Tredici.
Tredici come le “Reasons Why” di Hannah Baker, come la maglia di Alessandro Nesta, come il numero preferito di Taylor Swift; Tredici come i mesi dell’anno, le Sfere del Drago e i mesi che ho impiegato per rendermi conto che il nome “Rkomi” non è altro che “Mirko” anagrammato.
Oppure, Tredici come le buone ragioni per cui vale la pena ascoltare la musica di un artista, accompagnate da qualche nota biografica e da diversi pareri personali (giustamente) discutibili. Un tuffo nelle personalità notevoli della scena urban italiana, sempre più mainstream e popolare per diversi motivi; direi almeno Tredici.
– di Luca Guerrini –
1: UN MPLICESE ZZORAGA DI LANOMI
Millenovecentonovantaquattro, Calvairate, Milano. Queste le coordinate geotemporali presso le quali ha inizio la vita di Mirko Martorana, oggi probabilmente più noto sotto il nome d’arte “Rkomi”; da allora al duemilaventidue, anni in cui il ragazzo di Calvairate si è mosso fra tante identità, da muratore, a cameriere, a tassista, a rapper, a star della scena musicale italiana. Un’ascesa timida, lenta, spinta, più che dall’ambizione, dalla qualità e purezza delle bozze di Mirko, di alto pregio fin dalle prime strofe, scritte prima dell’anagramma che lo ha poi reso famoso. In Rkomi troviamo un rapper attento alla persona e alla personalità, spaventato dal buio dell’anima e all’erta rispetto ai mostri della solitudine e della notte. Il disinteresse quasi totale dalle tematiche di strada ha reso Mirko un astro luminoso in una volta celeste che, negli anni del big-bang-rap, si stava riempiendo di stelle troppo simili fra loro. Una diversità che quasi costò la carriera al Calvairatese: se non fosse per la fiducia e il consiglio dell’amico e coinquilino Mario Molinari (se dico “Tedua”, forse lo avete presente), la timidezza avrebbe privato la musica italiana di una delle figure che l’hanno resa più fresca, soprattutto negli ultimi anni; noi, meno male, siamo sulla linea temporale giusta, quella dove Rkomi urla “Io in terra!” e si e ci racconta della propria ascesa, causa ed effetto dell’unione e sbocciatura della scena rap-trap del 2016. Da lì, il resto è storia, una grande storia, di almeno Tredici capitoli.
2: STO COL RKOMI, SEGNA CALVAIRATE
Il legame tra Calvairate e la scena rap fiorita nel 2016 è ferreo ed evidente; Rkomi fu uno degli artisti che contribuì maggiormente alla sua forgiatura. Già dalle prime raccolte di brani prodotte dall’artista milanese, traspare l’attaccamento alla propria zona e alle persone che la popolano, assieme a tante caratteristiche che troviamo ancora oggi nei brani di Mirko.
“Keep Calm Mixtape”, “Quello che non fai tu” (entrambi del 2012) e “Cugini Bella Vita EP” (del 2013), seguiti nel 2014 da “Calvairate Mixtape”, dunque, sono una lettera d’amore alla Zona 4, scritta con l’inchiostro ancora grezzo di quelli che saranno artisti che definiranno una generazione. Rkomi è già da queste prime barre molto fedele a ciò che diventerà; impressionante, quindi, notare quanto un artista possa evolversi pur mantenendo uno stile sempre distinto e riconoscibile.
3: ESISTENZIALISMO ONTOLOGICO E FENOMENOLOGICO
Dopo essere stato parte importante della formazione della Scena Milanese, Rkomi per i due anni successivi al 2014 non pubblica più nulla. È solo grazie alla spinta dell’amico Tedua se, due anni dopo, si unisce al tripudio del rap con il singolo e poi l’EP “Dasein Sollen”, per il cui titolo Mirko prende in prestito il concetto heideggeriano di “Esserci, nel senso di essere nel mondo, esistere in quanto parte fondamentale delle situazioni in cui ci si trova calati” – “Dasein”, appunto. Escludendo la componente filosofica del titolo, questa raccolta di brani caratterizza fortemente Rkomi come il rapper più sfumato verso il pensiero profondo più che verso la street cred e quanto ne consegue, nonostante nell’EP si senta ancora l’influenza della vita “di strada”. Due dimensioni che si incontrano nel concetto di “resilienza”, centro del progetto artistico di Dasein Sollen.
