Rènico, nome d’arte di Enrico Guerrieri, è un cantautore pugliese classe ’97. Il suo approccio con la scrittura avviene non appena adolescente quando unisce la passione per le lettere alle sei corde. I testi delle sue canzoni alternano romanticismo e cinismo da una parte, ritmi che saltano dalla scuola cantautorale italiana (Dalla, Battisti, De Gregori, De Andrè, Conte) alle sonorità americaneggianti (Mayer, Johnson, Reed) dall’altra.
In uscita per Discographia Clandestina Cinquecento è l’EP d’esordio di Rènico. Composto da 5 tracce, l’EP prende il titolo dalla ‘bonus track’ che rappresenta la chiave di lettura di tutto il lavoro. Il disco è caratterizzato da un’attitudine pop cantautorale accompagnata da una scrittura iconica tipica del giovane cantautore pugliese.
Rènico raffigura in cinque tracce-immagini una storia ‘già iniziata’. Rapporti umani, tempo, incomunicabilità, consapevolezza e accettazione. Le sonorità spaziano dal pop contemporaneo sino a strizzare l’occhio a groove americani. Gli arrangiamenti, la produzione e il missaggio sono stati curati da Rafqu (LefrasiincompiutediElena).
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere ed ecco cosa ci ha raccontato…
Cinquecento è il risultato finale di un percorso iniziato all’inizio del 2020, un percorso fatto di canzoni genuine, che hanno il sapore della quotidianità ma raccontata in modo mai banale. Tiriamo le somme, cosa rappresenta per te l’uscita di questo EP?
Rappresenta tanto. Cinquecento è un lavoro che ha preso vita molto prima che io me ne accorgessi e infatti la stesura e la produzione sono state quasi naturali.
Ci sono dei brani che avevi pubblicato precedentemente e che sono rimasti fuori da questo EP, per esempio Litorale, che storia racconta?
Ogni brano racconta un pezzo della mia storia. Litorale è un brano a cui tengo molto ed è nato sul mare e, soprattutto, per il mare. Nonostante la decisione di non inserirlo nell’EP, è un brano strettamente collegato alle tematiche presenti.
La tua scrittura è sicuramente influenzata dai grandi cantautori del passato che si sentono forti, quali sono le canzoni che fanno parte della tua formazione artistica?
Ho scoperto, o meglio, ho iniziato ad apprezzare il cantautorato italiano molto tardi. Sono cresciuto con James Brown, Reed, Barry White e molta musica d’oltre oceano, poi durante l’adolescenza mi sono avvicinato a de Andrè, Dalla, Battisti, Conte, Tenco e tutto quel patrimonio meraviglioso.
In te non c’è solo questa vena fortemente cantautorale, ci sono suoni attuali ma non per forza etichettabili come un genere specifico, c’è anche tutto un mondo di immagini che vengono fuori, come nasce una canzone di Rènico?
Nasce da una sensazione. Nel vero senso del termine. Ogni volta che ho scritto un brano è stato dopo aver avvertito una strana sensazione, che sinceramente non so descrivere. So solo che quel senso di meraviglia mi ha sempre portato a prendere la chitarra e scrivere. Cinquecento, ad esempio, è nata in uno di quei momenti e ho voluto che rimanesse fedele alla sua versione originale proprio per ricordare a me stesso quella sensazione.
Parliamo del brano che dà anche il titolo all’EP, sembra una dichiarazione d’amore verso una lei, ma in realtà ad un ascolto più attento si capisce che è una dichiarazione d’amore verso se stessi..
Non parlo di un rapporto, è vero. O meglio non parlo di due persone, è quasi un monologo interiore. Ogni immagine inserita nel brano è come uno specchio che da senso e consapevolezza all’intero ritornello.
Il brano Hai mai parla invece del concetto di tempo, il punto cardine dell’intero EP. Che rapporto ha Rènico con il tempo che scorre?
Bella domanda. Ho sempre inseguito il tempo ma non credo che lui si sia mai interessato di me! È palese che il tema centrale dell’EP sia il tempo, ho sempre cercato di sondare dietro il suo disinteresse verso la vita, i suoi effetti su di me, sui rapporti, diciamo sulle persone in generale.
Concludiamo parlando delle persone che hanno lavorato con te a questo progetto, c’è l’etichetta di Carmine Tundo, le produzioni e i missaggi di Raf Qu, e un contributo di Matteo Bemolle. Il bello della scena pugliese è proprio la solidarietà che si vive tra voi artisti del territorio, cosa pensi a riguardo?
Ho avuto l’onore e il piacere di conoscere e collaborare con dei grandi musicisti e da tutti ho cercato di trattenere qualcosa! Raf (LefrasiincompiutediElena) è stato fondamentale durante tutto il percorso di stesura e registrazione di Cinquecento in cui Bemolle ha contribuito con eleganza proprio nel brano da cui prende il nome l’EP. Di Carmine Tundo che dire?! È stato un avanguardista, credo che molti ragazzi fanno quello che faccio io proprio grazie alla sua figura.