– di Riccardo De Stefano –
Fino a qualche tempo fa, diciamo fino a marzo 2020, se parlando di musica usciva fuori l’argomento “Roma”, prima o poi si finiva a parlare di Spaghetti Unplugged. Perché, volenti o nolenti, tutto quanto a Roma prima o poi passava per il principale evento musicale della Capitale, quell’open mic che era molto di più di una serata, diverso dal mero concerto e più inclusivo degli alienanti show nei palazzetti.
Con una formula efficace (brevi show aperti a opermicers e ospiti più o meno prestigiosi) Spaghetti a Roma è riuscita a creare una scena musicale ricca e vincente, al punto di espandersi a Milano e Bologna.
Tutto sembrava far presagire un trionfo nazionale e poi, beh, diciamo solo marzo 2020. Sembrava tutto finito, e in città, negli ultimi due anni, il silenzio era calato drasticamente, almeno fino a qualche settimana fa quando l’annuncio del ritorno di Spaghetti Unplugged ha significato la promessa di un ritorno di una scena musicale intera.
Un cambio di location, ora all’Alcazar, una periodicità contenuta (2 volte a mese) e il rischio di un biglietto di ingresso potevano spaventare il pubblico, ma nella serata del 3 aprile, la prima del nuovo corso, l’Alcazar è esploso di persone, che fino alle 2 di notte hanno riempito il locale ascoltando le performance musicali.
Il Solito Dandy, Nuvolari, cmqmartina e la secret guest Noemi hanno riportato il pubblico sotto il palco, e noi indietro nel tempo, facendoci dimenticare questi due anni di immobilismo disarmante.
E la cosa non può che farci stare bene: se torna Spaghetti, e in maniera così forte, significa che si può tornare a pensare alla musica dal vivo con sufficiente coraggio, e ripensare il futuro adesso finalmente con ottimismo.
Abbiamo parlato con Gianmarco Dottori, che insieme a Davide Dose e Giovanni Romano forma il trio di teste a capo di una squadra ormai enorme e sparpagliata per l’Italia: con Gianmarco, abbiamo riflettuto su cosa significhi tornare ora e cosa ci aspetta per il domani.
Sono stati due anni impegnativi, anche per l’evento della scena romana, che è Spaghetti. Che mondo era prima del Covid e come vi siete trovati in questo momento di pausa?
È stato come avere una bella macchina per andare in Formula 1 e a un certo punto doverla chiudere in garage. È stato un periodo di lunga attesa, abbiamo cercato in tanti modi di riprendere, qualcosa siamo anche riusciti a fare. Ad esempio nella prima parte della pandemia abbiamo cercato di usare l’online. A questo punto siamo ai banchi di partenza, vedere le persone chiuse in gabbia è stato strano. Mi conosci, sono uno che vive di questo, è stato impegnativo. Al tempo stesso però il fermo ci ha dato la possibilità di fermarci e ripensare all’intera struttura. Con Davide e Giovanni l’idea era di ripartire a gennaio; partenza poi rimandata perché a gennaio ancora si poteva. Ad oggi la situazione è un pochino più sotto controllo, abbiamo tirato fuori la macchina dal garage.
La macchina sembra un po’ cambiata però: si passa dall’essere un evento settimanale a bimensile.
Sì, e questo servirà a creare eventi più particolari e un’attenzione diversa. Ci saranno eventi studiati ad hoc e pieni di sorprese: come sai a Spaghetti succede di tutto. Stiamo vivendo un momento di ripartenza, per questo abbiamo pensato di poter diluire un po’ l’evento, ma nessuno nega la possibilità che da qui a settembre possa tornare ad essere un appuntamento settimanale. Però già rimettere in sesto tutto non è stata un’operazione semplice, ci sono voluti coraggio e follia, perché un’operazione matta. C’è tanto amore per quello che facciamo e cerchiamo di metterci la massima cura. Ora è un po’ diverso, stiamo prendendo un nuovo corso, abbiamo fatto un po’ di rebranding. Stiamo implementando tutta la parte web, stiamo sviluppando un’applicazione per le prenotazioni. Questo periodo è servito a questo, a differenziarci, provare a fare un evento non necessariamente settimanale, parzialmente diverso da prima, vedi il cambio location. Anche questa è stata una scelta di rebranding, poi l’Alcazar è il posto che negli ultimi mesi ha tenuto più botta. Certo, cambiare location porta anche un cambiamento di pubblico, è tutto nuovo. Sicuramente su Milano questa ripresa verrà più naturale, anche perché l’Apollo è rimasto quello.
