LIVE REPORT
IO NON SONO BOGTE + 3CHEVEDONOILRE
Teatro 7 – Roma
Lunedì, 18 febbraio 2013
Se c’è una cosa che hanno in comune un concerto rock e un dramma teatrale è il palco, la vetrina che ti pone faccia a faccia con un pubblico, con qualcuno che sta lì, si presume per te, e si aspetta da te il meglio, un pezzetto della tua vita riflesso in un prodotto artistico.
Certo, i linguaggi sono diversi, nella musica sei tu a porti in gioco e nella recitazione ti cali in un personaggio fittizio, un alter ego in cui immergerti e anzi scomparire. Quanto è difficile unire i due livelli, e quanti livelli anzi ci sono? Quello sopra e sotto il palco, quello tra palchi differenti, quello tra una canzone allegra e una disperata…
Sicuramente bisogna ricorrere a dei compromessi, per non cadere nell’errore di mancare di rispetto al contesto, per non risultare cioè fuori luogo dietro i tendoni di velluto rosso. Non grandi compromessi, uno solo, piccolo: una serata in acustico, eccolo il modo per unire i due linguaggi differenti.
Al Teatro 7 apre la scena Io non sono Bogte, nella persona qui di Daniele Coluzzi in rappresentanza di tutta la band. Incorniciato proprio da quel tendone rosso, con in braccio una chitarra acustica (“Non so suonare la chitarra, ma ve ne sarete accorti” dice, strappando qualche sorriso e qualche risata per la modestia e la timidezza con cui lo dice), presenta i brani del primo disco di Io non sono Bogte, La discografia è morta e io non vedevo l’ora, in una forma raccolta, ben lontana dalle sfuriate elettriche dell’album, ma toccante, quasi invasiva nello strazio delle parole e del canto, a volte parlato, a volte urlato. L’intimità della performance non pregiudica le parole al vetriolo di La musica italiana ed altre stragi, j’accuse al mondo post crisi capitalista con gli occhi di un ragazzo italiano, tra lavoro precario, la musica e il sogno di arrivare a fine mese.
Ad aiutarlo nel brano forse più intimo del repertorio, sale sul palco MrFalda, il bassista qui in veste acustica, dei 3chevedonoilrE, e la performance di La cosa più importante è che tu stia male scava fino in fondo all’anima, una scartavetrata al cuore.
Performance minimale solo dal punto di vista sonoro, ben più avvolgente dal punto di vista emotivo, con un ragazzo solo sul palco a cantare per tutti noi lì sotto.
Quando Daniele lascia il palco, il tendone si abbassa.
Quando si rialza, uno schermo bianco ci presenta il nuovo videoclip dei 3chevedonoilrE, Karmelita, e l’atmosfera inizia a cambiare. Dopo il talento e la sincerità lirica di Io non sono Bogte, sul palco sale l’ironia e lo spettacolo di uno dei migliori gruppi italiani in circolazione.
I 3chevedonoilrE sembrano perfettamente a loro agio sul palco, tra candelabri, bottiglie di rum e bidoni, in una scena perfetta per la loro esibizione che più di una volta ci riporta alla mente il teatro canzone di gaberiana memoria. Il loro rock italiano tra il serio e il faceto non risente assolutamente della conversione in acustico, anzi, la loro naturale propensione a leggere lo show come un vero e proprio spettacolo li cala perfettamente sul proscenio. Rileggendo e mescolando alla perfezione le lezioni della scuola milanese, Gaber, Jannacci, fino al rock cantautoriale ironico di Rino Gaetano, l’esibizione dei 3chevedonoilrE è travolgente, divertente, intelligente, intrigante e tante altre cose che finiscono in -nte.
Oltre il materiale originale, d’altissimo livello (più rock con Non è vero niente, quasi psichedelica in Rema fino a che sei in acqua), le cover del Gaber di Illogica allegria e del Vasco Rossi più politico in Ambarabacciccicocò vengono rilette fino a rendere i brani completamente aderenti allo stile della band.
Con Zappis come maestro intrattenitore e gli altri perfette spalle comiche, l’esibizione de Le terme di Vals è un piccolo gioiello di musica e cabaret, tra la perfetta impersonificazione del Guccini più goliardico e un’atmosfera da Zelig dei tempi d’oro.
Chiude il concerto l’esibizione stavolta dal vivo di Karmelita, nella migliore atmosfera alla Rino Gaetano: chi può balla, chi sa il testo canta e il concerto ha il sapore di una festa.
Ma la risata assume senso solo se tinta d’agrodolce: è per questo che come bis la band propone l’unico brano dichiaratamente serio della serata, che si conclude con Il giorno del mio cambiamento, sicuramente la canzone più adatta per salutare il pubblico del Teatro 7.
Forse poteva sembrare strano sentire come due band così dichiaratamente elettriche e “spinte” potessero proporsi dal vivo imbracciando solo strumenti acustici, invece alla fine il risultato è così naturale e valido da far quasi venire il dubbio che i brani siano nati così e non la lenta gestazione elettrica delle tracce in studio. Fossero sempre tutti così, i concerti…
Riccardo De Stefano
Tracklist
Io non sono Bogte
Io Non Sono Bogte
La musica italiana & altre stragi
Papillon
La cosa più importante è che tu stia male
Ti ho confessato tutto il mio amore
Sette anni di prudenza
3chevedonoilrE
Tre che vedono il re
Essere qui adesso
Rema fino a che sei in acqua
L’illogica allegria (cover di Gaber)
Chi ha paura del gatto nero?
Una strega
Festival
Piera
Le terme di Vals
Ambarabacciccicocò (cover di Vasco Rossi)
Non è vero niente
Troppo lento
Auf Wiedersehen
Karmelita
Il giorno del mio cambiamento