Quando si parla del lavoro dei Pop X, bisogna prima avere il giusto approccio alla discussione: di fronte a questi giovani trentini bisogna mettere da parte la serietà. Può sembrare una cosa sbagliata e forse scoraggiante, ma pensare di fare un’analisi strutturale e contenutistica facendo riferimento al proprio bagaglio musicale è il modo più sbagliato di iniziare. Artisticamente il parallelo più corretto sarebbe quello con il Dadaismo, che non stupirebbe fosse un modello per la band: una sorta di “antimusica”, che si può apprezzare o meno, ma per la quale un’analisi tradizionale equivale solo ad una perdita di tempo e uno stravolgimento del senso del progetto.
La fama dei Pop X nasce su internet, del quale loro riprendono un linguaggio criptico ed un atteggiamento infantile facilmente riscontrabile in molti siti (l’uso del caps lock, riduzioni fonetiche ed errori di battitura) e contenutisticamente trattando temi come droga e omosessualità in una delirante cavalcata di nonsense e grottesco.
Dopo questa premessa possiamo dire che Lesbianitj sia un passo importante nella carriera del gruppo e, per certi aspetti, anche un salto nel vuoto. Questo perché la principale novità non è l’aver pubblicato il disco con l’etichetta Bomba Dischi , quanto piuttosto la forte omogeneità del suono (forse appena monocorde alla lunga) che ne definisce una certa compattezza e logica ignota alla produzione dei Pop X.
Lesbianitj è un prodotto diverso ma maggiormente accessibile, capace di riflettere di più sulla loro produzione, provando allo stesso tempo a mantenere il più possibile quell’estetica e quell’atteggiamento che li ha resi capaci di arrivare fino a questo punto. Per loro adesso arriva il momento più importante: reinventarsi o rimanere se stessi?
Davide Cuccurugnani
Probabilmente adorerei Pop X: considererei il disco brillante, spiritoso, coraggioso, unico ed originale. Se solo avessi cinque anni e la coscienza musicale di un bambino. Sfortunatamente per me (a loro interesserà poco) ho superato da alcuni decenni quell’età innocente e devo, mio malgrado, approcciarmi a Lesbianitj come un adulto. Il primo vero disco dell’ensemble trentino è un guazzabuglio di suoni volontariamente cheap, di voci contraffatte e di “froci”, ovunque (“Froci della Nike”, “Ti scatto una photo” e ovviamente “Secchio”). Come si fa a non cogliere la Grande Provocazione, la rottura delle regole e del perbenismo borghese musicale del mainstream? Facile, basta accorgersi che è tutto finto, posticcio, vuoto, artefatto: lo è l’umorismo squallido, forzato e mai giustificato; lo sono i videoclip, disperatamente in cerca di clamore; lo sono le canzoni, più concentrate nell’essere disturbanti che attente a valorizzare le idee melodiche (qui e là presenti, invero). L’unico intento è la riduzione della musica a gag, a refuso linguistico, a risata bassa, a meme internettario da riprodurre e diffondere come un virus, portatore di un senso svuotato, più che di sano non-sense (molto più difficile da ottenere). Pop X così vuole farci credere che non serva saper scrivere, saper cantare, saper creare musica quanto soltanto comunicare, vendere, far girare il proprio materiale, ponendoci dunque un dubbio lancinante. Quando si ha a che fare con qualcosa di sporco o di infetto, bisogna usare i guanti, per evitare il rischio di contagiarsi: lo stesso andrebbe fatto con Pop X? La miglior risposta è il silenzio, la miglior cura l’indifferenza.
Riccardo De Stefano
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