suonare con il grande chitarrista americano Gary Lucas alcuni dei famosi brani del grande Jeff Buckley e non solo, anche cinque inediti, abbandonati poco prima della morte di Buckley. Un personaggio che per Davide ha un forte valore, un nome che lo fa tremare.
Come inizia questo tuo progetto?
Inizia così per caso da una conoscenza in comune con Gary Lucas al quale hanno fatto il mio nome. In seguito a questo episodio Gary mi ha inviato del materiale da ascoltare e dalla prima traccia di 12 minuti mi sono completamente perso in un vortice di sensazioni. Quei brani che stavo ascoltando avevano accompagnato la mia vita e mai avrei immaginato di poter suonare con il grande Gary Lucas. La sorpresa fu che oltre alle tracce che conoscevo, ve ne erano altre 5 inedite e lì capii che un arcobaleno si stava formando e ovviamente accettai. Il progetto ha preso il volo con la collaborazione del mio amico Francesco Arpino e di Pierre Ruiz. In 10 giorni abbiamo messo in piedi tutto.
Questo sogno cosa ti ha dato e cosa ti ha lasciato?
Questo disco mi ha riportato ad amare la musica come la prima volta. Un disco dai mille colori, così lo definirei. Ho avuto due lutti importanti nella mia vita che hanno segnato molto il mio percorso artistico e cercavo di esprimere il mio dolore attraverso la musica ma non riuscivo e non trovavo più quella strada, quella passione, quell’energia, avevo perso l’amore, avevo solo una forte tristezza interiore che non riuscivo a riscrivere, che non riuscivo più ad esternare. Mi ero perso. Non volevo ricordare.
Adesso invece chi sei? Chi è The Niro?
Sono quello di prima, di nuovo empatico nei confronti della musica, di nuovo aperto alla bellezza di quest’arte. Questo progetto mi ha reso diverso, mi ha ridato quell’entusiasmo che avevo smarrito. Ho ritrovato quel Davide finalmente, con quei dolori che non mi lasceranno mai, ma con quel me stesso che non c’era più.
Davide, tu sei anche autore, hai scritto per Malika Ayane, cosa vuoi raccontarci di questo?
Ho sempre scritto ed è stato emozionante farlo per una cantante come Malika Ayane. Tutto è partito da una telefonata dove un mio amico ha preannunciato che mi avrebbe passato al telefono una sua amica, e mi passò Malika che mi ha chiesto di scrivere con lei. Elettrizzato ed entusiasta ho scritto Medusa.
Dopo aver condiviso il palco con grandi artisti come Amy Winehouse, hai qualche nuovo progetto in cantiere?
Chissà! Magari una nuova colonna sonora per qualche film. Vedremo!