“DEL PIERO” è il nuovo singolo di SAMI RIVER, moniker dietro il quale si cela il giovane cantautore Pietro Gregori, in uscita venerdì 15 luglio e in licenza Believe Digital. SAMI RIVER riprende le redini del suo alt pop e ci presenta un brano dalle chiare influenze nineties con echi di indie rock anglosassone, sublimato da una scrittura immediata e diretta.
Con “DEL PIERO” veniamo scaraventati nel mondo interiore di SAMI RIVER. È un grido soffocato tra le aspettative e la velocità del nuovo mondo; è la sensazione di inadeguatezza generazionale che rimbalza sulle innaturali perfezioni dell’era digitale. SAMI RIVER dimostra di saper scrivere canzoni pop attuali e mai banali, di certo tra le penne più interessanti della nuova wave cantautorale.
Non potevamo lasciarcelo sfuggire, ed ecco cosa ci ha raccontato.
Cosa cosa rappresenta il personaggio di “Del Piero” nel tuo nuovo singolo?
Del Piero nel mio nuovo singolo è come un punto di riferimento, la figura che ambisco a diventare. È ciò che vorrei essere, ma che non sono, metaforicamente parlando. A volte cresci con la convinzione che la strada che ti ritrovi davanti sia l’unica, poi con il passare del tempo capisci chi sei veramente.
E che cos’hanno in comune il mondo del calcio e quello della musica?
Tante cose. In primo luogo, è un lavoro di squadra a tutti gli effetti, anche se poi la differenza la fanno i singoli. E poi la vita è un po’ come guardare una partita allo stadio: un sacco di gente che guarda quello che fai, convinta che al posto tuo farebbe meglio.
E se “Del Piero” non parla di calcio, di cosa parla?
Del Piero è una presa di coscienza, in questo caso, nei confronti di una storia che ‘per fortuna è andata male’. Ho rincorso il me che pensavo di voler diventare per diverso tempo, per poi rendermi conto che forse a volte basta guardare da un’altra parte per trovare il proprio posto nel mondo. Forse anche a causa della sovraesposizione mediatica che ci impone il periodo storico attuale, chiunque è alla ricerca della perfezione (estetica e non) e dà, a mio avviso, troppa poca importanza all’equilibrio e alla crescita personale.
Esiste una scena musicale torinese? Senti di farne parte? Chi ne fa parte?
Sì, ed è molto eterogenea. Sono molto legato alla mia città, anche se da un paio d’anni vivo a Milano. È una città a misura d’uomo, con i suoi pro e i suoi contro. A dire la verità, non mi sono mai sentito parte di una scena o un movimento in particolare. Stimo e rispetto artisti Torinesi di diversa natura (rap, indie ed elettronica per fare degli esempi), ma forse ho sempre preferito il ruolo di outsider. Probabilmente ho sempre fatto fatica a collocarmi in un genere definito, amo sperimentare e lasciarmi influenzare da artisti anche molto diversi da me attitudinalmente.
Il tuo esordio è collocabile nel 2020, anno particolare per tutta la scena musicale. Com’è stato per te? Il Covid ha portato alla fine qualcosa di buono?
Per me il 2020 è stato l’anno della rinascita a tutti gli effetti. Uscivo dal periodo peggiore della mia vita e per quanto la pandemia abbia portato degli scompensi a tutti quanti (me compreso ovviamente), è stato l’anno in cui ho trovato la mia dimensione, musicalmente e nella vita di tutti i giorni. Sono riuscito a trasferirmi a Milano e a rendermi autonomo in termini di produzione. È stato l’anno in cui, forse, ho iniziato a vedere questa cosa della musica più seriamente. Ho inoltre avuto la fortuna di rompere con una persona che forse mi teneva troppo legato alla mia “vita precedente”, che tra l’altro è il tema della canzone.
A cosa stai lavorando oggi?
Attualmente sto lavorando ad un progetto e “Del Piero” ne fa parte. Per il momento non voglio scendere nel dettaglio, ma abbiamo tutti le idee molto chiare sulle prossime mosse.