– di Martina Zaralli –
La fortuna aiuta gli audaci, nulla di più vero.
Non a caso, “Suerte” è l’audace esordio di Banadisa, che con dodici tracce ci porta nella sua personale geografia, in cui le acque del Po lambiscono le rive della Colombia, del Venezuela, del Perù. Nel debutto del progetto musicale di Diego Franchini, il cantautorato italiano contemporaneo incontra la cumbia e l’elettronica, in un loop di sperimentazioni sonore che fondono le atmosfere regionali del Polesine con quelle più internazionali del Sud America.
Pubblicato lo scorso 8 ottobre per La Tempesta Dischi, e anticipato dalla doppia release “Riva del Rio/Vita” a cui ha fatto seguito “2121″, “Suerte” è sicuramente un’alternativa da tenere in considerazione tra le nuove proposte musicali. Lo è senz’altro per la volontà di calcare la memoria delle tradizioni nelle linee dei paesaggi polesani, raccontando con la musica l’importanza del senso di appartenenza, una stella polare da tener ben presente per poter (per saper) poi navigare verso altri confini. Una coscienza dei luoghi delle origini che unita alla curiosità musicale si è trasformata nella scelta coraggiosa di legare i cori delle Mondine con il folklore sudamericano.
Il cantato in italiano si intreccia con quello in spagnolo (o meglio, in castellano) portandoci così dentro l’esordio di Diego Franchini in cui ogni canzone contribuisce a disegnare una parte della mappa per la ricerca di un nuovo linguaggio con il quale descrivere gli stati d’animo e i pensieri più intimi e profondi. “Esta cumbia que me cura”: un’esplorazione a tratti mistica che – per “Suerte” – inizia da un punto di vista artistico nell’autunno del 2016, passa per lo studio del produttore Fed Nance nel 2018, in quello di Mattia Cominotto nel 2020, e che si esprime al meglio in brani come “Trecintas de Oro”, “Cumbia del Bendito”, “Popà son tanto stanco”, seguiti da “Campo” (con Maria Mange Valencia) e “Mercado”, i più sperimentali del disco.
Già parte della grande famiglia dell’Istituto Italiano di Cumbia (nato sotto la guida di Davide Toffolo) Banadisa ci presenta un lavoro che dal punto di vista testuale riempie il disco di scenari fantasiosi, atemporali e surreali. Immagini non definite, parole avvolte nella foschia tipica della pianura del veneto meridionale, che ne sfuma i contorni e se da una parte, in questo modo, viene lasciata piena libertà a chi ascolta di interpretare il significato delle canzoni, dall’altro il rischio di non comprenderlo è dietro l’angolo.
Ma la fortuna aiuta gli audaci. Senza paura “Suerte” recupera elementi tipici delle zone del Po e li trasforma in un’identità di più ampio respiro, aggiungendo così alle tante sfumature della cumbia anche quella polesana.