– di Giuseppe L’Erario –
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Arianna Del Giaccio, in arte Ariete, è una cantautrice nata ad Anzio (RM) nel 2002 che inizia ad approcciarsi allo studio della chitarra e del pianoforte sin dalla più tenera età, appassionandosi alla scrittura e componendo i primi pezzi qualche anno dopo. Ad agosto dell’anno scorso fa capolino sulla rete il suo primo singolo “Quel Bar”, che raggiunge un buon numero di visualizzazioni su YouTube, tant’è che il 15 novembre il brano viene pubblicato su tutti i digital store. Passata per le fila di X-Factor, viene successivamente scritturata per il suo primo EP “Spazio”, un mix di brani lo-fi dove la giovanissima cantautrice affronta alcune tematiche nate tra le stanze di una cameretta, nel pieno della confusione adolescenziale, e in preda alla prime delusioni amorose.
Ariete con questo primo prodotto discografico crea un microcosmo tutto personale che le serve per sopravvivere all’immenso potere del mondo esterno. In particolar modo, ad emergere dalla sua interpretazione, è un malessere dovuto ad una fase esistenziale delicata, all’insegna di uno spaesamento emotivo, ma ricca di spunti sonori che riflettono l’attenzione dedicata all’ascolto di artisti che evidentemente hanno segnato la sua esperienza compositiva.
“Spazio” è un EP che si basa su un ventaglio di basi ritmico-melodiche minimali, le quali risaltano la “semplice” interpretazione della giovane artista romana. Le tracce si sposano dall’amore pericoloso di “Amianto”, raccontato su una base elettronica dolce e malinconica, a “Pillole”, un brano di tradizione rap volutamente monotono e nevrotico, ma con un ritornello orecchiabile, per passare poi alle reminiscenze di “Solo te”, una base un po’ più ritmica, ma sempre esile dal punto di vista melodico in cui domina l’abbandono della frivolezza giovanile.
L’EP, inoltre, presenta brani come “Avrei voluto dirti”, leggermente più esplicita rispetto alle altre tracce, sostenuta da un basso che quasi imita la dichiarazione diretta della cantautrice. “Riposa in pace”malauguratamente si rivolge a qualcosa di sepolto per ritrovare la pace, quella dimensione tanto ricercata in un rapporto stabile; la canzone vanta la collaborazione vocale di Drast (Marco De Cesaris), rapper e producer napoletano, unica voce maschile di risposta alla peronazione della giovane artista. In chiusura il brano “Insicuri”, si pone all’apice del racconto “patetico” di Ariete, che a posteriori presenta un’analisi lucida del suo rapporto amoroso forzatamente messo alle spalle.
Lo stile di questa giovane artista potrebbe essere inserito nella “Bed Room Pop” il cosiddetto “pop da camera”, un sottogenere tipico dei nativi digitali che, almeno dal punto di vista della scrittura, improvvisa una sorta di riduzione del taglio di artisti come Calcutta, o più “domesticamente” di Gazzelle. Il “pop da camera” è un fenomeno internazionale che ha visto tra i pionieri artisti come Shawn Mendes e l’italiana Birthh, nome d’arte di Alice Bisi, ventenne toscana che ha composto, arrangiato, prodotto e suonato tutti i brani del suo album di debutto “Born in the Woods”. Questa nuova variante di cantautori “fai da te” pone l’accento sulle nuove pratiche compositive, che differiscono da quelle adottate un tempo dai più famosi cantautori della storia, i quali sicuramente componevano “in solitaria”, ma con la differenza sostanziale che nessuno di loro aveva a disposizione la tecnologia casalinga per produrre autonomamente un disco già confezionato e immediatamente pronto per il mercato discografico.