– di Naomi Roccamo –
I concerti sono tornati. Lo scrivo con una certa eccitazione e con lo stupore di chi ha già letto questa frase di recente più e più volte. Mi suona addirittura quasi obsoleto, o comunque familiare, e quindi sì, son tornati per davvero e da un po’. Tralascerò le mie riflessioni su come, anche questa volta, si possa constatare con quanta rapidità ci si abitui di nuovo alle cose, soprattutto quando si tratta di cose belle, e su come questo possa rendermi in parte nostalgica, quasi delusa mentre do per scontato che si riparte come se nulla fosse. Ma il bello è proprio questo.
Al mio primo accredito di un concerto ho riservato la giusta euforia che meritava, anche dopo una giornata di lavoro già intenso e dopo aver sbagliato entrata del parco e aver girato in tondo insieme a una coppia, anch’essa sventurata.
Il live, con protagonisti Ditonellapiaga, Marco Castello e Vipra, è scaldato dalla partita Belgio-Italia (spoiler: abbiamo vinto) e sembra che a tutti freghi qualcosa a riguardo, ma non è così. Si respira aria di cose finalmente possibili.
Riconosco delle facce più o meno conosciute, altre che credo di conoscere; l’effetto di questi eventi estivi è che poi trovi tutti lì, anche chi non vorresti. Ahhh, l’estate!
Comunque Ditonellapiaga parte a bomba nella sua giacca sfavillante verde mentre carta “Morphina” e se qualcuno non la conosce è sicuramente felice di farlo sul momento. Ce lo regala tutto, il suo EP, Morsi, e termina con “Per un’ora d’amore”, la canzone che sua non è ma vorrebbe che lo fosse.
Va bene la mascherina, va bene tutto, ma fateci stare in piedi a ballare.
E ci si passa davanti, nessuno si preoccupa di prendere il posto a nessuno, per molti è solo una scusa per bere birra e chiacchierare con leggerezza.
Se si sposta lo sguardo a sinistra del palco ci si ritrova faccia a faccia con le luci del Colosseo quadrato.
Poi dice qualcosa a proposito della vita che è triste e bisogna abituarsi a questo, ma ci incoraggia dicendo che dopo avrebbe suonato “Brava gente”
E infatti dopo arriva Marco Castello. Il suo colore è il rosso, o almeno quello a cui l’ho associato tutta la sera per la maglietta che indossava (sarà la stessa che indossa nella copertina del disco? Chi lo sa):
La sua esibizione è pulita, essenziale; chi lo vuole ascoltare lo ascolta. Gli altri si perdono qualcosa. Ci sono dei problemi tecnici e lui lo fa notare cantandolo, dandosi dello “scarso”, “il più scarso”.
Super groove e sicilianissimo, ce lo ricorda: canta “Avò”, la sua ultima fatica, e quando è partita io non voglio dire di aver pensato a Mac De Marco, ma spero che qualcuno lì in mezzo ci abbia pensato, ecco.
“Cicciona” live è ancora più bella, quasi quanto sentire mi hai disegnato un cazzo sul diario o se non ci provi adesso sei un puppo, finalmente. Ma che ne potete sapere voi dei modi di dire siculi. Quello che probabilmente possono sapere e sanno tutti è che “Stranizza d’amuri” del Maestro è sempre emozionante sentirla, specialmente a quasi due mesi dalla scomparsa.
Doveva essere il più atteso e invece forse è arrivato tardi, quando l’energia del pubblico si era un po’ sperperata. Vipra ha dei capelli indiscutibilmente meravigliosi che saltano insieme a lui non appena mette piede sul palco con “Siamo seri”.
Riesco a percepire l’hype e la voglia di spaccare tutto. Ci dice che per la data a Milano era stato accompagnato da un piccolo attacco di panico, invece qui a Roma, chissà perché, va tutto bene.
Parte il “Tram” e forse percepisce una certa mancanza di calore: «Raga nel 2021 non si canta più, dai, basta con questa storia!», ridendo e riferendosi all’autotune.
Io, completamente in fissa con il suo album Simpatico, solare, in cerca di amicizie non sono d’accordo con i miei compagni di pubblico. Speriamo abbia visto che qualcuno si stava divertendo molto.
A un certo punto, per “Cancella file”, invita sul palco Fulminacci, una cosa in amicizia, easy. Prima stava in giro a scattarsi selfie con chi aveva il coraggio di andare a scocciarlo in quella situazione di totale chill (io, palesemente), poi lì accanto a Vipra, e sì che si sono divertiti.
Mr. Monkey, invece, oltre ad essere super presente nella produzione del disco, lo spalleggiava per tutto il live con un stile non indifferente.
Per le altre collaborazioni del disco, “Baby Mama”, con Margherita Vicario e “Tagadà” con cmqmartina, nessun incontro a sorpresa. Impensabile per me non ballare con quest’ultima in sottofondo. Per quella con gli PSICOLOGI “Ciao bella” lo dice: «Se questa volete ballarla ballatela».
Non si suonava da più di un anno, ha ragione! Riacchiappate quell’entusiasmo! Va bene che la fregna si merita più applausi, però…!
E poi chi era fan di Vipra quando non si trattava solo del Vipra “Ragazzino”, il primo singolo rilasciato da solista e quindi, giustamente, l’ultimo ad essere suonato, li aspettava e se li aspettava con tutto il cuore, i Swrrxwland. Infatti eccoli che salgono, prima Osore, poi Tremila, silenziosi e dritti al punto, dritti dove tutti volevano finire: parte “Facebook”. Bella regà, ve la ricordavate?
A questo punto siamo rimasti in pochi, siamo fedeli, passiamo sempre più avanti, sempre più vicini al palco. Qualcuno prova a chiedere un po’ di più, a gridare “Piazza Polonia” o “Lasciami qui”.
Ma si tratta solo di un reminder dolceamaro, lo sappiamo, come quando si precipita troppo velocemente in un ricordo e poi la realtà ritorna spavalda.