Musicalmente parlando, la raccolta suona tanto 2016, con quelle intro infinite e le tag ripetute alla nausea (anche se ogni volta che Izi dice “Ue Ue” scende la lacrima nostalgica) e quella sonorità “piena”, ricca di componenti dalla presenza importante che inondano i canali uditivi fino allo straripamento.
Tra i brani contenuti in DS, è con “Aeroplanini di carta” che Rkomi spicca il volo (troppo scontata?): il featuring con Izi decolla verticalmente nelle classifiche urban, facendo planare il nome di Rkomi all’interno delle bocche e delle orecchie di MILIONI di ascoltatori.
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CHI E DOVE
L’avvento del Duemiladiciassette impone a Rkomi e all’intera neo-rinata scena rap italiana il difficilissimo compito di ripetersi, dimostrando, di conseguenza, di non essere stati solamente un fenomeno passeggero. A Mirko, l’opportunità di confermarsi come punto cardinale dell’hip-hop peninsulare viene data da Roccia Music, etichetta indipendente presieduta da Marracash e Shablo (quest’ultimo già produttore di Rkomi in “Aeroplanini di Carta”) con la pubblicazione e distribuzione di “Io in Terra”, primo album ufficiale firmato dal Calvairatese.
IIT, pur mantenendo la linea artistica vista in Dasein Sollen, introduce al grande pubblico il lato più indie di Rkomi, quello a cui piace giocare con i suoni, arricchire le basi con chitarra, basso o addirittura tromba, strascicare qualche “mmmmh” gutturale. Ogni traccia si trasforma, così, in un esperimento sonoro che suona, tuttavia, cristallino, liscio, mai forzato.
Mirko gioca anche con titoli e tematiche: non si finiscono di contare i rimandi tra il tag vocale “Brr Brr”, il titolo del disco e il concetto, ancora, di resilienza: una “Apnea” necessaria a sopravvivere in attesa di una boccata di Ossigeno.
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PARTI, BRANDELLI, FRAMMENTI
Parallelamente alla carriera da solista, nel Duemiladiciassette Rkomi si dedica ad una collaborazione che rimarrà poi fondamentale per la carriera sia di Mirko stesso, sia di Night Skinny, producer con cui il rapper milanese sfornerà tantissime hit negli anni a venire. Nel ’17, tuttavia, siamo solo agli albori: in occasione della pubblicazione dell’EP di Skinny “Pezzi”, Rkomi presta le proprie barre per creare, assieme alla illustre firma di Gue Pequeno, la title track del disco. Il singolo è una mattonata clamorosa grazie al proprio ritmo incalzante e alle sonorità dure come le strofe che accompagnano: sia Mirko che Cosimo, infatti, scrivono per Night Skinny delle barre al veleno, che riportano in alto il lato rap di Rkomi, un po’ nascosto in “Io in terra”.
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BOCCATA D’ARIA
Night Skinny – Rkomi, come detto, sarà un binomio destinato a riempire le playlist di mezza Italia con innumerevoli collborazioni. Una fra le più riuscite arriva nel Duemiladiciotto, quando Mirko dà alla luce “Ossigeno”, EP di sei tracce (più un libro) che porta avanti la vocazione indie-rap intravista in Io In Terra, a cui Night Skinny collabora in due tracce.
Il filo rosso fra questo e il precedente lavoro di Rkomi è evidente anche e soprattutto nei giochi di rime e parole: Ossigeno come contrapposizione all’Apnea di IIT, come metafora di una stabilità conquistata dopo il decollo. A livello visivo, il concept grafico dell’EP dipinge Rkomi come astronauta, dunque non più in terra, piuttosto in volo – altro tema pluricitato nella raccolta (la parola “ali”, ad esempio, viene ripetuta quasi ossessivamente).
