– di Assunta Urbano –
TAVO, al secolo Francesco Taverna, è una delle nuove figure musicali del panorama emergente italiano. Classe ’93, provincia di Alessandria, e tanti sogni, che, ormai, nel cassetto stanno troppo stretti.
Nel 2018 viene pubblicato il suo album d’esordio Funambolo, per Noize Hills Records. Lo scorso anno, invece, la sua carriera prende una piega differente. Dalle melodie più leggere si manifesta un avvicinamento al mondo del cantautorato con i pezzi Il Tempo Di Ballare, L’Astronauta E L’Indiano, ma soprattutto con Annabelle.
Abbiamo intervistato TAVO, per farci narrare del suo passato, del suo presente e, ovviamente, anche del suo futuro.
Annabelle è dal 6 dicembre disponibile sulle piattaforme digitali e dal 13 dicembre è in rotazione radiofonica. Il pezzo nasce in un modo totalmente non convenzionale. Raccontaci, in primis, di questa storia e di cosa rappresenta per te questo brano.
Hai detto bene, la cosa allucinante è che io stavo solo facendo dei lavori di ristrutturazione nel garage e, in un’intercapedine del muro, ho trovato una scatoletta di metallo contenente delle monete ed una lettera. Come prima cosa, ho pensato di aver rintracciato un tesoro. Poi, in realtà, non era così, perché le monete non erano di valore. Il lato positivo è che, invece di un tesoro, ho reperito una canzone. Magari le trovassi sempre!
La lettera in questione mi è stata datata, in seguito, intorno al 1850. Qui, Ennio scrive a Maddalena dichiarandole l’amore, ma contemporaneamente salutandola per sempre. Passa metà della lettera ad elogiarla per le sue qualità, ma dopo, invece, le dice “addio”, facendo riferimento al fatto che lei sia sposata. Quindi, si tratta di due amanti. È il 1850 ed io l’ho immaginato un po’ come l’emblema del Romanticismo. In quel periodo si sposavano anche per convenzioni sociali.
Oppure tramite matrimoni combinati.
Certo. Secondo me, l’amore era qualcosa di separato dal matrimonio in quei tempi. Il significato della parola “amante”, forse, era più…
…sognante?
Esatto! Alla fine di tutto, ho romanzato un po’ sopra questo racconto. La cosa che mi è piaciuta veramente tanto è stato il poter ridar voce a Maddalena. Poi, ho cambiato il suo nome in Annabelle, chiaramente per ragioni di metrica. Questa donna aveva conservato, praticamente, il suo amore dentro un muro. È una cosa bellissima. In più, nella lettera si leggono tante cose, le quali fanno pensare proprio alla paura ed alla tristezza che ha lui di chiudere questa relazione. Ci sono un sacco di cose ancora contemporanee al giorno d’oggi. Per quasi trecento anni, il sentimento dell’amore è rimasto invariato, per quanto riguarda le cose più semplici.
A parte che sembra un sogno ritrovare questo tipo di reperti nella propria casa.
Stavo quasi pensando di buttare giù le pareti, per scoprire se c’era dell’altro, ma forse non sarebbe stata una buona idea. [ride ndr.]
Purtroppo no. Come dicevi già prima, quindi, credi che la percezione dell’amore in questi anni non sia cambiata?
Credo non sia cambiato nulla, da questo punto di vista. Mi piace immaginare che cambi il concetto di amanti, nel senso di due persone che veramente si amano. Forse, oggi è meno poetico questo concetto. Viene visto come una trasgressione fine a se stessa, a volte.
Alcuni abusano della parola “amore”, altri sono restii nell’usarla. Ecco, preferisco pensare che non sia cambiato il concetto. È una delle poche cose che viaggia nel tempo e resta costante.
Siamo arrivati qui parlando di Annabelle, che è uscito un mese fa circa, ma non è l’unico tuo brano pubblicato nel 2019. A questo si aggiungono Il Tempo Di Ballare e L’Astronauta E L’Indiano. Cosa significano, per te, questi pezzi? C’è in progetto un EP oppure un disco per riunirli, insieme anche ad ulteriori canzoni inedite?
Sì, c’è un disco in cantiere e stiamo finendo di lavorarci. Non mi piace tanto il concetto di EP, preferisco il disco, perché è un lavoro più completo. In più, sono legato ai concept album, sono un po’ nostalgico da questo punto di vista. Ce ne sono pochi ormai. Il Tempo Di Ballare, Annabelle e L’Astronauta E L’Indiano faranno parte di un album. Sono le prime canzoni in cui utilizzo sia la parola, sia affronto il sentimento dell’amore. È una cosa che ho sempre evitato come la peste. È inflazionato e tanto. Credo sia difficile parlare d’amore senza essere spontanei.
