– di Giuseppe L’Erario –
Nessuno ricorda niente è un concentrato di racconti e speranze di ragazzi di periferia sintetizzati in un esordio discografico acerbo ma concreto dal punto di vista sonoro, con riferimenti a luoghi fisici e mentali nascosti e molto spesso dimenticati di chi non ha vissuto l’agiatezza della parte più facoltà della città. I Santamarya utilizzano diversi espedienti musicali per declinare il loro punto di vista artistico, in particolare si fa notare il raddoppio di voce all’unisono per rafforzare un’osservazione presa da una lente che riflette il “giusto”, e per sottolineare la doppiezza di quest’epoca evanescente sempre meno attenta alla profondità dei valori umani.
Con il brano d’apertura “Fantasmi” (a proposito di evanescenza) salta all’orecchio quel godevole ingresso funky che regala una buona dose di grinta e ritmicità, e che sicuramente dona orecchiabilità al brano. Il discorso sonoro continua con “Ti porterò con me”, una traccia che ricorda i migliori Franz Ferdinand a metà tra l’indie e la new wave; questa canzone celebra una storia d’amore ricca di ricordi e dinamismo relazionale.
La title track “Nessuno ricorda niente” è sicuramente quella più radiofonica, ma anche quella più “indie” sia da un punto di vista musicale che testuale; è la canzone di un addio non voluto, almeno dal punto di vista dell’autore, dissidente nel raccontare la sua storia. “Fiori di gesso” è un brano che racconta il ricordo di condizioni sentimentalmente precarie, intese un po’ come ornamento, piuttosto che come fondamento, un po’ come i fiori di gesso. “Cooper” è un omaggio all’anomalo detective Cooper, agente speciale dell’FBI della celebre serie Twin Peaks. Egli per investigare sul brutale omicidio di una studentessa liceale locale molto popolare Laura Palmer ha una consueta abitudine: quella di registrare su microcassette le sue osservazioni quotidiane e i suoi pensieri riguardo al caso di cui si sta occupando rivolgendosi, mentre parla, ad una misteriosa donna chiamata Diane creando così un rapporto onirico e immaginario fatto di sogni divinatori che non fanno spazio alla logica.
Infine, “Amsterdam”, con un sound anni Novanta, fotografa l’immagine di un ricordo felice di famiglia con la speranza che tale condizione possa ritornare al più presto. L’EP d’esordio dei Santamarya fa riflettere sulla situazione coercitiva attuale della nostra società, il continuo e incontrastato dinamismo sociale che cattura il nostro tempo lasciandoci poco spazio per carpire quel che resta della semplicità e dei momenti più sinceri a cui dovremmo dedicare più attenzione.