Riguardo ai brani, “Ossigeno – EP” si spacca in due: da un lato, tre pezzi piuttosto sperimentali e rimasti timidi nelle classifiche; dall’altro tre hit che sono entrate direttamente nei grandi classici del rap italiano; parlo della title track “Ossigeno”, di “Acqua Calda E Limone” (featuring Ernia) e, soprattutto, “Solletico”, brano eccezionale in cui Rkomi si esprime al meglio del suo potenziale, tirando fuori il massimo delle proprie sonorità e capacità di scrittura (il ritornello è da brividi), accompagnato egregiamente da Tedua, suo grande amico, e da Night Skinny, capace di esaltare appieno il brano con una base dai toni epici.
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WHATS POPPIN
Duemiladiciannove: nuovo anno, nuovo album, nuovo stile: Rkomi pubblica “Dove gli occhi non arrivano”, album dalla copertina arancio-pugno-in-un-occhio e dalle sonorità prevalentemente pop, come testimoniato anche dalla scelta di alcuni featuring distanti dal panorama rap; su tutti, quello di Elisa in “Blu”, brano super radiofonico finito per spaccare le classifiche ed entrare nelle orecchie di tutti. Pop-Rkomi, quindi, funziona? Sì, da un punto di vista commerciale; no, se consideriamo la distanza che questa direzione artistica frappone fra ciò che aveva reso Rkomi una firma distinta e apprezzata e il prodotto radiofonico di “Dove gli occhi non arrivano”.
L’album non è niente male, sia chiaro, ma stride se messo a confronto con altri lavori dell’autore milanese.
Spicca, nella tracklist, “Boogie Nights”, brano in collaborazione con l’hot artist dell’epoca, Ghali, che a tratti ci restituisce un po’ di hip-hop e di elementi musicali più simili a quelli del “classico” Rkomi.
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ANOTHER BRICK IN THE WALL
L’allontanamento di Mirko dalla scena urban è solo illusorio: il 2019 è anche l’anno di “Mattoni”, album di Night Skinny in cui il producer raggruppa tante firme importante del panorama rap italiano. Rkomi, in mezzo a questa baraonda di artisti, spicca come il più prolifico: egli compare, infatti, nella maggior parte delle tracce della raccolta, sprigionando a piena potenza sia il suo lato più stradale che quello più indipendente. A prevalere, secondo il gusto di chi scrive, è il secondo: brani come “Novità” sono scritti ed eseguiti da un Rkomi in pieno possesso del proprio talento, che quindi gioca sulla traccia, inserendo i suoi lunghi ed eufonici “mmmh” nel pieno del ritornello e creando un brano che merita tantissimo di essere ascoltato, anche per merito della base di Night Skinny, fra le più belle sentite negli ultimi anni.
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ROBERT DE NIRO (E TUTTO CIO’ CHE HA VISTO IN GIRO)
Sontuoso. Magistrale. Sublime.
Un anno di pausa, poi Duemilaventuno: terzo album in studio.
Rkomi scrive “Taxi Driver”, raccolta di brani che sintetizza alla perfezione le varie anime ed inclinazioni dell’artista di Calvairate: uno scheletro di sonorità indie sostiene delle membra un po’ pop e un po’ rap, andando a creare un amalgamo di brani che fa del racconto introspettivo e del dialogo con l’altro i temi fondanti. Siamo ad un soffio dalla definizione di “concept-album”: ispirato dal protagonista del celebre film “Taxi Driver, interpretato da Robert De Niro, Rkomi compone un album in cui ogni brano è un dialogo, innanzitutto fra Mirko stesso e l’ideale passeggero del tassì, l’ospite della traccia (uno per ogni brano, con sole due eccezioni), poi fra Rkomi e se stesso, infine fra artisti e ascoltatori. I temi rimangono quelli dell’emozione, della solitudine, dell’apnea e dell’ossigeno nelle vite di ciascuno, raccontate dal Mirko uomo e da quello personaggio, tassista immaginario: è un album che lo stesso Rkomi si augura “faccia brillare gli occhi”. Spesso, ci riesce.