In Il Tempo Di Ballare parlo dell’amore verso mia madre, che mi sono goduto poco, fondamentalmente. Ho detto la verità in una canzone, cosa che non avevo fatto verbalmente. “Avremo il tempo di ballare” significa “avremo il tempo per goderci le cose”. È una cosa un po’ utopistica, perché, purtroppo, il tempo passa e certe cose le puoi fare solo ad una determinata età. È bello sognarci su.
L’Astronauta E L’Indiano è, praticamente, un brano di un minuto, che anticipa Il Tempo Di Ballare. È un viaggio nell’infanzia, quando avevo questi due giocattoli, per l’appunto, un astronauta ed un indiano. Li ho immaginati come una sorta di sdoppiamento del Virgilio dantesco, che mi accompagnavano lungo il viaggio a ritroso nell’infanzia.
Questo disco del futuro potrebbe quasi mostrarsi come un racconto della tua vita.
Sì, certo. C’è la mia vita e ci sarà la vita di altre persone all’interno. Si capirà poi nei prossimi singoli che usciranno. È un disco che ho immaginato notturno, perché di notte siamo sempre più sensibili e più emotivi. E io, mio malgrado, vivo praticamente di notte. Rispetto a Funambolo, che era anche più “rumoroso”, questo si presenterà più calmo ed intimo, sia a livello sonoro, quanto di testo. Ho cercato di lavorarci tanto. Prima di terminare Funambolo, stavamo già lavorando a queste canzoni. Sono due anni che ci siamo dietro tutti i giorni. Spero sia bello.
Ecco, proprio in confronto con Funambolo, ho notato una differenza. Vedo questi tre pezzi, di cui abbiamo appena parlato, più vicini al mondo del cantautorato, rispetto al disco del 2018. C’è qualche cantautore nello specifico che ti ha ispirato in questa sorta di passaggio oppure a cui ti ispiri in generale e che ti ha avvicinato alla musica?
In casa passavano quotidianamente i cantautori classici, come Fabrizio De André e Francesco Guccini, quasi vicini alle divinità. Prendendo esempio da loro, ho semplicemente voluto fregarmi di quello che comportava dire la verità ed essere sincero.
Invece, invidio tantissimo oggi la scrittura degli Zen Circus, e soprattutto quella di Motta, che mi piace molto. Nel caso di Motta sia per la scrittura, quanto per la ricerca sonora.
Sono assolutamente d’accordo.
Quello che, per me, è stato veramente incredibile è stato vederlo dal vivo. È stato l’unico concerto degli ultimi anni, che mi è sembrato quasi internazionale.
Per quanto riguarda i live, il 9 gennaio ti sei esibito come opening act per il format di Bussoletti, Lingue A Sonagli, a Roma a ‘Na Cosetta. Al tuo fianco nel corso della serata ci sono stati Clavdio, scimmiasaki ed Anna Falchi. Come ti è sembrata questa esperienza?
È stato divertente. Ho parlato un sacco con Anna Falchi,non me l’aspettavo. Io l’ho vissuta bene, anche se ho avuto un po’ il trauma del viaggio. Con l’etichetta abbiamo fatto andata e ritorno in un giorno e sono circa sei-sette ore. Quello è stato infernale, ma mi piace sempre spostarmi per suonare. È quello che mi piace di più in assoluto di questo mestiere. Anzi, oggi, più che un mestiere, è un atto di fede. Quello a Lingue A Sonagli era un piccolo live in acustico. Invece, il tour l’abbiamo anticipato con un’anteprima al Laboratorio Sociale di Alessandria, insieme ai Sick Tamburo. Probabilmente è stata la tappa più bella della mia vita, perché ho iniziato a muovermi con una produzione dietro, dal punto di vista delle luci e dei suoni. Quei tecnici si occupano anche di Ermal Meta, di Simone Cristicchi, fanno concerti giganti al Forum. Quindi, sono strafelice di girare con questo spettacolo. Oltre il fatto che si tratta del mio live, ed ovviamente deve piacermi, è una cosa che consiglio di vedere. C’è tanto lavoro dietro ed è una cosa molto particolare.
Concludiamo l’intervista proprio sulla scia di questo disco prossimo e dei live futuri. Quando e dove possiamo venire a sentirti in questo 2020?
Il calendario non posso ancora anticiparlo. Però, sicuramente, ci saranno serate al “Linoleum” di Milano e poi tornerò a Roma. Il 30 di gennaio sarò a Bologna. Altri appuntamenti li troverete presto sui miei social. Appena sarà completo il calendario daremo tutte le informazioni più precise. In ogni caso, spero di girare il più possibile.
Ti auguro di girare soprattutto in estate.
Esatto, così magari non mi capitano più alberghi senza riscaldamento.