Un viaggio per l’Italia, attraverso le storie di chi dedica la propria vita nel valorizzare e rendere socialmente utili e riutilizzabili i beni confiscati alle mafie, un viaggio lungo due anni.
Così Salvatore De Siena, ed i suoi compagni de Il Parto delle Nuvole Pesanti, ci raccontano, attraverso un libro e un film documentario, le esperienze di uomini e donne che lavorano per restituire alla collettività ciò che le mafie hanno tolto e che le istituzioni non valorizzano.
Terre di musica: un doveroso riconoscimento al lavoro delle tante persone che ogni giorno lottano per restituire alla collettività i beni confiscati alle mafie? Un modo per informare su questo “rovescio della medaglia”? O entrambe le cose?
Terre di Musica nasce intanto dal nostro bisogno di contribuire concretamente a costruire una cultura della legalità, il cui fondamento è quello della giustizia sociale. Noi siamo calabresi e sentiamo forte il peso della mafia. Un progetto come il nostro intende contribuire a sensibilizzare la gente su un tema fondamentale e strategico della lotta alle mafie come quello dei beni confiscati perché è realizzato da non addetti ai lavori per gente comune. Abbiamo volutamente privilegiato un linguaggio semplice ed immediato per consentire a tutti, anche a quelli che non hanno mai sentito parlare di beni confiscati, di farsi un’idea. È chiaro che Terre di Musica è anche un riconoscimento a tutte le persone che lavorano tutti i giorni al buio dei riflettori rischiando la vita e spesso subendo continue minacce ed atti di vandalismo. Li abbiamo chiamati “Eroi del quotidiano”. Però c’è un motivo più ambizioso che cerchiamo di ricordare sempre, e cioè quello di capire tutti insieme che l’esperienza della gestione dei beni confiscati non è solo un simbolo della lotta alla mafia ma un’esperienza importante di lavoro, di economia, di ambiente, di socialità e di umanità e che se s’investissero serie risorse per farla sviluppare potrebbe diventare un modello alternativo di sviluppo economico, con finalità sociali ed ambientali, dove al centro ci sarebbero le persone e non le merci.
Da sempre la confisca dei beni è la vetrina del politico di turno, ma cosa succede dopo? Come intervengo le istituzioni nel valorizzare questi spazi?
Certo i politici cercano sempre di mettere un cappello al tema dei beni confiscati ma per fortuna il movimento antimafia non se lo lascia mettere facilmente… Il vero problema è che la politica fa poco o niente. Questa è la ragione per la quale la stragrande maggioranza dei beni confiscati rimangono inutilizzati o, se sono aziende, falliscono. Non si fanno investimenti. Lo Stato consegna i beni e non si cura di dare alle cooperative ed alle associazioni le risorse per riutilizzarli. Arriviamo al paradosso che i lavoratori delle aziende perdono il lavoro e la gente inizia a dire che era meglio quando le imprese erano in mano ai mafiosi. A questo bisogna aggiungere che i mafiosi prima di consegnare il bene portano via quello che possono, compresi i sanitari, e per il resto distruggono tutto rendendo il bene di fatto inservibile, salvo che, appunto, non si facciano grossi investimenti. Ma questi investimenti lo Stato non li fa ed anzi usa i soldi che vengono confiscati alla mafia per tappare altri buchi del bilancio. Per fortuna che le persone non si arrendono facilmente e vanno avanti con eroismo.
Si parla di esperienze personali, quotidiane, di vita normale se possibile o comunque del tentativo di portare tutto ad uno stadio di normalità. Cosa ti ha colpito in particolare entrando a contatto con queste esperienze?
Tante sono le cose che mi hanno colpito durante questo peregrinaggio, dalla Sicilia fino alla Lombardia, nell’arcipelago dei beni confiscati alla mafia. Ma tre sono quelle che mi hanno lasciato un segno particolare: le donne, i giovani e le persone con disagi psichici e sociali. Sono loro il vero motore di questa esperienza. Donne che si mettono a capo di amministrazioni comunali o di altre realtà, come Raffaella Conci, giovanissima presidente della cooperativa “Terre Joniche”. E ancora donne mogli, sorelle, madri, figlie di boss che si ribellano per amore dei propri figli, per spezzare la scìa di sangue e che spesso pagano con la vita questa ribellione, come Lea Garofalo e tante altre. Poi ci sono i giovani delle cooperative e, soprattutto i “giovani dei campi”, come li abbiamo simpaticamente ribattezzati durante il viaggio, quelli che con una buona dose d’incoscienza se ne vanno a lavorare d’estate al Sud nelle terre confiscate alla mafia credendo di liberarle dal giogo della criminalità ed invece sono semplicemente un formidabile strumento di diffusione della cultura della legalità perché quelle terre sono state già liberate ma devono dare i loro frutti culturali. Infine ci sono “i pazzi”, quelli che abbiamo relegato ai margini della realtà e che invece nei beni confiscati hanno ritrovato il senso della propria vita e la dignità umana a tal punto che non ti accorgi chi sia disagiato e chi no: stanno tutti bene! Sono loro che lavorano da sera a mattina nelle terre, che ti accolgono, che la sera vanno a fare un ultimo giro per vedere se tutto sia in ordine e che la terra possa riposare in pace.
