Il Folk è un genere molto particolare, spesso associato (per ignoranza o per superficialità) alle felici schiattare sulla spiaggia durante i falò di Ferragosto, a storielle di tutti i giorni raccontate da voci sporche e poco intonate. Ecco, l’EP A softer skin non è niente di tutto questo.
Enrico Spanu (in arte The Heart & the Void), con soli sei pezzi (quelli contenuti in questo lavoro) dimostra quanto possa essere poetico e multiforme il folk. Certo, la tradizione, soprattutto straniera, con la quale bisogna confrontarsi quando si fa folk è illustre (basta pensare a Dylan e ai pezzi più sul genere di Springsteen per arrossire), ma Spanu sembra non averne minimamente paura, e la musica scivola via in un attimo, sempre ben pesata, ed evocativa come capita poche volte di ascoltare nell’ambito di opere emergenti. La maggior parte dei pezzi sono chitarra e voce, e solo in alcuni casi si possono sentire delle percussioni o degli arrangiamenti di basso elettrico a colorare un’aria che non avrebbe comunque nulla da invidiare a produzioni ben più ricche di strumenti: sì, perché le chitarre sono tutte arrangiate con gusto e suonate molto bene, e accompagnano benissimo una voce che sa essere pulita, sporca, dolce, triste, realista e sognatrice allo stesso tempo, la voce di un artista che dà tutta l’anima alla sua musica, e si sente chiaramente. La prima “The Same Mistake” è come il sigillo in cera lacca che chiudeva le lettere qualche tempo fa: una volta che l’avrete ascoltata sarete nel giusto mood mentale per lasciarvi trasportare lungo le altre cinque tracce, e scoprire tutto ciò che questo EP può regalarvi. E di sicuro non è “solo” folk, ma molto altro, come nella bellissima “Down to the Ground”, dove la voce è accompagnata da una chitarra elettrica distorta che non ti aspetteresti mai, e che, insieme alla melodia veloce, orecchiabile e ispiratissima, la renderebbe la ballad perfetta per un disco punk rock vecchio stile. Ma c’è posto anche per un po’ di Simon & Garfunkel in “Girl from the City by the River” e “This Thunder”, dove la linea vocale principale di Enrico è costantemente doppiata e perfettamente armonizzata da quella di Giulia Biggio.
Veramente un bel lavoro, c’è poco da dire, quello di The Heart & The Void, preciso e multiforme allo stesso tempo, ennesima conferma, se ce ne fosse ancora bisogno, che l’Italia musicale ha tantissimo da offrire oltre a quello a cui siamo tristemente abituati. “Pollice in su” meritato pienamente, fiduciosi che in futuro Enrico Spanu possa darci altri album come questo, o anche migliori.
Francesco Pepe