Bologna invece?
A Bologna partirà il 10 aprile.
Come vi muoverete in queste città in cui siete ospiti?
In ogni città abbiamo delle squadre di lavoro e per ogni città un direttore artistico. Per Roma conoscerai bene Livio Ghilardi, comunque per ciascuna città abbiamo lasciato molto margine di manovra ai singoli direttori artistici, proprio per cercare di rimanere legati al territorio con professionalità della città in cui ci troviamo. C’è sempre un po’ di romanità legato a questo, è giusto sviluppare una rete che sia il più vicino possibile a questa di Spaghetti.
Quando è iniziato Spaghetti, nel 2013, il mondo musicale era molto diverso. Poi c’è stata l’esplosione dell’indie e della scena romana, voi siete stati un po’ i padri di parte di questo movimento. Che fine ha fatto quella musica?
Secondo me è stato un ambiente, più che un genere, in cui gli artisti sono cresciuti. Da questo punto di vista non c’è mai stato un genere, ma una rete su cui si sono sostenuti determinati artisti. Questo l’abbiamo visto, osservato, agevolato e cavalcato, come era giusto che fosse, proprio perché era inevitabile. Abbiamo visto esplodere determinati progetti artistici che erano cresciuti con noi. Adesso ci siamo aperti anche ad altri generi, seguendo i gusti del pubblico. Il pubblico è completamente diverso rispetto al 2020 e non sono passati due anni, ne sono passati 200. È giusto avere un occhio su tutti i progetti validi. Se una corrente esiste bisogna andare anche in parte verso la corrente.
Un’altra caratteristica è l’elemento “discovery”. Gli emergenti sono quelli che hanno trascinato, punterete ancora su questo o andrete verso una dimensione più standardizzata degli eventi?
È sempre un po’ randomico. Noi abbiamo agevolato tantissime realtà e non ti nascondo che se ci fosse una nuova dimensione trap, un progetto techno o altro, saremmo felici di vederlo crescere. Penso ad Ultimo, che veniva da noi da ragazzino, ai Måneskin, diametralmente opposti. Da sempre cerchiamo di mantenere un occhio il più ampio possibile. Personalmente, sono legato alla forma canzone, però mi piace lasciarmi stupire. Preferisco cambiare idea su alcune cose, piuttosto che avere tante certezze. Abbiamo dato la possibilità ad ogni tipologia di proposta musicale di salire sul nostro palco.
Venti parole per convincere una persona che non ci è mai stata ad andare a Spaghetti?
Chi viene da noi troverà sempre una casa, piuttosto che rimanere chiusi in camera c’è la possibilità di trovare personalità, calore umano, musica dal vivo. Il pubblico è attento, è lì perché vuole ascoltare chi c’è sul palco. Chi sale sul palco ha una responsabilità, non è una serata come le altre. È una casa per chiunque abbia voglia di salire su un palco. Uscite dalle vostre camere perché a Spaghetti c’è un’altra casa.
Una volta il claim era “Il saloon della canzone romana”. Siamo passati da un salotto a una intera casa.
Sì, beh, tutto cambia. Cerchiamo sempre di alzare l’asticella nel corso del tempo e proporre cose sempre diverse. Non c’è mai la percezione di finire dentro un club freddo, è una festa, una famiglia, una community. Ci piace l’idea del saloon. La possibilità di crearsi contatti è quello che dà più valore alla serata in sé. Spaghetti va utilizzato anche dagli artisti. Stiamo sviluppando una serie di cose per agevolare ancora di più l’inserimento di progetti artistici all’interno del progetto discografico. Daremo una mano anche agli emergenti, proponendo delle aperture. Anche il suonare con un artista sul palco è una cosa impagabile, anche nella costruzione di un ricordo professionale. Non sai mai quello che può succedere, capitano cose, vengono artisti. In tutto questo c’è la nostra preparazione artistica attenta e differenziata.
E poi ci sono gli spaghetti a mezzanotte.
Assolutamente sì, la formula rimane invariata! C’è open mic, possibilità di suonare, non bisogna portare nessuno strumento, spaghettata, jam session a sorpresa. Chi più ne ha più ne metta.
Ricetta per un piatto di spaghetti?
Mia personale? Io vado sul classico, aglio, olio, pomodorino fresco!