Francesca Michielin e Fedez – “Chiamami per nome”
Quando salgono sul palco la prima volta c’è una specie di rotolo di carta igienica che li collega, il che non aiuta a distogliere la testa da accostamenti coprofili. Francesca Michielin e Fedez urlano “vittoria” da ogni poro: lei è la parte melodica, lui quella giovane, e se ci mettiamo l’elemento Ferragnez il rischio cappottone è altissimo. Il brano è sufficientemente generico da poter piacere a tanti, se non a tutti, uno dei tanti brani copia-e-incolla, che potrebbe stare a Sanremo come a una finale di X Factor o di Amici, insomma, in qualsiasi contesto televisivo lo metti va bene. Infatti non è nulla di che. Se Chiara Ferragni schiocca le dita stile Thanos, la vittoria è assicurata. | ▼
Max Gazzè – “Il farmacista”
Max Gazzè non è che abbia molto da chiedere a Sanremo. ormai passati più di vent’anni dalla sua prima apparizione, Max si presenta più come l’artista di mezzo che come quello che deve sfondare sul palco. Si presenta vestito da Leonardo Da Vinci (o quel che è) forse in supporto al leit motiv della serata, cioè spingere la fiction di casa Rai dove c’è la giovane Matilda De Angelis. Se Max Gazzè si divide tra le canzoni profonde e quelle ballerecce, qua va all-in sulla seconda, coi suoi ritmi uptempo e un bel groove di fondo, più un hook furbetto sul “si-può-fare”. Brano facile ma non facilone, sempre più intelligente della media sanremese, dimostrando come si può rimanere ottimi autori senza doversi vergognare di andare a Sanremo. | ☺
Noemi – “Glicine”
Noemi sembra diventata la cantante confidenziale tipica di Sanremo, quella che conosci bene ma non sai bene cosa faccia nella vita, come fosse un amico che non vedi da un po’. “Glicine” è un brano che le si calza bene addosso, scritto col minimo sforzo sufficiente per renderlo decente sul palco di Sanremo. Con i suoi tre minuti dritti e la voce di Noemi che regge bene il graffiato, “Glicine” appassisce lasciando il suo leggero profumo nell’aria, pronto a sparire con l’arrivo dell’estate. | ☻
Madame – “Voce”
Finalmente Madame, quella che in un colpo solo risolve il triplice problema donna-giovane-trap. La giovanissima cantante, ancora adolescente, nella prima serata si presenta “a piedi scarzi” – seppure nata e cresciuta ben lontana dalla periferia romana. Mi domando se oggi basti avere un filo di autotune per essere “freschi”, perché il brano è una sorta di ballad tradizionale filtrata attraverso la produzione di Dardust. Serve in ogni caso portare brani così a Sanremo, perché nei confronti del vecchiume sanremese almeno è una boccata d’aria, ma dovrebbero dare un premio a Dardust piuttosto che a Madame. | ☻
Måneskin – “Zitti e buoni”
I Måneskin invece sono la quota giovani-rock che mancava. In un Sanremo dove Achille Lauro non solo non è più il drogato che infastidisce, ma anzi l’ospite fisso, tocca a qualcun altro portare quell’impianto proto glam che piace ai giovani e alle mamme. E Damiano David alle mamme piace tantissimo. Il brano ha un tiro giusto – e un riff banalotto – riuscendo a dare la giusta adrenalina a una serata addormentata completamente. Se si prendono i Litfiba e gli Afterhours, li si trita per bene e si lasciano sbollentare per una buona oretta, il risultato è “Zitti e buoni”, il cui scopo principale è convincerci che i Måneskin possono fare rock senza essere ridicoli. E, va detto, non sono ridicoli. | ☻