Poetessa Sara Piccolo, artista che mette sempre grande attenzione alla parola e che forse avremmo preferito ascoltare in italiano (come accade solo nel brano “Errata corrige”) ma è anche vero, va detto, che questo suono che attinge a piene mani delle visioni country e folk irlandesi, poco avrebbe dialogato con la lingua nostrana. Ci avviciniamo alla lirica e alla scrittura di “Uolofifi”, nuovo lavoro di inediti, tra antiche radici… che il futuro è distante e forse non sempre utile allo scopo.
Disco di totale devozione folk. Qualche piede nel country e tanta Irlanda. Una radice antica per te?
Una radice antica, si. Credo che oltre le influenze musicali che sono state molto legate al country vecchio stampo americano per alcuni periodi e poi sicuramente irlandese, questa “antichità” possa risiedere anche nel fatto che sono cresciuta in campagna ed ero spesso in compagnia dei miei nonni. Tutto l’immaginario country/folk che ho vissuto l’ho sempre ritrovato in moltissimi brani a cui sono legata e che riuscivano a raccontare anche la quotidianità della vita fuori città.
Che poi in “Errata corrige” canti in italiano… e cambia anche molto la tua voce. Come mai questa scelta di stile?
“Errata Corrige” è un brano che si è scritto quasi da solo, è nato in pochissimo tempo e non c’è stato un momento preciso in cui ho deciso di scrivere in italiano. Quello che volevo dire è venuto fuori nella mia lingua, l’ho sentita come una eccezione, un brano che testimonia le mie origini ed è stato molto interessante il processo di scoperta della mia voce, che sembra molto diversa, forse più graffiante e “istintiva”.
Quanto questo disco è raccolto dal vivo? Parlando di produzione hai lasciato molte cose in presa diretta? E penso al brano “You’re Not an Irish Guy”…
Si, il mio intento è sempre stato quello di non mettere troppa distanza tra la radice e la raffinatezza che i brani acquisiscono durante il lavoro in studio, con “Uolofifi” sono stata legata moltissimo al processo invece che al prodotto finito. “You’re not an Irish Guy” ne è l’esempio, un brano nato quasi in chiusura dell’album del quale ho voluto conservare l’aspetto più intimista, registrando in presa diretta, come è accaduto per altri brani.
Ovviamente il verde, la natura, l’aria aperta… ovviamente anche “On the road again” come omaggio a chiusa… che sia un disco di rinascita?
Si, per me questo disco rappresenta un ponte tra ciò che ero e ciò che sono, una fotografia di un momento di vita in cui ho messo insieme tanti pezzi di un puzzle e la creatività ha fatto il resto.
È proprio una ri-nascita in un certo senso, che mette in vita e dà precedenza alla speranza e alle infinite possibilità che la vita ci dà piuttosto che soffermarsi sugli ostacoli trovati durante il cammino.
E un video? Sono canzoni decisamente ricche di visioni…
Per adesso ho pensato ad un live in studio, vero, nudo e crudo. Sicuramente ci sarà un video che darà la possibilità di sposare e ampliare l’immaginario di brano come “Mr.Bean” ad esempio.