Esce giovedì 9 settembre 2021 “Happy Gospel” di Sebaa (fuori per Waves Music Agency), un nuovo capitolo che ci avvicina all’uscita dell’EP di debutto Butterfly Radio. Ecco i primi minuti di quello che sarà un mondo stratificato e complesso di influenze, rigorosamente senza genere. Sebaa è dunque un rapper atipico: la musica diventa uno strumento per dire la propria, un esercizio di stile per migliorarsi. Ne abbiamo approfittato per parlarne con lui.
È vero quello che si dice? Che il periodo d’oro del rap sta per giungere a termine? Come hai vissuto questo periodo in cui rap e trap sono considerati generi da classifica?
Fra rap e trap non faccio distinzioni dato che le seconda non è altro che un sottogenere che si è evoluto e ha visto una crescita negli ultimi quindici anni. Il rap da classifica è quello che si suona nei club e in un periodo storico in cui club sono chiusi ritengo logico che di conseguenza il genere ne risenta, ma non ne vedo un “declino”: basti vedere le vendite che sono state fatte da un album come Persona in un periodo in cui non c’è la musica dal vivo. Da sei anni a questa parte il rap domina le classifiche ma sono convinto che piano piano arriveremo ad un momento in cui le classifiche saranno popolate da molti generi diversi, rispecchiando tuti i lati della musica.
Quali sono i tuoi ascolti ultimamente?
Ultimamente sto ascoltando parecchio Childish Gambino e Lil Wayne per quanto riguarda il panorama pù urban. Ma come al mio solito sono una persona a cui piace andare nel passato per recuperare brani e album di anni che non ho potuto vivere, ultimamente per esempio ho ascoltato molto gruppi un po’ acid come i Funkadelic o i Parliament di George Clinton, artista che ho conosciuto in Aquemini, un album degli Outkast.
Credi sia importante ascoltare altra musica, nel momento in cui si sta facendo della musica propria?
Credo che gli ascolti siano fondamentali, io credo nello studiare, nell’ascoltare e ascoltare, prendere il meglio ovunque e poi riproporlo alla propria maniera, altrimenti non è innovazione. Ogni tanto risulta difficile, perché magari tendo ad analizzare un brano senza capirne il lato più emotivo, altre volte invece non ho le competenze per farlo, ma l’unica soluzione a ciò è studiare e lasciarsi trasportare dalla musica.
Quali sono i generi musicali che conterrà Butterfly Radio, il tuo disco?
Sarà un EP hip hop con influenze da altri generi, come neo soul, r’n’b, pop ed elettronica, dalla trap e da tanti altri sottogeneri dell’hip hop. Sarà un EP vario, credo che un amante del genere difficilmente si annoierà e invece chi ne è esterno potrà trovare qualcosa di più incline alle sue corde da un brano piuttosto che da un altro.
“Happy Gospel” è un esercizio di stile?
Sì, “Happy Gospel” è un esercizio di stile e un flusso di coscienza, il modo perfetto per entrare nel viaggio di Butterfly Radio. Io non sto più nella pelle e ho tantissima musica nuova, che aspetta solo di essere ascoltata!