– di Sara Fabrizi –
Con ancora addosso il languore e il maturo disincanto di Liberi Liberi, passando per l’epocale Fronte Del Palco Live, Vasco si chiude in studio con una band di supporto, che non è più la Steve Rogers Band ma comunque validissima, e sforna un album denso, corposo e stilisticamente variegato. Gli Spari Sopra è un composito compendio di rock, hard rock, ballad, pop con cui entrare nel nuovo decennio ancora vergine e sconosciuto. L’edonismo degli 80s, i suoi stili di vita a livello sociale, politico e individuale iniziano a vacillare e a sgretolarsi.
Grandi cambiamenti aleggiano nell’aria, c’è un ritorno all’essenziale, al minimale, al morigerato, in tutti i campi. La politica nazionale viene travolta da Tangentopoli, muore la Prima Repubblica e si apre una fase che profuma di nuovo, anche se non proprio di buono. La società assiste al declino di un’epoca superficialmente scintillante e ne intravede il marcio e la fragilità. Dietrofront. Torniamo alla natura, al semplice, all’autentico. Via l’artefatto che eccita, ben venga il genuino che nutre e calma l’anima. Cambiamo look. Via queste spalline, questo make up esagerato, questi capelli cotonati.
E la Musica non può che rispecchiare questi winds of change, influenzata e influenzandoli. Come sempre in un gioco di continui rimandi. Nuovi stili musicali, il grunge, il new folk. Non abusiamo più di questi sintetizzatori. Restituiamo al rock la sua componente più profonda e naturale, innegabilmente settantina. E Vasco entra con irruenza in questi anni 90 cercando di cavalcarli, come aveva già fatto per gli 80s, ma si muove a casaccio perché è un adulto che vive i cambiamenti in modo meno violento di quanto avveniva 10 anni prima. Quindi non ha pronti gli strumenti per capirli e cantarli, deve conquistarli. Non scriverà più inni generazionali alla Siamo Solo Noi, ma osserverà la realtà facendo sempre più fatica a starle appresso e a ricavarsi un ruolo di rocker/cantastorie. E questo sarà il suo andamento per tutto il decennio, inevitabile spia di un naturale, fisiologico declino.
Ma questo Gli Spari Sopra, dall’alto anche della sua ridondanza ed eccessività (13 brani più un intro, stili e suoni variegatissimi), ancora ci regala scampoli di autentico rock e meravigliose ballad e noi ne vogliamo godere a piene mani. La title track è una cover di Celebrate degli An Emotional Fish. Su questo pezzone hard rock Vasco scrive un testo grintoso e arrabbiato, perfetto. Se la prende con i potenti, con quelli che decidono le sorti del mondo. E li mette in guardia “..se la guerra poi adesso cominciamo a farla noi, non sorridete gli spari sopra sono per voi!” Una vera canzone di protesta, veloce, accattivante, efficace. Chitarre infuocate, intro bellissimo, batteria impazzita. Così per tutta la durata del brano, a scandire la voce di un Vasco deciso e lapidario che pronuncia dei veri mantra.
Il rock duro e puro Vasco in questo album non ce lo fa proprio elemosinare. Ce lo elargisce a piene mani, non si risparmia: Lo Show, con la sua epica da apri concerti, Non Appari Mai, con la sua critica alle logiche dell’apparenza televisiva, Delusa, ballabilissima stoccata al “lolitismo” implicito nel programma tv Non è la Rai, Vuoi Star Ferma, sono tutti inscrivibili nell’alveo di quel rock carnale e irriverente che ci fa ribollire il sangue e sentire giovani. Le ultime cartucce di un rocker ormai quarantenne che però non ci sta ad abdicare a quel ruolo che in Italia lui stesso aveva inventato nei primi 80s.
Certo, è vero che sono cambiate le logiche, le mode, il target è invecchiato. Ma se hai ancora tanto dentro lo devi mettere in musica, il fuoco creatore del rock’n’roll ti sarà amico. E fa benissimo Vasco a fregarsene del rischio di sembrare patetico, se poi il risultato è quella grande prova di coerenza che in questo album riesce a dare. Accanto ai pezzi rock anche tante concessioni ad un pop (rock) accattivante, vincente. Ci Credi è un tenero inno all’evoluzione personale della maturità, una candida ammissione di aver messo la testa a posto. “E adesso vado a letto presto come gli altri, e non sono più quello che andava sempre a letto tardi..” Una sorta di antitesi alla Vita Spericolata di 10 anni prima.
Stupendo è un altro pop rock di livello. Pezzone intriso di amaro disincanto e rabbia per i sogni calpestati di una generazione (quella del ’68) che è finita col diventare l’antitesi degli ideali che gridava. Gli arrangiamenti funzionalissimi ad esprimere quel magone di frustrazione che poi esplode nel ritornello fra il liberatorio ed il disperato.
Stupendo è davvero il testamento di chi ammette di avercela messa tutta ma di aver miseramente fallito. Ci scuote, ci fa riflettere. La perla dell’album. Hai Ragione Tu e Occhi Blu sono pezzi godibilissimi, allegri, scanzonati. Hanno quel qualcosa di leggero ed estivo che li rende irresistibili hit radiofoniche. Se questo album è un compendio è giusto che vi alberghi ogni sfaccettatura di Vasco.
La balladona dell’album di certo è Vivere. Una ormai mitologica riflessione sulla vita. semplice e profonda. Genuina. Incantevole. Vasco ce la dona a cuore aperto. È arrivato a quell’età in cui ti puoi permettere di porti fuori da te stesso e osservarti con un sorriso amaro ma benevolo. È un’accettazione delle cose, della vita che deve fare il suo corso. Non trovano posto qui toni cupi e disperati, non c’è il solito (grande) sax a suggellare un lamento. Bensì chitarre dolci che ci fanno sognare, con il meraviglioso assolo finale poi. Vasco si guarda dentro e si dona a noi come non mai. E quel fischiettio che segue a “Oggi non ho tempo, oggi voglio stare spento” è quanto di più bello potesse lasciarci in eredità.
E pensare che ho omesso di parlare di Gabri, Il Walzer Di Gomma e L’Uomo Che Hai Di Fronte. Il primo appassionata (e licenziosa) canzone d’amore, il secondo pezzo provocatorio e sui generis, il terzo pieno di determinazione e di fierezza. Dopo che hai ascoltato Vivere ti perdi, non ce n’è più per nessuno. Sei in ginocchio. L’artista ha dipinto il suo capolavoro.