Un rap dalle forme canoniche, anacronistiche per molti aspetti. Simon Cole lo sa bene ma sa anche come immergere il tutto dentro un fluido potentissimo di immersioni spirituali e di un vissuto privato che, sotto altra guisa, potrebbe servire a tantissimi. “Panico” è un esordio importante che mette a nudo se stessi, che si gioca carte liquide di suoni digitale, urbano, un sentire in downtempo che sa di quella provincia meccanica e cantilenante degli anni ’90. C’è nebbia, ma anche tantissima rinascita.
Esordio per Simon Cole e ovviamente partiamo dalla cosa più scontata che c’è: che vita c’è dietro questo nome d’arte?
Tanta passione, tanti sacrifici e una costante voglia di superarsi e migliorare. Sono una persona con tanti sogni, non riesco a stare fermo e ad accontentarmi di ciò che ho, sono sempre alla ricerca di quel qualcosa in più che immagino potrà migliorare la mia vita.
Il rap urbano ha forti radici americane… almeno così le sento… tutto questo perché in fondo è da li che sei passato o arrivi?
La prima volta che sono nato è stato il 6 febbraio 2001 in Italia, la seconda è stato nel giugno del 2018 quando mi sono trasferito in Texas. L’America ha cambiato la mia vita e ha senza dubbio influenzato la mia musica.
La scena indie italiana in che modo ti ha influenzato?
Credo in nessun modo. Non conosco bene la scena Indie Italiana e non l’ho mai ascoltata più di tanto, non è un genere che mi trasmette molto anche se ci sono artisti che ne fanno parte e che considero di grande talento.
E in generale quali sono le tue radici per il suono e la forma? Insomma Simon Cole da quali ascolti proviene?
Come hai intuito amo il rap americano, mi piace la musica anni 80, la country, la indie/folk alternative americana e ascolto anche tanto pop. Da piccolino ascoltavo anche tantissimo rap italiano. Il mio artista preferito è Post Malone.
La fragilità è una chiave di questo disco… ne sei venuto fuori o sei ancora in cerca di un suono buono per uscirne?
Ci sono momenti in cui sono ancora molto fragile, ma i miei sogni riescono a tenermi in piedi e a mandarmi avanti.