La prima serata del Festival vede trionfare Chiara Ferragni più che la musica, anche se è Blanco a rubare la scena. Tra i cantanti, deludono Mengoni e Ultimo e sorprendono I Cugini di Campagna e no, non è uno scherzo
– di Riccardo De Stefano –
Disclaimer. Queste sono le mie pagelle, e come tali, sono puramente soggettive, oltre che molto poco seriose.
Prendete i voti e i giudizi con leggerezza. Se vi ci ritrovate, buon per voi, se siete in disaccordo, ce ne faremo tutti una ragione!
Rieccoci qua, ancora una volta, a parlare di Sanremo, giunto alla sua 73esima edizione. Prima serata con 14 artisti in gara, tutti in competizione senza più separazione Big e Giovani, con il voto della giuria della Sala Stampa a decretare la prima classifica parziale. Insieme ad Amadeus e Gianni Morandi, sul palco questa sera Chiara Ferragni, la regina incontrastata della social sfera, che in quanto promotrice del nulla, su quel palco si trova perfettamente a suo agio. Regge bene la scena e regala il momento social più grosso dell’anno con la creazione del profilo Instagram di Amadeus, che diventa super virale. Promossa a star della serata, più di un Morandi che va poco oltre il marginale ruolo di vice Fiorello (senza averne il brio).
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Il grande rischio di Sanremo è di annoiare gli spettatori con il suo profluvio di ospiti, gag orribili, monologhi retorici e quel senso di plasticoso buonismo conformista.
E questo c’è stato, eh, perché c’è stato, ma almeno abbiamo avuto anche il privilegio di assistere a un Blanco che perde la testa sul palco pensando di essere in un contesto standard (e non uno zoo per piccoli e medi borghesi timorati di Dio): per i problemi tecnici che non gli hanno permesso di cantare, Blanco spacca la scenografia a base di rose – per il suo brano “L’isola delle rose”.
Oltre al momento meme che va a contendersi il podio con quel “Dov’è andato Bugo” di morganiana memoria, gli va riconosciuto il merito di averci fatto dimenticare, o almeno di aver messo in secondo piano, l’insostenibile monologo di Chiara Ferragni, che ci tiene in maniera particolare a ricordare a tutti quanto lei sia una donna forte che ce l’ha fatta da sola contro tutti, in una spremuta di ego che credo non abbia prodromi nella tv italiana. In una serata dedicata a lei, questa ulteriore celebrazione potevamo tutti risparmiarcela.
LE PAGELLE DELLA PRIMA SERATA DI SANREMO 2023
Ma se lo show ha retto, tra alti e bassi (vedi l’auto-omaggio che i Pooh si sono fatti, nonostante sia ormai palese che non sono più in grado di cantare), Sanremo ci fa anche parlare, forse suo malgrado, della gara tra gli artisti Big, comprensiva anche di due nuove proposte vincitrici di Sanremo Giovani.
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Anna Oxa – “Sali (Canto dell’anima)” | VOTO 5
Torna a Sanremo una veterana del Festival, quella Anna Oxa che non ha proprio chiaro come gestire le dinamiche delle sue esibizioni. “Sali” non è un brutto brano. Il testo è scritto (così dicono i credits) da Francesco Bianconi dei Baustelle, ma la Oxa si impegna a renderlo inintelligibile al pubblico a casa, tanto che alla fine sembra un brano di Thasup. Un paio di vocalizzi a rischio meme chiudono il cerchio di una esibizione inutilmente sopra le righe di un brano che sa un po’ di compitino.
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gIANMARIA – “Mostro” | VOTO 4
Già da come scrive il suo nome, invertendo maiuscole e minuscole, si capisce che gIANMARIA è un tipetto giovane tutto matto. Ma di maiuscolo il nostro Gian ha solo il nome, visto che il suo ruolo è quello di perfetto tassello giovanile nel pacchetto promo sanremese. Uscito da quel Sanremo Giovani in mano alle major per capitalizzare e fare cassa a discapito di gente decisamente più brava. Il personaggio quasi che funziona, col ciuffetto biondo sbarazzino, la camicia aperta nonostante ci siano tipo 2 gradi e la delivery vocale alla “Tananai appena sveglio”. Un altro di quelli che fa pop, senza rendersi conto che fare pop sulla carta è facile, ma poi servono idee, e in “Mostro” neanche l’ombra.
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Mr. Rain – “Supereroi” | VOTO 1
Mr. Rain è uno di quelli che in teoria vende tantissimo, in pratica non so perché, tanto è tutto digitale e ti domandi chi possa bersi una roba del genere. Credo che “Supereroi” sia quanto di peggio abbia mai visto sul palco di Sanremo, dai tempi di Emanuele Filiberto e Pupo. Persino peggiore dell’odiosa scimmia che balla e dell’altra vecchia che balla. Qua fortunatamente non balla nessuno, ma sfortunatamente qualcuno ha avuto l’idea di prendere un coro (in playback) di bambini, a cui mettere le ali bianche da angioletto e fare sedere intorno Mr. Rain, in un momento da Mediaset anni ’90 che forse neanche il peggior Berlusconi avrebbe potuto pensare. “Supereroi” è esattamente questo: una sbrodolata saccarinosa di frasi da diario di scuola che dovrebbe spingerci emotivamente a commuoverci perché i bambini tenerelli fanno sempre commuovere, col risultato di mostrarci una messinscena posticcia e cafona. Se questa è la Tv di Stato, non so in che stato siamo.
