“Carta canta e Catarina sona” si proverbia. Leggersi “la realtà è questa e qualcuno se ne infischia” o come un “davanti ai fatti c’è poco da fare”? Di fatto Babilonia dei Riserva Moac parla di gente che frigge con l’acqua, di note lontane che se di caffè o fisarmonica poco importa, certo di qualcuno con le mani nelle primizie dei mercati e con i piedi nei monti balcanici. Il collettivo molisano esprime nel terzo lavoro – pubblicato con la tedesca Galileo MC – musicalità etniche unite ai timbri dell’elettronica, dell’hip hop, a rime in coppie di parole che esprimono la bellezza perduta di stare insieme. Ma gridano. Babilonia racconta realtà scomode attraverso commistioni neo popolari, temi socialmente rilevanti e rivelanti. Dallo spirito profondo si arriva all’errare umano nelle sue forme più contorte. Tornando al proverbio, i Riserva Moac confutano entrambe le cose: suonano alla grande il loro genere perché la gente sappia e, mettendosi in discussione, raccontano che i fatti sono questi, ma che sono figli di una realtà scandita dal potere e dalle contraddizioni.
Luca Covino