SITRA, al secolo Alessandra Del Grosso, fa il suo esordio con un brano che sembra provenire dalle righe berlinesi di qualche industrializzazione notturna. L’underground in bilico tra pop e dub con questo singolo dal titolo “Noi”: l’amore che si consuma, che lascia spazio a quei silenzi che fanno male e non si sa come riempire. L’amore tossico… sempre più il centro di una vita che sfugge. Bello il visual ciclico che campeggia in rete.
Il silenzio è un punto chiave anche nelle liriche. Certi silenzi fanno decisamente rumore (cit.)… vero?
I silenzi fanno decisamente più rumore perché raccontano stanchezza emotiva oppure lasciano spazio all’irrisolto. In “Noi” racconto un silenzio stanco. Non ci sono più parole utili per recuperare la relazione.
Bello il visual… la ricorsività in fondo è manifesto di questa tossicità nella vita?
Il Visual vuole rappresentare, attraverso il senso della vista e del tatto, le parole: lontananza e vicinanza. Il darsi le spalle e l’abbracciarsi. La ricorsività rende protagonisti i gesti.
E questo colore blu, contrasti adeguati a mascherare i volti… solo puro gusto estetico o è una simbologia anche questa?
La scelta del colore blu richiama alcuni colori della copertina e racconta attraverso la psicologia del colore: la fiducia. Sentimento che vacilla nella storia del brano e che mi permette di romanzare meglio la canzone. La scelta di lasciare i volti poco chiari ha l’obiettivo di mettere in primo piano il gesto e il movimento danzato.
Il suono sposa l’hip-hop… ma ha forti radici anche dentro l’underground di fine anni ’90 o sbaglio? Che ne pensi?
Ascolto ed ho ascoltato di tutto ma sembra che il sound di fine anni 90 si sia fortemente radicato nella mia memoria… e non mi dispiace! Appartiene alla mia infanzia e adolescenza.
Arriverà il disco?
Già pronto fuori dal cassetto! È un Ep variegato. Non dico altro. Lascio un po’ di suspense.