– di Michela Moramarco –
Rancore è quel rapper che si distingue indubbiamente per la sincerità che trasuda dai suoi versi: ne abbiamo avuto la riprova anche grazie all’ascolto del suo nuovo album, dal titolo “Xenoverso”, capace di trasportare in una dimensione parallela chiunque si accinga a prestargli attenzione. L’album segna il grande ritorno dell’artista, il quale propone un concentrato di energia dipanato in diciassette tracce ricche di citazioni ma anche di sperimentazione stilistica. Ma si proceda con ordine. “Xenoverso” sin dal titolo è un album che evoca una dimensione trascendentale, ovvero un universo un po’ lontano e un po’ vicino in base al punto prospettico: lontano perché effettivamente l’album sembra provenire da un futuro remoto, data la precisione metrica e l’attitudine futurista nella scelta linguistica; vicino poiché racconta di dinamiche così contemporanee da risultare un ascolto paradossalmente attuale. Un’altra peculiarità di questo album è indubbiamente legata alla stratificata possibilità di lettura che si crea nel mentre si ascolta: stratificazione data dalle numerose citazioni filosofiche, che partono dall’antica Grecia per arrivare alla celebre affermazione nietzschiana dissacrante quanto atemporale “Dio è morto”.
A conferire ulteriore valore all’opera di Rancore c’è lo scorrere della narrazione cyber-mitologica, la quale si divide in tre lettere con tre destinatari diversi, dispersi nello “Xenoverso”, la cui scoperta si lascia però alla discrezione di ciascun ascoltatore. Un dettaglio prezioso dello “Xenoverso” è indubbiamente la traccia “X Agosto 2048”: non solo il rapper si diletta in una sapiente re-interpretazione del celebre componimento di Giovanni Pascoli, ma lo incasella in una narrazione ultra-temporale la quale fa risultare la poesia del 1896 ancora più attuale. Effetto non semplice da ottenere, ma tramite il quale si percepisce di essere immersi in un universo ricco di intemperie e forse lontano dall’immaginazione più fervida. La sospensione del tempo che si avverte nel corso di questi diciassette brani determina un’evanescenza tale per cui si può avvertire l’impressione di fluttuare nelle anime parallele del tempo. Dunque, se questo album presenta caratteristiche a tratti complicate e indecifrabili, lascia comunque un messaggio che scavalca lo spazio e il tempo: il messaggio per cui è l’immaginazione il modo migliore per provare a interpretare la realtà.
Ne abbiamo parlato con l’artista in occasione del Concertone del Primo Maggio a Roma.