– di Vincenzo Gentile –
Terrazzo, caffè e nuvole sulla testa con qualche squarcio di azzurro. Quello con i Sick Tamburo è un incontro fra persone che condividono pensieri e riflessioni sulla musica di oggi, ma soprattutto sul loro nuovo album.
Esperienze pregresse molteplici e di successo, poi l’esordio nel 2009 con questo nuovo progetto. Oggi tornate con “Paura e l’amore” – La Tempesta Dischi. Quanto è cambiato il mondo e la vostra musica?
Già nel 2009 il mondo era stravolto dai social, la musica era già digitale. Oggi è ancora diverso. L’uso della musica è cambiato ancora. Siamo tutti appresso a Spoti-qua o Spoti-là. In pochi acquistano dischi, ormai anche i brani in digitale non si comprano più.
L’amore è l’antidoto alla paura?
L’amore abbassa il disagio creato dalla paura. Se riuscissimo a capirlo forse alcune cose non accadrebbero. La paura ce l’abbiamo sempre, è nella tasca sinistra, ma l’amore è nella tasca destra. Ci dimentichiamo solo di averlo.
Amore = rispetto?
Certo, l’amore che raccontiamo è fermarsi, conoscere quello che hai davanti, ti identifichi, cominci a provare sensazioni, emozioni. Quando conosci l’altro la paura svanisce.
Messaggi positivi nella musica esistono ancora?
Non c’è un modo giusto di scrivere qualcosa. Puoi scrivere cose frivole e comunque fare un gran pezzo. Come puoi scrivere testi più impegnativi. Ma nella musica non devi per forza parlare di questo o di quello, devi scrivere quello che ti senti. Le idee possono stare in piedi anche su una banalità, fare una gara a chi è più impegnato è inutile.
Suoni ricercati, idee chiare. La nascita del disco è stato un lungo viaggio?
L’idea era già in testa, in questo caso siamo partiti un po’ prima per provare a fare le cose con calma in fase di registrazione, con un mese di anticipo. In quel mese però, una volta in studio, abbiamo realizzato un upgrade di tutto quello che avevamo deciso. Quel mese ha portato qualcosa in più. Poi però il missaggio è rimasto alla fine, come sempre.
Cos’è per voi la musica “Indie”?
In sé non vuol dire niente, noi siamo rimasti al concetto di indie come musica alternativa, sono in pochi oggi a farla. Quello che ha spostato gli equilibri è la nuova musica leggera italiana. Possiamo dire indie per la produzione, non per il genere. Oggi dire che fai musica leggera sembra quasi un’offesa. Comunque se prende tutto questo spazio e ha tutto questo successo, per definizione, non può essere alternativa. Se piaci all’80% del pubblico non sei alternativo, sei pop, non è offensivo.
Nota a margine. Lo spritz bianco dopo l’intervista ci stava tutto.
Grazie Sick Tamburo.