Tempi lenti, lentamente misurati, tempi di censure fisiche e di distanze apocalittiche… sono tempi che restituiscono l’uomo al silenzio ma non alla sua natura ed è il tanto caffé a salvare forse dalle “non abitudini” di questo nuovo tempo. Stefanelli prende dalla sua valigia di viaggio un intero sapere di musica e di suono e con uno stereo a cassette realizza quasi tutte le registrazioni di questo disco che diviene poi molto figlio del digitale, dell’editing, lavoro che richiama l’elettronica pop anni ’80, lavoro in bilico tra il distopico e il main stream alla The Giornalisti. Si intitola “No Coffee” ed è un esordio interessante firmato da Stefanelli… interessante…
Elettronica sfacciatamente anni ’80 ma con quel piglio della scena indie attuale… che mi dici?
S. Non ho mai fatto mistero della mia passione per la musica di quella decade. Credo però che sia più il basso “sfacciatamente” anni 80, con il chorus e la distorsione digitale, che l’elettronica. Sono tantissimi i progetti di quegli anni che ammiro tantissimo e ritengo, inoltre, che le ballad migliori siano state scritte proprio in quel periodo.
Disco figlio del lockdown… come nasce la produzione? Tutta a distanza?
S. La produzione è avvenuta tutta a casa mia appunto durante il lockdown. Qui avevo solo il mio basso, una tastierina e un registratore a cassette che ho utilizzato come preamplificatore. Finite le registrazioni riversavo tutto sul pc e giravo i file a Massimo De Vita (voce e penna di Blindur) che mi ha aiutato nella produzione del disco.
Quando poi ci siamo rincontrati abbiamo missato ed ultimato il tutto.
Dunque possiamo dire che prima ancora della scrittura sono i suoni ad avere una collocazione proprio a fronte delle distanze fisiche tra i musicisti?
S. Sono perfettamente d’accordo. I suoni hanno sempre una collocazione per chi è pronto a coglierla. I musicisti vanno e vengono e mi sembrano da sempre l’ultimo anello della catena.
In acustico come suonerebbe un disco come “No Coffee”? Ci hai mai pensato?
Si,i brani credo si prestino ad una veste acustica. Mi capita spesso di suonarli con il pianoforte e mi divertono tanto così. Comunque vedere per credere quindi aspetto con ansia un vostro invito per suonarvele live piano e voce.
E il vintage anche dentro il video di “La rota” e non solo… perché questo tornare indietro oggi va così di moda secondo te?
Si. Guardare indietro per capire cosa siamo è da sempre la strada che ci consente di crescere. Il punto è però utilizzare gli strumenti giusti per far proprio un linguaggio ed evitare imitazioni ed usi impropri. Il video de “La rota” è stato girato durante i giorni del _reset festival 2020 ed è stato bellissimo far parte di quella realtà.