– di Martina Zaralli –
Se avete iniziato a leggere questa pagina pensando che Synchronizer sia un disco, voglio fare subito una precisazione. Synchronizer non è un disco. O almeno non solo. Il nuovo lavoro dei Piqued Jacks è un manuale di dedizione.
I quattro di Buggiano conquistano subito mente e cuore con un album che profuma delle migliori selezioni alt-rock tipiche della scena britannica, incanalandone gli echi in undici tracce di impeccabile composizione, con la quale scrivono una mappa sensoriale curata al dettaglio per un viaggio dentro una mai sopita ribellione al mainstream. Pubblicato lo scorso 19 marzo – prima prova per il catalogo INRI – il sincronizzatore mette in luce tutta la bravura e tutta l’energia della band toscana, confermandola tra i nomi più interessanti del panorama musicale internazionale.
Per ogni paesaggio descritto, i Piqued Jacks riescono a tracciare un sentiero sicuro in cui ritrovarci. Ogni elemento è proprio dove deve essere. Non importa che la nostra anima sia pronta a correre sulla ruvidità del rock di “Golden Mine” oppure a tuffarsi nel caleidoscopico pop di “Elephant”, a rinascere nell’introspezione di “Every Day Special”, oppure a puntare dritta alla vertigine funky di “Purgatory Law” (a mio avviso la migliore traccia del disco). Non importa se vogliamo abbandonarci nella morbidezza di “Call My Name”, oppure nel synth di “Dancer in Time”, pezzi questi imperlati dalla collaborazione con Francesco “Fry” Moneti dei Modena City Ramblers: la potenza di Synchronizer va al di là dei generi o delle etichette, e risplende in ogni sfumatura sonora del disco, presentandoci un lavoro completo, maturo e pieno, tanto da mettere in ombra qualche leggera frenata in alcuni passaggi, forse dovuta a un’attenzione orientata principalmente alla pronuncia in inglese del testo.
Canzoni nate dopo ore di jam session, nella ricerca del giusto sound, brani vissuti come unico credo e registrati nell’estate del 2020 tra l’Italia e l’Inghilterra: da Rubiera nello studio Esagono con Stefano Riccò e Francesco De Nisco, a Londra, nei Matrix Studios con Julian Emery (Nothing But Thieves) e al 123 Studio con Brett Shaw (Florence + The Machine), passando per New Castle nei suoi Silk Mill Studios, dove si sono ricongiunti a Dan Weller (Enter Shikari), produttore anche del precedente lavoro della formazione.
Ispirato dalla magia di uno stormo di uccelli in volo – come raccontano i Piqued Jacks – Synchronizer è lo strumento per ricalibrare la bellezza della vita sulla forza dei legami, vero motore per migrare lontano dall’ansia del futuro, sorvolando le difficoltà con una splendida coreografia collettiva. Proprio il concept del disco è alla base di Synchronair, lo speciale release party in programma sabato 27 marzo a partire dalle ore 16,30 in diretta streaming dall’Aeroporto di Capannori (Lucca). Un volo acrobatico da oltre 4000 metri d’altezza per poi salire sul palco e suonare tutte le tracce del disco.
I Piqued Jacks ci hanno regalato un manuale di dedizione. Di perseveranza. Il talento non basta, servono lavoro e sperimentazione costanti per fare davvero la differenza. L’album conferma le aspettative verso una formazione che ha la stoffa per distinguersi, aggiungendo alla loro discografia (che vi consiglio di recuperare se non li seguivate da prima) un altro rilevante tassello. Spero di trovarvi d’accordo se concludo scrivendo che Synchronizer è, a questo punto, anche un manuale di ambizione.