Semplice non vuol dire facile. Anzi. Esprimere un’idea come “a me la musica piace tanto” senza risultare retorici, banali e scontati (esattamente come questa sequenza di aggettivi) è un’impresa che, quantomeno, richiede un po’ d’intelligenza. E i Testaintasca sono intelligenti. Sono ruvidi. Sono sgangherati. Sono sociali senza essere politici. Il loro, infatti, è un garage con la coscienza. “Maledizione” è come quando sbotti e pensi “ma com’è possibile tutto questo?” Quale “tutto” non lo sappiamo.
C’è qualcosa che non va ma non è la classe politica. Non è la crisi, non è la disoccupazione. È un “non va” ontologico che capovolge il (buon)senso, così come suggerito dal nome della band e la dalla copertina dell’EP, prodotto dalla 42 Records. Ciò che parrebbe logico risulta inattuabile e più sembriamo avere la soluzione in tasca e più, nella stessa tasca, troviamo ciò che non dovrebbe esserci, come la testa. Anche quando la questione si fa più intimista (“Settembre”) c’è qualcosa che stride: i tempi dilatati e placidi di una lenta corsa in macchina per le strade deserte di Roma non creano una facile atmosfera di velluto, bensì di cartapesta. Il risultato, però, non è un isolato ripiegamento intimista né un distruttivo pessimismo. Al contrario, i Testaintasca pensano a noi, agli altri.
Quello che vale per me, vale pure per te (“Blù”), e se c’è una speranza per me, fidati, c’è anche per te. Il primo album dovrebbe uscire in autunno ma, nel frattempo, l’EP è coerentemente in free download sul sito dell’etichetta. Perché, alla fine, l’importante è “Collaborare”.
Valentina Mariani (Indiecity)