La copertina che richiama quel famoso “Horses” del 1975 è solo una delle tantissime citazioni che troveremo dentro questo nuovo (e per molti) atteso disco di inediti di Silvia Conti. Si intitola “Ho un piano B”, disco americano diremmo noi, disco che da quel blues de “L’incrocio del diavolo” che sembrava anticiparci un poco tutto il prossimo futuro, ha deviato totalmente verso un suono assai roots.
«Questo disco è in realtà un “altro” disco. Mi spiego meglio.
Nel febbraio del 2020 siamo usciti con un singolo, “L’incrocio del diavolo”, un bel bluesone che avrebbe dovuto fare da apripista a un album che sarebbe uscito nell’ottobre dello stesso anno. Questo nei nostri piani. Non avevamo tenuto conto però del disastro che da lì a giorni avrebbe cambiato il percorso del progetto, ovvero la pandemia. Tutto si è bloccato, compreso il nostro disco blues. Durante il periodo di isolamento forzato io ho continuato a scrivere, Bob “Mangione” ha stravolto arrangiamenti e il disco ha improvvisamente cambiato veste e direzione: da blues a rock! Del lavoro originale è rimasta un’unica canzone, le altre sono state messe da una parte, forse le utilizzeremo in futuro». Silvia Conti
Che poi a tutto questo sembra legarsi un libro: si intitola “Gli anni sprecati” libro scritto dal padre di Silvia Conti nel 1989 e che troverà finalmente la pubblicazione in concomitanza proprio con l’uscita di questo suo nuovo disco di inediti. Per quanto siano due opere che avranno una vita distinta l’una dall’altra, sono comunque mondi ed espressioni artistiche unite da una stessa sostanza: ovvero uno sguardo sul mondo e sull’umanità che lo abita. Tante le connessioni come accade nel brano “Inverno 1944 (Mačkatica)”, direttamente ispirato a uno degli episodi raccontati nel libro.
Sul fondo della tracklist, troveremo una personale versione di “Bella Ciao”: non è solo la conclusione di tutto l’ascolto ma è anche e soprattutto la conclusione del percorso umano di entrambi, di un padre e di sua figlia… il percorso di due partigiani.