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Marco Mengoni – “Due vite” | VOTO 5
Marco Mengoni è un ottimo interprete, e questo nessuno glielo toglie né toglierà mai. Purtroppo “Due vite” è una delusione totale. La strofa, interessante, sembra andare verso un power pop, e invece si incaglia in un ritornello che non decolla e non concretizza le premesse (e le promesse) melodiche. Il vincitore dichiarato (o sarà Ultimo?) porta un brano che se vince non ci fa urlare allo scandalo, ma si piazza nettamente indietro i vincitori degli anni scorsi. Un pezzo mediocre nel complesso.
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Ariete – “Mare di guai” | VOTO 6
Il dream team degli autori, cioè Calcutta-Dardust, ci riporta alle memorie indie del 2017. Va detto che chi ha deciso di conciarla in quella maniera meriterebbe la fustigazione in pubblica piazza, trasformando la reginetta del “bedroom pop” in una specie di incrocio tra il Michael Jackson di “Thriller” e Roberto Benigni in “Tu mi turbi”. “Mare di guai” è nel concreto un buon brano, se non ottimo, trascinato in basso dalla performance di Ariete che vince in classifica, ma non convince mai sul palco, mancando evidentemente le doti da performer e il carisma necessario per dominare il palco. Se questo talento c’è, è “nascosto in piena vista”, canzone de I Cani incidentalmente ricordata nella melodia del ritornello.
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Ultimo – “Alba” | VOTO 4
Ultimo rimane Ultimo e alla fine se tutto cambia, le persone rimangono sempre quello che sono. “Alba” si trascina tutti gli stilemi del suo autore: testi banali e retorici, con questa enfasi sempre esasperata fino al diventare caricaturale. Il brano è ancora più moscio di quello di Mengoni, il che è sorprendente, e il fatto che Ultimo non abbia voce e non riesca mai a rendere efficaci i suoi brani non aiuta. “Alba” è scritta per vincere Sanremo, e forse ci riuscirà, speriamo di no (in fondo fa molto ridere quando dice “ho avuto i briiiividiiiiii“). Intanto, la (sempre pessima comunque) giuria della Sala Stampa lo piazza al quarto posto.
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Coma_Cose – “L’addio” | VOTO 6
“L’addio” è il brano che ormai ci aspettiamo dai Coma_Cose, un innocuo brano pop che del rap delle origini non ha nulla, di nuovo focalizzato, in maniera autoreferenziale, su di loro e il loro amore, vagamente stucchevole benché, si spera, sincero. Sono comunque dalla parte giusta della sfera empatica, per cui alla fine gli vuoi bene nonostante tutto. Sebbene inferiore a “Fiamme negli occhi“, che già era inferiore ai loro primi brani, “L’addio” è prevedibile ma godibile, e comunque migliore di tutto quello che è venuto prima nella serata, per cui fa piacere vederli così in alto nella classifica della prima sera, un bel terzo posto sopra Ultimo, il che mi fa godere parecchio.
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Elodie – “Due” | VOTO 6
Elodie, che è una de core, sa come non sfigurare mai nei contesti giusti e riesce a essere sensuale (che poi è quello che la quasi totalità del pubblico maschile vuole da lei, ahilei) senza scadere nella volgarità. “Due” è un brano dignitoso, perfettamente coerente col percorso di Elodie, “moderno” per quanto questo termine abbia significato. Nel complesso promossa.
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Leo Gassmann – “Terzo cuore” | VOTO 6
Il fatto che Leo Gassman sia ancora tra i Big è un mistero, e a voler essere gentili, si sorvola sul suo cognome per giustificare la sua presenza all’Ariston. Il brano lo scrive Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari e si sente tantissimo. Fortuna per Leo Gassman, Zanotti è uno dei migliori autori pop italiani, o perlomeno quando scrive le cose nel suo stile, gli esce sempre qualcosa di valido. Sfortuna per noi, sul palco c’è Leo Gassman che non è Zanotti e quindi si limita a interpretare il brano. Mancandogli il carisma del grande interprete, e tanto più quello dell’autore, si ritrova a girare sul palco facendo le sue cosine per l’odioso Fantasanremo e portando comunque a casa il risultato.
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I Cugini di Campagna – “Lettera 22” | VOTO 7
I Cugini di Campagna dovevano essere la quota cringe del Festival e invece sono la più bella sorpresa della serata. Chiaro che il brano è scritto da Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina, quindi difficilmente rischiava di essere “brutto”, ma seppure di fatto uno scarto de La Rappresentante di lista, si adatta bene al quartetto, che grazie al cielo decide di fare una performance asciutta e credibile. Quindi cosa dire di un pezzo bello eseguito bene e in maniera onesta? Nulla, prendiamoci tutto quanto e ciao ciao, ci si vede giovedì.
