– di Assunta Urbano.
Foto Tomas Coppi –
Verso la fine del 2012 Alessio Mazzeo dà il via al suo percorso artistico con il nome Sativa Rose. L’inedito Linguaggio Superficiale porta il musicista e la sua band a partecipare ad Area Sanremo.
Dopo una pausa di cinque anni, il progetto riprende con una maturità maggiore. Tra le esibizioni su un palco e l’altro, vengono pubblicati due singoli: Sciarada e P-XYZ, registrati a Milano con la collaborazione di Enea Bardi alla produzione, e quelle di Federico Dragogna e Massimiliano Santori.
Il 13 marzo scorso è uscito per Grifo Dischi il nuovo pezzo Milano Nord, che racconta in una chiave diversa esperienze personali di Sativa Rose.
Domani sarà disponibile su tutte le piattaforme digitali il videoclip.
Che oggi è in anteprima su ExitWell.
E proprio di questo abbiamo parlato con l’artista.
Il 13 marzo è stato pubblicato il tuo nuovo singolo Milano Nord. La prima cosa che mi piacerebbe chiederti è cosa significa far uscire un pezzo proprio ora e qual è, secondo te, il ruolo dei musicisti in questa circostanza.
Di riflessioni ne abbiamo fatte tante. Ti saltano tutte le date in due giorni, così come le interviste, le ospitate, e tu eri pronto da mesi. Neanche puoi berci su con gli amici. La gente chiusa in casa, avvolta da una cappa di incertezza, le notizie che sembrano bollettini di guerra. Ciò che, però, generalmente si dimentica è che qualsiasi progetto, quando esce, ha alle spalle mesi di preparazione. Ufficio Stampa, Management, Distribuzione, Edizioni e Booking, sono realtà che devono lavorare in concerto, e necessitano di mesi di preavviso. L’uscita del 13 marzo, venerdì per altro, era stata decisa a fine dicembre, ma a inizio marzo ero stato messo davanti all’evidenza che sarebbe stato difficile promuovere un singolo in un clima del genere. Alla fine, con il mio manager, abbiamo deciso di tenere la release. Principalmente perché abbiamo ritenuto che la gente ha bisogno di intrattenimento, di evasione, specialmente nei momenti difficili. Il ruolo dell’artista, in realtà, è proprio questo. La musica, in particolare, ha sempre fornito una spalla su cui piangere, è sempre stata colonna sonora della nostra vita e compagna delle nostre emozioni. Almeno da noi, che lavoriamo nell’intrattenimento, una parvenza di normalità deve arrivare. A costo di rinunciare a gran parte delle entrate, perché nell’indipendente la cosa che ti fa davvero andare avanti sono i live, dopotutto.
Un romano che in un brano parla di Milano, positivamente, è alquanto insolito. Raccontaci della nascita di questa canzone e che importanza ha a questo punto del tuo percorso artistico.
Milano Nord nasce d’emblée. Ero seduto al tavolino di un bar, c’era un sole bellissimo ed ero con la ragazza di cui parlo nel testo. Mi è venuta la melodia del ritornello in testa, mi sono alzato e le ho inviato un vocale per memorizzarla. Sapevo che sarebbe stata forte. Per il mio percorso artistico può essere importante da una punto di vista contenutistico, perché mi mancava un brano così. Anche se non è una canzone d’amore, credo sia un primo approccio in tal senso. Ad ogni modo non sono io ad avere l’ultima parola sulla scelta dei singoli. Le mie canzoni racchiudono ricordi e ognuna di loro è importante per me.
Per quanto riguarda l’annosa diatriba Roma-Milano, la mia vita ormai si divide tra queste due città, sia per motivi di lavoro, sia per motivi affettivi. Sono due città completamente differenti e vanno vissute con approcci differenti, ma questo lo senti proprio dal sapore che ti danno vivendoci. Io dico: Roma per viverci, Milano per lavorarci. Milano è efficiente, pulita e a misura d’uomo, Roma è caotica, trascurata e dispersiva. Però forse proprio per la sua grandezza è molto più ispirante e romantica di Milano. Quello che voglio dire è che a Roma, se vuoi staccare, puoi trovarti proiettato in un film di Woody Allen. Puoi andare in centro e non parlare italiano per tutta la notte, diventare compagno di bevute, amante o Cicerone di ragazze e ragazzi della tua età provenienti da ogni parte del mondo. Puoi svegliarti in una casa dove non eri mai stato prima, o in un hotel, e andarti a bere un caffè a Sant’Eustachio. Poi puoi farti un giro nei quartieri popolari, vedere la gente che stende il bucato sui fili, i bottegai di quartiere intrattenere i loro clienti di una vita, pranzare in una trattoria persa tra i vicoli, col vino della casa; dove mangi da Dio con pochi soldi ed il proprietario esce dalla cucina con il canovaccio sulla spalla per chiederti com’è andata. Poi magari ti offre un amaro. Milano è troppo piccola ed omogenea, la gente è più distaccata, anche se più produttiva. Poi, allo stesso tempo, il tipo di turismo è diverso.
Il video, in uscita in anteprima oggi 23 marzo e domani 24 marzo ufficialmente disponibile al pubblico, mostra la città lombarda in pieno e continuo dinamismo così come tutti l’abbiamo sempre conosciuta, con dei colori in bilico tra il blu ed il viola. Da cosa ha avuto origine l’idea per queste immagini?
Milano è la città più “mitteleuropea” che abbiamo. Era bello utilizzarla come palcoscenico. L’idea era proprio questa, catturarne la bellezza ed il dinamismo. Per il resto abbiamo lasciato fare a Simone (Il Regista di Telefonini), lui aveva già un’idea chiara in testa. Un girato semplice, con un approccio lo-fi che rimandasse all’underground.
Questa esperienza visiva tra parole e musica, che prendono forma tramite i colori, è stata realizzata, per l’appunto, con Il Regista di Telefonini, che in precedenza ha già lavorato con I Tristi e Leo Pari. Come è stato collaborare insieme?
Con Simone, a pelle, abbiamo subito avuto un’intesa particolare. Sicuramente, essendo sempre stato molto restio ad apparire nei miei video, era fondamentale trovare qualcuno che riuscisse a creare una sorta di comfort zone attorno a me, soprattutto per quando avremmo girato all’aperto. In questo, devo dire, Simone è un maestro. Mi sono trovato benissimo a lavorare con lui.
Un cambiamento del tuo viaggio è stato quello recente, che ti ha visto entrare in Grifo Dischi. Tu stesso hai dato una grande rilevanza alle etichette discografiche, in un post su Facebook, ricordando che hanno dato l’ispirazione ad un film cult come 24 Hour Party People e una serie televisiva, come Vinyl. Quanto incide sul tuo modo di fare musica questo passaggio?
Sul mio modo di fare musica non credo andrà ad incidere molto. Piuttosto, inciderà sul mio stato d’animo quando farò musica, che sarà molto più focalizzato e rilassato. Era tutto quello di cui ho sempre avuto bisogno. Quelli che vivono di musica che conosco vivono perennemente in bilico tra entusiasmo ed oblio. E le ansie e le incertezze, che sono molto frustranti, possono bloccare. Sapere di avere alle tue spalle una realtà che ti segue a 360° e che crede in te è fondamentale. Dà progettualità al tuo lavoro e gli crea attorno un ambiente sano.