Si intitola “Welcome to Wasteland” questo esordio firmato dalla cantautrice Serena, italiana di stanza a Londra capace di sfoggiare un suono distopico che troppo spesso abbandona i cliché inglesi per traghettarsi ovunque nel mondo, da Berlino a New York passando anche per il nostro “pop” – con tante opportune virgolette di sorta. Disco di sofferenza e di emancipazione, disco di consapevolezza ma soprattutto, in luogo delle tante sospensioni distorte nella forma notturna delle sue intenzioni, disco di ferite certamente curabili ma fin troppo aperte ancora oggi. La riflessione è un percorso lungo e faticoso e questo disco ne testimonia il sangue come il silenzio, il rammarico come la nostalgia… certamente, anche la nostalgia fa parte del suono di Serena.
Finalmente il video ufficiale. Un brano sintetico e privato, di te, del tuo amore, del tuo modo di reagire. Eppure non è questo il brano che potrebbe rappresentare tutto il disco, sei d’accordo?
Si e no, credo che ogni brano possa rappresentare l’EP: Wasteland è in ogni traccia. E forse non credo spetti nemmeno a me decidere quale brano sia il porta bandiera, credo fermamente che una volta pubblicata, la musica diventa di chi l’ascolta, non è più solo mia.
Una domanda che va dietro le righe, come questa canzone: che c’è dietro ogni festa secondo te?
Dietro ogni festa c’è la voglia di essere nel momento, dimenticandosi di tutto cio che ci sta attorno, nel bene e nel male. È giusto? si, solo se non ne abusi.
E come pensi di essere tornata a casa dopo la “festa” di questo disco?
Sicuramente stanca (come si torna poi a casa dalle migliori feste eheh). E con tanta consapevolezza in più nelle mie forze: far uscire un disco indipendentemente non e’ una passeggiata, ma ho imparato tanto e ora mi sento pronta per nuovi traguardi.
Le luci notturne somigliano pienamente a tutto il sound e le intenzioni di questo lavoro. Perché la notte e non la luce del sole secondo te?
Perché è come se appena calassero le tenebre siamo più in contatto con noi stessi, con i nostri desideri e paure più profonde, con la nostra parte più vera, quella che spesso tendiamo a nascondere alla luce del sole. Quante volte ci diciamo di andare a dormire presto, poi restiamo alzati a fissare il soffitto perché quel pensiero che abbiamo cercato di scacciare tutto il giorno è tornato a gran voce, più rumoroso che mai?! Sembra un paradosso, ma e’ proprio quando c’è buio che non possiamo nasconderci da noi stessi.
Chi è Serena oggi dopo questo lavoro? O meglio, forse, cosa sta diventando?
Aver pubblicato Wasteland mi ha reso una persona più libera. Quei brani, nati, cresciuti e maturati in me, stavano diventando un peso che mi portavo dietro e avevo bisogno di spazio per fare posto a nuove canzoni. Adesso più che mai ho voglia di continuare a sperimentare con i suoni, incorporare più strumenti e più generi alle mie produzioni e non vedo l’ora di sentire cosa ci salterà fuori.
Quante opportunità sprecate, quanta energia sprecata in questo mondo. Come reagisci e come ti rapporti ad essa?
Con tanta rabbia. Ma la rabbia è distruttiva ed io sono un’artista. Allora la prendo e cerco di trasformarla in qualcosa, qualcosa che possa costruire nuova energia a sua volta.