Tema sempre nebuloso quello che riguarda la SIAE, sul quale si dice tutto ed il contrario di tutto, ma tra debiti, lacune e presidenti indagati qualcosa si muove.
Vuoi per un libero mercato che prova ad affermarsi e sta costringendo il monolite dei diritti d’autore ad ammorbidirsi ed adattarsi ai tempi, vuoi per le pressioni delle realtà che lavorano all’interno dell’ambiente musicale (associazioni, cooperative e professionisti) o di parte delle istituzioni, di cambiamenti se ne stanno (timidamente) accennando.
Tralasciando l’argomento principe dell’ultimo mese, ovvero la vicenda Paoli, si è discusso molto ultimamente di due cose: decreto sulla cosiddetta “copia privata” e agevolazioni per i piccoli concerti.
Copia privata:
Facciamo un po’ d’ordine.
L’ equo compenso per copia privata non è un’invenzione recente del Ministro Franceschini, viene introdotto da una legge del 1992 per riconoscere un contributo forfettario agli autori (iscritti a SIAE, in quanto detentrice del monopolio) a fronte del diritto di realizzare copie di opere protette per uso privato. Per intenderci la pagavamo anche prima del decreto Franceschini del 2014, per i CD (e le care vecchie musicassette) vergini sui quali copiamo gli album da ascoltare in macchina, ad esempio. È evidente che tale legge vada aggiornata di pari passo con l’evoluzione tecnologica dei supporti che quotidianamente utilizziamo per ascoltare e registrare musica. Nel 2009 il compenso viene esteso a chiavette USB, schede di memoria e simili, nel 2014 a smartphone e tablet.
Sui risvolti di questa estensione (tra cui l’aumento dei prezzi dei dispositivi applicato dalle aziende produttrici) si è parlato già moltissimo, quindi andrei avanti.
Agevolazioni per i piccoli concerti:
Per fortuna ci sono gli inglesi, dai quali, in fatto di musica, possiamo solo che imparare.
E infatti ha origine proprio dal Live Music Act (legge che in Inghilterra ha stimolato la realizzazione di piccoli concerti agevolando i live club in materia di licenze e permessi) la legge numero 112 del 7 ottobre 2013, detta Legge Bray.
La questione è semplice: per eventi fino a un massimo di 200 partecipanti e che si svolgono entro la mezzanotte del giorno d’inizio la licenza è sostituita dalla SCIA (Segnalazione Certificata d’Inizio Attività), un’autocertificazione. Un modo (a costo zero) per alleggerire notevolmente le pratiche necessarie e la burocrazia per i gestori dei locali che, ad oggi, è stata applicata solamente dai comuni di Firenze e Vercelli (altri si stanno attivando).
Ma cosa c’entra la SIAE in tutto questo? Al momento ancora nulla. Anche se voci di sgravi dei costi SIAE si sono ventilate il lungo e largo, ad oggi dalla Società Italiana Autori ed Editori abbiamo, ufficialmente, solo l’impegno di valutare la questione, nulla ancora di concreto.
Proviamo ora a pensare (e qui prendo spunto da un interessante articolo de Il Fatto Quotidiano) di vivere in un paese civile, organizzato, dove una onesta e solida società di collecting si ritrova da un giorno all’altro un incremento bello sostanzioso di introiti, senza un destinatario specifico. Cosa potrebbe farci?
Proviamo quindi ad unire i due argomenti di cui sopra.
Franceschini e l’ormai ex presidente SIAE Gino Paoli si sono ufficialmente impegnati, al momento della firma del decreto per l’estensione, affinché tutte le categorie di titolari dei diritti di copia privata impieghino una quota di tali somme per la promozione di giovani autori e artisti e di opere prime. Quale occasione migliore per incentivare, attraverso tale incremento di introiti, l’attività live dei piccoli artisti e degli emergenti!? Mai come in questo caso le vicende si possono intrecciare con facilità.
Qualcosa in realtà l’hanno già fatto, dal gennaio 2015 SIAE ha reso gratuita l’iscrizione e la quota annuale per gli autori under 30, sicuramente un segnale di attenzione nei confronti dei giovani da non sottovalutare. Gratuità che ci auguriamo venga allargata anche agli editori under 30, affinché i giovani autori si iscrivano affiancati dai loro giovani editori e non vadano in mano sempre alle solite edizioni major e ai grandi editori italiani che hanno in mano oltre il 90% del mercato. Un modo per fare da start up anche per le nuove imprese editoriali della discografia.
Tanto c’è ancora da fare e gli ambiti di applicazione sono un’enormità, anche per riacquistare una credibilità ormai persa e per incentivare la crescita della nuova musica in Italia.
Noi di ExitWell non abbiamo mai risparmiato critiche nei confronti di alcuni meccanismi della SIAE e dato molto spazio alle realtà che in quest’ultimo periodo si sono proposte come alternativa concreta, ma come ha detto il nostro Riccardo De Stefano durante la conferenza sul diritto d’autore organizzata da Soundreef allo scorso Medimex: “il problema non è tanto il monopolio, quanto il fatto che chi detiene il monopolio non riesce ad adattarsi alle nuove necessità”. Ora, sicuramente anche grazie a queste nuove alternative, in SIAE qualcosa sembra muoversi, proviamo, per una volta, a vedere le cose in senso propositivo.
Francesco Galassi