Il MuMo, festival di musica indipendente tenutosi a Monte San Giovanni Campano (FR) gli scorsi 8 e 9 luglio, ha chiuso la sua primissima edizione con un buon successo di pubblico e con grande soddisfazione dei suoi organizzatori.
– di Sara Fabrizi
foto di Andrea de Persio –
Non è semplice portare della musica indie in una piazza di provincia dove, per abitudini culturali radicatissime, si tende a privilegiare il popolare nel senso di mainstream. E non è semplice creare una risposta in termini di partecipazione ed entusiasmo in un contesto dove la cultura musicale dei giovani, che tendono in maniera quasi fisiologica verso l’underground, viene spesso fagocitata da tendenze più commerciali.
Eppure la macchina organizzativa del MuMo è riuscita proprio in questo. Adottando una filosofia pratica e pragmatica, che si sposa a perfezione con lo spirito della musica che sfugge al più blasonato circuito commerciale, anche una piazza di paese può diventare scenario di indie pop ed indie rock. E le due serate del MuMo si sono mosse proprio da una line up più pop, quella di sabato 8, ad una più rock, quella di domenica 9.
Ad aprire la prima serata è stato Ale Cardin, musicista ciociaro che muovendo dalla poesia è approdato ad un cantautorato fresco ma al contempo classico. Affatto debitore delle tendenze del momento, ha sviluppato un discorso pulito e sincero che colpisce molto e non solo i giovanissimi. A seguire NeJo, altro progetto cantautorale ciociaro, che ha presentato un pop maturo con venature rock derivanti dalla formazione personale dei componenti della band. Quindi è stata la volta del collettivo musicale Dellarabbia, band peculiare che dal 2018 ad oggi si è arricchita di nuovi componenti innestando nell’indie pop la denuncia sociale e la profondità del cantautorato italiano del passato, e iniziando a contaminarsi col rock.
In questo nuovo percorso rock si inserisce a buon diritto “Lunganotte”, concept album pubblicato lo scorso 26 maggio da Columbia/Numero Tre Music/Ammonia. A chiudere è stato M.E.R.L.O.T. artista lucano trasferitosi a Bologna che ha proposto un set che spazia dall’acustico all’elettronico.
La serata di domenica è stata decisamente di più all’insegna del rock, passando dall’indie al dissacratore/impegnato. L’apertura è stata soft, affidata ad un giovanissimo musicista locale, Davide Pisani, che con voce e chitarra ha proposto brani dal taglio pop in perfetta aderenza con quelle che sono le tendenze che spopolano fra gli adolescenti. Di tutto altro calibro lo show di Rick Thistle, ex voce degli One More Hey, che spazia dalla trap americana ad un coinvolgente set elettronico e che ha eseguito live il suo ultimo album Charliez. Poi è stata la volta di Marco Francomano, cantautore che si muove nello scenario indie romano e che propone un rock alternativo contaminandolo con pop, punk e grunge. Quindi a salire sul palco sono stati gli At The Weekends, band indie rock attiva dal 2009 al 2016, riunitasi in via eccezionale per una data. È stato uno show- reunion che recava in sé il sapore della nostalgia sprigionando una forte energia rock per una performance che li ha visti in gran spolvero emozionare un pubblico di fan ormai storici.
La chiusura della serata ha visto calcare il palco da un artista raffinato, impegnato e dissacratore. Pierpaolo Capovilla, ex Teatro degli Orrori, ora alla guida de I Cattivi Maestri, si è preso la scena incantando con un live, in cui ha presentato pure il suo ultimo singolo “La città del sole”. Una canzone in memoria di Lorenzo Orsetti, giovane toscano che andò a combattere al fianco delle Unità di Protezione Popolare nel Rojava contro i tagliagole del sedicente Stato Islamico, e per amore del popolo curdo e di tutti i popoli che lottano per l’uguaglianza, la giustizia, la pace.
Tra invettive politiche, necessarie e come non ne fa più nessuno, e un mix di energia ed indolenza rock, Capovilla ha portato anche in un piccolo paese una prospettiva artistica nuova dove la musica non è più corredo ma invito all’azione. Non poteva esserci conclusione migliore per un festival sicuramente nuovo, insolito, e nel suo piccolo rivoluzionario.