“Taxi Driver” viene accolto in maniera decisamente positiva dalla critica e dal pubblico, nonostante alcuni mugugni dai fan del rap più “puristi” e vale per Rkomi una candidatura come miglior artista italiano agli MTV Europe Music Awards.
Per cogliere appieno l’essenza musicale e emozionale di Taxi Driver, il miglior brano è quello che dà il titolo al disco: un dialogo fra Rkomi e Mirko, tassisti ormai senza passeggeri, in cui i due (l’uno) spiegano delicatamente, senza rompere la quarta parete, il senso e le ispirazioni di questo album sopraffino, accompagnati da una base musicale dall’alto carico emotivo, con assoli di chitarre che piangono e, perché no, fanno piangere.
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FULL OPTIONAL
Ovviamente, il successo di “Taxi Driver” non è dovuto solamente ai brani più riflessivi e indie-sonanti: il disco contiene anche hit ritmate e sbarazzine, su tutte “Nuovo Range” featuring Sfera Ebbasta. Il legame all’era di Rkomi-rapper è quindi evidente già dalla collaborazione e si concretizza nelle barre taglienti e dirette del pezzo che, nell’intero disco, vanta il più alto numero di ascolti su Spotify.
Giusto così, perché ogni volta che un Disc-Jockey ha premuto play su “Nuovo Range”, le relative piste si sono infiammate, rendendo il brano uno dei più ballati dell’estate 2022. Bellissimo.
11. UNA NOTTE BUIA E TEMPESTOSA
Dopo aver parcheggiato il taxi, Rkomi si è ripresentato nel Duemilaventidue come collante e protagonista del nuovo album di Night Skinny, rinnovando il sodalizio ormai quinquennale. Nel quantomento controverso “BOTOX”, meno fortunato alla ricezione del predecessore “Mattoni”, Rkomi si salva dalla bocciatura, tenendo spesso a galla dei pezzi che, senza di lui, sarebbero probabilmente materiale da insta-skip perché poco coerenti musicalmente o, comunque, brutti. Esempio perfetto? “Marmellata”, traccia numero diciotto di questo interminabile album, raccoglie le strofe mal accostate di Pyrex, Villa Banks, Carl Brave e Rkomi; quest’ultimo è l’unico a ricordarsi di addolcire la Marmellata, altrimenti composta da lunghe strofe dai contenuti a tratti rozzi, a tratti superficiali (Villa Banks ci delizia con barre del calibro di “Perché oltre al dildo hai lasciato da me i tuoi vestitini sexy?” oppure “Il mio compleanno sarà un puttanaio, nel senso vero, quello pieno di troie”, roba completamente fuori contesto rispetto al brano o al disco e, comunque, totalmente fuori a livello ritmico, vista l’assenza di rime o incastri.).
Eppure il ritornello di Mirko è così piacevole da ascoltare.
12. FRATTURE MULTIPLE
Dopo un album così denso come “Taxi Driver”, Rkomi ha comunque trovato l’ispirazione per andare ad esplorare nuovi territori sonori: esce, infatti, “Ossa Rotte”, singolo dagli spiccati echi anni ’80 che inaugura la carriera del Mirko-cantautore affermato, benvoluto dalle radio, amato e rimpianto dai fan del rap, ascoltato nel panorama indie. Sa fare tutto, il ragazzo, anche una bella canzone a meno di un anno dall’album più emotivamente impegnato nell’intera scena urban italiana.
13. CONCLUSIONE
C’è poco da aggiungere: Rkomi è, ad oggi, un artista poliedrico, capace di giostrarsi fra i principali generi d’attualità pur mantenendo intatta la propria identità musicale. Qualsiasi emozione stiate cercando di assaporare, vi assicuro che c’è una canzone di Rkomi che la centra perfettamente.
L’evoluzione attraversata da Mirko a partire dal 2016 è da tesaurizzare, tenendo bene a mente che il Taxi può ripartire in qualsiasi momento.