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Gianluca Grignani – “Quando ti manca il fiato” | VOTO 6
Sarebbe ingenuo sorvolare su quanto Gianluca Grignani ci ha mostrato negli ultimi anni, le sue condizioni psico-fisiche non ottimali che ne hanno condizionato la carriera. Per me, già vederlo comunque eseguire per quanto possibile il brano (scritto da Melozzi e comunque più che decente) è commovente. Anzi, vederlo eseguire in questa maniera sghemba quest’ode paterna, e il superamento di un rapporto complesso, è quanto di più onesto viene proposto su quel palco, che dell’onestà non ne ha mai fatto vessillo, anzi. Se mi concedete la battuta, il titolo “Quando ti manca il fiato” sembra più un commento alla performance che la descrizione di quello che viene raccontato.
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Olly – “Polvere” | VOTO 3
Dopo un pezzo tutto cuore, un pezzo tutto plastica. Dove non esiste la personalità del cantante sul palco e che potrebbe essere scritto ed eseguito da qualsiasi altra persona senza cambiare nulla nel concreto. “Polvere” di Olly è un prodotto standard, che non dice nulla e non va da nessuna parte, una delle tante canzoni pop di cui non avevamo bisogno e di cui non sentiremo la mancanza, sempre che mai ce ne ricorderemo.
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Colla Zio – “Non mi va” | VOTO 7
I Colla Zio sono divertenti, carini, giovani e freschi. Una di quelle canzoni che può andare benissimo come sparire nel giro di un secondo: un brano che non è sputtanato né trash, il che a volte è un male e a volte un bene. Sono la cosa più fresh su quel palco e si vede che c’è una sincerità di fondo che comunque me li fa stare simpatici. Insomma, “Non mi va” di parlarne male.
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Mara Sattei – “Duemilaminuti” | VOTO 5
“Duemilaminuti” è un pezzo sorprendentemente sanremese. Dico “sorprendentemente” solo perché nei credits compaiono Damiano David, vocalist e frontman dei Måneskin (e autore anche della musica oltre che del testo, il che è tutto da vedere) e ovviamente il fratello thasup (che nel frattempo si crogiola nel brodo di giuggiole della shitstorm blanchiana). Con così tanto senno tra gli autori ci si aspetterebbe qualcosa di fresco e forte, invece la canzone si inserisce nell’innocuo canone standardizzato della “Canzone di Sanremo”, cioè il classico pop mezzo orchestrale spinto da queste melodie in crescendo e dalle note lunghe. Musicalmente superfluo, anche liricamente racconta pochissimo, perché mancando la personalità esuberante del David, Mara Sattei si impegna a fondo e porta casa una performance tutto sommato valida, ma ancora lontana dall’essere riconoscibile e carismatica. E questo, per un’interprete è assai preoccupante.
LA CLASSIFICA DELLA SALA STAMPA
Non nego né negherò mai che reputo la Sala Stampa di Sanremo un guazzabuglio di persone frullate tra loro, tra giornalisti musicali, critici, giornalisti di costume e generalisti, tutti insieme a far parlare le proprie budella e le proprie simpatie, senza minimamente tenere in conto se e quanto ognuno di loro abbia effettivamente la capacità di esprimere un giudizio sensato e ponderato, e comunque mettendo insieme i pareri di ottimi professionisti e di improvvisati e dilettanti allo sbaraglio, cosa che mi ha sempre spinto nel tenermi fuori da quel circuito per non dover capire in quale dei due gruppi mi riconoscerei io.
Detto ciò, ecco quello che la Sala Stampa ha decretato per la prima sera, voto parziale di un parziale degli artisti in gara.
1) Marco Mengoni: “Due vite”
2) Elodie: “Due”
3) Coma_Cose: “L’addio”
4) Ultimo: “Alba”
5) Leo Gassmann: “Terzo cuore”
6) Mara Sattei: “Duemilaminuti”
7) Colla Zio: “Non mi va”
8) Cugini di Campagna: “Lettera 22”
9) Mr. Rain: “Supereroi”
10) Gianluca Grignani: “Quando ti manca il fiato”
11) Ariete: “Mare di guai”
12) gIANMARIA: “Mostro”
13) Olly: “Polvere”
14) Anna Oxa: “Sali”
Se Marco Mengoni in cima non stupisce, e neanche Elodie, vedere invece i Coma_Cose sopra Ultimo mi strappa un sorrisino compiaciuto, più per una sorta di rivalsa contro le aspettative intorno il personaggio (che comunque saranno probabilmente divorate dal voto del pubblico). Curioso l’ultimo posto a Anna Oxa, forse vittimizzata per aver aperto il Festival (i primi voti son sempre sballati) e per l’esibizione sbilenca, mentre l’eroina della Gen Z Ariete all’undicesimo posto è una sorpresa anche per me.
In attesa della serata di mercoledì 8, ci rimane il groppo in gola a ripensare a quei brividi vedendo Blanco devastare le rose del Festival della Canzone italiana nella Città dei fiori. Chissà, alla fine si spera sempre in qualcosa che riesca a tenerci svegli in queste infinite maratone musicali.