L’essere umano, da quando popola la terra, si è sempre interrogato sulle questioni temporali cercando di dare il giusto peso ai concetti di passato, presente e futuro. Nella quotidianità, facciamo uso continuamente, spesso inconsciamente di questi strumenti. Usiamo il passato quando l’intento è trarre insegnamento ed esperienza attraverso documentazione certificata storica che ci consenta di progredire mantenendo un bagaglio culturale solido per sviluppare degli obiettivi futuri in grado di soddisfare in maniera continuativa le nostre esigenze. Dal passato possiamo capire quali sono gli errori da non commettere in futuro: sta a noi, nel presente cercare di non farli riaffiorare nel futuro. La tecnologia è l’esempio calzante. Nell’ultimo secolo siamo stati trascinati da scoperte scientifiche e innovazione che hanno portato vantaggi e svantaggi, modificando radicalmente la società odierna.
Fatta questa premessa, arrivo diretto al punto. Qui parliamo di musica, della musica suonata, quella vera. Anche l’evoluzione della musica ha i suoi pro e i suoi contro. Oggi la musica sotto tanti aspetti è diventata un bene comune e tutti possiamo sfruttarla e farne uso con gli strumenti adatti.
1970: “Sai, ho sentito l’ultima di David Bowie in radio, dovresti ascoltarla…” 40 anni fa ti saresti attaccato alla radio in attesa di poterlo ascoltare e riascoltare e magari riuscivi a “rubare” il brano registrandolo sul mangianastri. Poi magari uscivi e andavi in un qualsiasi negozio di musica a comprare il disco. 40 anni fa ascoltavi il vinile e sfido chiunque oggi a dirmi che la qualità audio degli mp3 è superiore al 45 giri.
2013: “Sai, ho sentito l’ultima di David Bowie in radio, dovresti ascoltarla…” corro su YouTube, cerco su Spotify, sento su Soundcloud, lo ascolto dal sito ufficiale, lo scarico da iTunes”.
Il potere della tecnologia è questo. Abbreviare i tempi, tutto e subito. Sebbene il tempo abbia accelerato il processo di fruibilità, ci sono realtà statiche che sembra non possano evolversi.
Spesso mi piace immaginare un universo parallelo dove il sogno diventa realtà. E visto che sono cresciuto a cavallo tra gli ’80 e i ’90, il richiamo alla saga di Zemeckis è forte nella mia mente. Talmente forte che si palesa di notte nei miei sogni,e mi addormento confondendo i sogni con la realtà…
–parte un sottofondo di fiati e archi (vedi OST spettacolare), salgo sulla mia DeLorean insieme a Doc, chiudo il portellone, imposto la data, mercoledì 21 ottobre 2015 e raggiunte le 88 miglia orarie, BOOM… Mi trovo nella mia città, in mezzo al traffico, orario di punta, cerco un locale, trovato. Cerco parcheggio… Seconda fila davanti ai secchioni, entro. Apparentemente non sembra esser cambiato nulla, ordino una chiara media al bancone: “sono 15 euro, esclama il barista”, mi sbagliavo, qualcosa di diverso c’è. Mentre spilla la mia consumazione, mi cadono gli occhi su uno strano aggeggio dietro al bancone, una sorta di piccolo bancomat, ma vado oltre…vedo un palco, qualcuno suona, mi avvicino. Passo tra la folla in attesa dell’inizio del concerto. Ogni persona è munita del suo fedele pad con cui filma il concerto e manda contemporaneamente le immagini ad un sito che trasmette in diretta sul web. Ma tutto questo già esiste. Gran bel concerto, suoni perfetti, spettacolo fantastico. Finito il concerto vedo il cantante che si avvicina al bar ed estrae dal portafoglio una carta magnetica che striscia nell’aggeggio che avevo notato precedentemente. Forse dovrà pagare il conto. Osservando meglio, riesco a leggere una sigla sul POS: SIAE…Non posso crederci, non è possibile…– BOOM, mi sveglio, sono nel 2013. Ma quello che ho sognato mi basta per sperare un giorno, nel prossimo futuro, di vedere regolamentata l’attività professionale del musicista.
Piuttosto, quello mi preoccupa e mi mette a disagio è l’idea che qualcuno ancora non abbia minimamente pensato che l’informatizzazione di un sistema arretrato come quello attuale in uso possa in qualche modo risolvere i problemi relativi alla suddivisione, alla riscossione e alla ripartizione dei proventi in maniera equa e corretta. Purtroppo sono convinto che se nessuno ha mai pensato ad una soluzione del genere è perché non può portare vantaggi a chi già ne ha all’interno della stessa società. Basterebbe rendere obbligatorio l’acquisto dei POS ai locali che avrebbero indubbi vantaggi eliminando i borderò. Avere una banca dati informatica gestibile tramite profilo, magari consultabile sul web da parte del musicista porterebbe vantaggi al musicista stesso che non dovrebbe farsi ore di fila agli sportelli e andrebbe a giustificare la quota fissa di iscrizione annua che attualmente viene pagata dai soci. In tutto questo sarebbe impossibile poter aggirare un sistema informatizzato che registra dati e li elabora a discapito di una lettura approssimativa di borderò scritti male, a fine concerto. Se si volessero cambiare le cose si potrebbero facilmente cambiare. Basterebbe semplicemente agire sul presente, affidandosi al passato, per migliorare il futuro. Aggiungo che questa soluzione potrebbe essere esportata anche negli altri paesi per avere una banca dati mondiale. Anche perché tutt’ora non sono chiarissime le relazioni internazionali con le altre società parallele che regolamentano la professione del musicista.
È impensabile che nel 2013 tutto vada avanti intorno alla musica e che qui in Italia chi gestisce la musica rimanga indietro. Purtroppo è lo specchio di una società incapace di evolversi e stare al passo con i tempi, dove gira tutto intorno all’economia dei pochi che hanno potere.
Mad Curtis