Il tutto è contornato da una musica, quella de Il Parto delle Nuvole Pesanti, legata alla tradizione popolare a sottolineare ancora di più il rapporto non solo simbolico, ma anche pratico, come risorsa, tra i beni confiscati e la collettività. Parlaci della colonna sonora di questo film documentario.
La musica è fondamentale in questo progetto. Possiamo dire che è davvero la colonna sonora e non solo in senso musicale. Abbiamo voluto realizzare Terre di Musica con la musica come strumento protagonista di narrazione non solo per l’ovvia ragione che siamo musicisti ma anche e soprattutto perché crediamo che la musica oggi rappresenti lo strumento principale, più semplice e veloce, di comunicazione, specie tra i giovani. La musica è stata la protagonista sin dalla fase di realizzazione del progetto. Abbiamo voluto portare la musica nei beni confiscati con concerti fatti nelle terre dove non solo la musica non c’era mai stata, ma nemmeno molte delle persone che in genere seguono i nostri concerti. È stata una piccola sfida vinta quella di portare la gente in questi beni perché così siamo riusciti a farli conoscere ed a creare curiosità e sensibilizzazione. Ma la musica abbonda anche nel film nel quale non solo abbiamo utilizzato molti brani dell’ultimo album “Che aria tira”, definito dalla critica un disco di musica civile, ma anche un brano inedito composto apposta per il film dal significativo titolo “Fuori la mafia dentro la musica”. È un brano che abbiamo pubblicato nel nostro canale youtube, dopo una prima esclusiva su Repubblica.it , con un bellissimo videoclip costruito con le immagini del film e a cui ha partecipato anche il coro di bambini “Ars Canto G. Verdi” di Parma diretto dal Maestro Gabriella Corsaro. Una cosa molto bella che stiamo facendo a proposito di questo brano è quella di coinvolgere i ragazzi delle scuole, quando andiamo a presentare il progetto, in un canto collettivo. In pratica, diamo ai ragazzi il testo della canzone qualche giorno prima in modo dare loro il tempo d’impararla, e poi la eseguiamo alla fine dell’evento coralmente come se fosse una canzone popolare, tipo “Bella ciao”. Sicuramente un’esperienza bella ed interessante nella quale gli studenti diventano protagonisti.
Terre di musica sta girando l’Italia in questi giorni, come sta andando e quali saranno i prossimi passi?
Diciamo che Terre di Musica sta iniziando a galoppare. Dopo le prime fasi in cui siamo stati impegnati ad organizzare tutta la promozione, abbiamo iniziato ad avere importanti riscontri. Una cosa che ci ha sorpresi positivamente è stata la grande partecipazione al crowdfunding, alla raccolta fondi che ci ha consentito di raccogliere quasi diecimila euro, ben oltre l’obiettivo fissato dei cinquemila, e che ci ha permesso di realizzare e pubblicare il cofanetto contenete il libro ed il film. Ora che il progetto è in orbita ci stanno arrivando richieste di presentazione da tutte le parti, dalle scuole, dalle associazioni, dai festival e dalle varie feste che si organizzano in giro per la penisola italiana. Siamo stati all’Interno del Salone del libro di Torino e siamo in cartellone tra le novità letterarie del Trame Festival di Letteratura Antimafia di Lamezia Terme che è il più importante d’Italia in materia. Saremo anche testimonial artistici della Carovana Internazionale Antimafia organizzata da Libera, Arci ed Avviso Pubblico che partirà dalla Calabria all’inizio di giugno e terminerà in ottobre in Europa, con tappe a Berlino, Parigi e Madrid. Ma la cosa che di più ci sta facendo piacere è l’apprezzamento che stiamo ricevendo dalle scuole e nelle università nelle quali già stiamo lavorando per un tour nazionale a partire dal prossimo anno scolastico. Naturalmente Terre di Musica è anche il tour dei tanti concerti che abbiamo iniziato a fare e che proseguiranno per tutta l’estate.