– di Chiara Bravo.
foto di Danilo D’Auria/Rock in Roma –
Signore e Signori, non poteva andare diversamente.
Non eravamo seduti comodi, forse, in 20.000 a occupare la spianata dell’Ippodromo Capannelle venerdì 12 luglio, ma lo show di Salmo si è rivelato come una miscela così detonante da far rabbrividire il più rock dei concerti, e da santificare in questo modo il Rock in Roma. La folla è quella delle grandi occasioni, quella esaltata e compatta che accoglie i re. Mitico come altri non potranno mai essere, mitico per il pubblico che sembra trovare sopra il palco tutto quello che ama.
Nonostante la sedia a rotelle in cui è costretto a causa di un infortunio alla gamba – modificata e personalizzata in pieno Salmo style – non perde le sue doti d’acrobata. Più che un prete sull’altare, Salmo appare come il re, che è, sì, seduto sul suo trono mobile, ma posseduto dallo spirito di un saltimbanco, il palco il suo regno indiscusso, dove abita con la compagine della band.
Comincia il concerto come comincia l’acclamato Playlist del 2018, con “90 minuti”, esordio indimenticabile per un disco “all you can hit”, che ha riconsegnato il rap al grande pubblico, oltre la trap teen-friendly e l’old school, inizio fomento per uno dei tour di punta dell’estate 2019. Oltre ai brani di Playlist (“Stai zitto”, “Cabriolet”, “Ricchi e morti”, “PXM”), Salmo ha esibito brani dell’ormai iconico Hellvisback (“Mic Taser”, “Giuda”, “Daytona”…), e non sono mancati i carichi da 11 con “Russell Crowe” e “S.A.L.M.O.”, da Midnite del 2013. Naturalmente non sono venuti a mancare nemmeno gli altri 2 cardini del mito Salmo: la Sardegna (con i suoi toni fieramente indipendentisti) e il pogo. Parla “dell’isola più bella del mondo” prima di cantare L’alba, mentre una Bandiera dei 4 mori viene lanciata sul palco (più tardi arriverà anche un reggiseno), e induce al pogo che, però, ricorda “non è una rissa”. Fa dividere in 2 parti la folla come un Gesù Cristo, e di pogare consapevolmente. A fine canzone, raccoglie i pezzi, chiede che venga data acqua agli assetati e di dare spazio a chi è caduto nel delirio. Quando arriva la fine, prima di intonare “Il cielo nella stanza”, chiede anche che si alzino gli accendini, da anni ormai non si vedevano più, ma anche questa volta durano poco rimpiazzati presto dagli smartphone per la canzone più ripresa della serata.
Salmo esce dal palco, rientra, si mette a torso nudo e si mette in piedi (miracolo!), e quello che poteva essere un encore, il colpo di coda finale dopo 17 pezzi, si trasforma in un secondo concerto a tutti gli effetti. A distanza di nemmeno un anno da Playlist, circa una settimana fa, Salmo ha infatti tirato fuori dal cilindro una nuova magia, coadiuvato dalla Machete Gang, il collettivo trap-rap più forte in Italia oggi, e ha regalato al pubblico del Rock in Roma altri 16 brani tratti dal disco-fenomeno Machete Mixtape 4, tra cui la streamatissima “Ho paura di uscire 2”. Sul palco arriva a passo spedito una parte della crew: Nitro, Dani Faiv, Beba, Lazza, Hell Raton e Jack the Smoker e la festa si riavvia a suon di un rap che mette d’accordo tutti, non perché edulcorato e ammiccante, ma perché, è appena stato dimostrato sotto i nostri occhi, fatto da un artista benedetto da incredibile carisma e talento.
“Una delle serate più fighe degli ultimi anni”, dice il rapper sardo che si è appena pijato Roma.