– di Riccardo De Stefano
foto di Beatrice Fraioli-
Devo dire la verità, è bello ritrovarsi per una volta in un Paese che per una settimana intera ha parlato solo di Lucio Corsi. Quante volte accade che un artista di talento venga celebrato, elogiato, ricercato così tanto?
Serviva evidentemente Sanremo per far parlare tutti noi di questo sottile alieno, uscito fuori dalla silenziosa Maremma per ricordarci che un altro mondo è possibile (basta credere agli occhi anche quando si chiudono). E, per carità, la pressione e il chiacchiericcio social a volte è stordente, col suo profluvio di “ma chi è questo” da una parte, e i “Lucio ti adoro” dall’altra. Tra chi cade dal pero adesso e chi invece rivendica conoscenze lontane a mo’ di orgoglio.
Ma la verità è che Lucio Corsi non è affatto uno sconosciuto, né un outsider. Ha compiuto il suo giustissimo percorso artistico, partito ormai dieci anni fa, poco più che ventenne, all’inseguimento di una canzone d’autore poetica e sognante e via via avvicinatosi al glam rock. A metà strada tra i suoi amati Flavio Giurato e Marc Bolan.
No, Lucio Corsi e tantomeno Brunori Sas non sono assolutamente outsider.
Lucio Corsi già nel lontano 2017 era stato scelto, insieme a Francesco Bianconi dei Baustelle, come sorta di “modello” per una sfilata di Gucci. E parliamo di Gucci, dico. Sempre nel 2017 il MEI, nell’edizione romana del MEIllennials, lo insignì di un premio (e io ero presente, per dire), cosa che fece ancora una volta nel 2023. Lucio Corsi da anni partecipa ai più importanti festival musicali italiani, come lo Spring Attitude nel 2023 a Roma o il Mi Ami nell’edizione scorsa a Milano. E sempre nel 2023 ha aperto il concerto degli Who – e dico, gli Who – nell’unica data italiana a Firenze.
Il problema non è che Lucio Corsi è stato scoperto adesso, magari grazie a Carlo Verdone o, ovviamente, al secondo posto a Sanremo.
Il problema è che al pubblico – non solo l’ascoltatore occasionale, ma anche a quello leggermente più attento – non interessa nulla.
Come si fa a dire che un artista al quarto album, con questo curriculum, è “una scoperta”?
Il dramma sostanzialmente è che alle persone, della musica, interessa poco, se non nulla. Che il motivo per cui il pop italiano è tornato a fare schifo è che vince solo la narrazione imposta dall’alto, la diffusione verticale della musica. Perché a tutti noi preme molto di più sapere della vita personale di Fedez, di Tony Effe e di Naska che andarci a sentire gli artisti che suonano dal vivo. Ma neanche, basterebbe anche solo domandarsi chi sono quelle persone che stanno nei festival italiani.
E a voi Lucio Corsi adesso piace solo perché è andato a Sanremo. Altrimenti sarebbe rimasto lì a continuare la sua assolutamente rispettabile carriera, ma senza “sfondare”. Perché tutti ci lamentiamo di Sanremo, di X Factor e dei talent, ma poi sono le uniche cose che ancora oggi arrivano a chiunque. Stiamo ancora parlando della televisione, nonostante con Internet potremmo conoscere tutto e tutti istantaneamente.
Lucio Corsi ha dominato questo Sanremo perché ha avuto l’occhio delle telecamere su di sé, prima rapite da quell’esile essere umano, con la faccia dipinta e il vestito strano, poi dalla follia del duetto con Topo Gigio e infine vincente nella sconfitta, perché il secondo posto è dei romantici, il primo è per i potenti.
La vera domanda che dobbiamo farci tutti, oggi è: perché un artista come Lucio Corsi, che da 5 anni è sotto contratto con Sugar – che non è una major, ma in Italia se la gioca – sia così colpevolmente nascosto agli occhi delle persone, della televisione, della radio, dei professionisti, del grande pubblico?
Perché nel 2025 un artista è ancora costretto ad andare in Tv, rinforzando l’idea che solo tramite la televisione – e quindi tramite le stesse dinamiche che ci danno immondizia pop scritta da 5 autori in croce a ripetizione – si possa “sfondare”?
Quindi, il punto dell’articolo sta tutto nel suo titolo: se voi non sapevate o conoscevate Lucio Corsi è perché non ve ne fregava niente. Non vi interessava nulla di lui, perché non vi interessa sapere che in Italia c’è gente brava che prova a dire qualcosa. E non c’è nessun dito puntato contro nessuno, nessuna colpa. Ma è così. Siamo tutti distratti dal chiacchiericcio, dal gossip, dai talent, dalla tv, dai finti personaggi che provano a dire qualcosa e non fanno nulla di reale.
Che questo Sanremo sia una lezione: Lucio Corsi non è l’unico in Italia. Sappiatelo. C’è gente oggi che prova a dire e fare qualcosa di importante. Gente come, ad esempio, Emma Nolde, Post Nebbia, Coca Puma, Anna Castiglia, Marco Castello e tantissimi altri che stanno lì a fare musica, in questo momento, e non è difficile scoprire chi sono e cosa fanno. Riattivate la vostra curiosità, ricercate chi ha qualcosa da dire, adesso. Così alla prossima occasione potrete dire “io lo conoscevo da prima”.